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Munafa ebook

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Read Ebook: La Zaffetta: Raccolta di rarissimi opuscoli italiani degli XV e XVI secoli II by Venier Lorenzo

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Ebook has 251 lines and 16872 words, and 6 pages

LA ZAFFETTA

PARIGI

ZAFFETTA

Cette r?impression, faite par les soins et aux frais d'une r?union de bibliophiles, n'est point destin?e au commerce.--Elle n'a ?t? tir?e qu'? 100 exemplaires num?rot?s, dont 90 sur papier verg? et lO sur papier de Hollande.

Paris--Imprimerie de Ch. Jouaust, rue Saint-Honor?, 338.

LA ZAFFETTA

PARIGI

NOTICE SUR LA ZAFFETTA

Les bibliographes ne sont pas d'accord relativement au lieu d'impression et ? la date de ce livre; la plupart cependant indiquent Venise, 1531. Ce lieu et cette date sont assez probables en effet, l'aventure ayant eu lieu ? Venise, et la date en ?tant donn?e par l'auteur m?me dans la 79^e stance de son po?me , o? on lit:

Or, la composition du po?me et son impression ont d? suivre de pr?s le fait, sans quoi la plaisanterie aurait manqu? de sel.

Scrisser per ogni muro e in ogni via Come l'Angela Zaffa nel Trent'uno A i sei d'aprile, habbia sfamato ognuno,

il en a conclu, un peu inconsid?r?ment, que l'injure soufferte par Angela l'avait ?t? le 6 avril 1531, tandis que ces vers d?signent seulement la date du mois, mais non celle de l'ann?e."

Il est ?vident, d'apr?s cette citation, que M. Hubaud, n'ayant pas le texte original, ne pouvait se rendre compte de l'opinion d'Apostolo Zeno sur la date de cette aventure.

E tanto de le lodi ci sentiamo Quanto de le vergogne Helena Diva, O la Zaffetta, a ben che 'l sappia ognuno Del dato benemerito trent'uno.

Que conclure de tout ceci? c'est que la date de 1531 est au moins possible, si elle n'est pas prouv?e, et qu'elle existe r?ellement dans le texte du po?me.

A l'exemplaire que nous d?crivons se trouve jointe la note suivante, d'une ?criture ancienne:

Avant de terminer cette notice, un dernier mot sur cette r?impression. Nous avions eu d'abord l'intention de placer au bas des pages ou de renvoyer ? la fin du volume les variantes que pr?sentent les deux ?ditions dont nous avons parl? plus haut. Mais ces variantes sont tellement multipli?es qu'il nous a paru plus utile et plus commode de donner les deux textes en regard, afin de mettre le lecteur ? m?me de bien se rendre compte des changements apport?s ? la deuxi?me ?dition. Nous avons donc imprim? en caract?res italiques le texte le plus ancien, et en caract?res romains le texte modifi?.

LA ZAFFETTA

Poi ch'ogni bestia in volgar e in latino, Con giudicio di pecora ignorante, Ciancia che'l famosissimo Aretino Hammi composta la Puttana Errante, Per mentirgli dov'entra il pane e 'l vino, Et per chiarir ch'un furfante ? furfante, Vengo ? cantar si come la Zaffetta Ne l'utriusque ? Chioggia hebbe la stretta.

Che bisogna stupir, goffi, se io Ho in un tratto lo stil fatto famoso? Un'Aretin, mezz'huomo et mezzo Dio, Mi presta il favor suo miracoloso. Chi vuol in ciel balzar per chiamar Clio, Vuol guarir in un di del mal francioso. Invochi l'Aretin, vero propheta, Chi si vol far, come son io, poeta.

Non v'arrossate, buffalacci buoi, ? dir che'l mastro di color che sanno, Spenda ? mio nome glialti studi suoi, Com'i pedanti ? suoi scholari fanno. Puo far San Pier che non ci sia fra voi Plebei tanto d'ingegno co'l mal'anno, Che discerna l'orina da l'inchiostro, E 'l priapesco uccel dal pater nostro.

Se l'Aretin la mia Puttana havesse Composta, come dite, babuassi, Credete voi ch'altro suon non tenesse, Altri soprani et altri contrabassi. Le rime sue parebbono pappesse, Et i suoi versi parebbon pappassi; Et poi Pietro, al mio dir ferma colonna, Mai non ha visto camiscia di donna.

Ma dir potreste: Ei t'ha forse aiutato A finir l'opra, a cio sia l'opra eterna. Dico di non, perch'io non son sfacciato, Com'? 'l ghiotton presontuoso Berna, Che per haver Orlando sconcaccato Con rimaccie da banche et da taverna, Il nome suo ci ha scarpellato sopra, Come se del furfante fusse l'opra.

Ma torniamo ? l'Errante e ? le cicale, Che 'n giudicar si menano l'agresto, Et hanno nel cervello manco sale Che d'un'infermo non ha 'l polo pesto. I l'ho fatt'io col proprio naturale, Et perche vi chiarite presto presto, Non havendo per hora altra facenda, De la Zaffetta canto la leggenda.

Per due cagion, Zaffetta, in stil divino Vengo ? cantar l'historia de tuoi fatti: Una per dimostrar che l'Aretino I versi de l'Errante non m'ha fatti; L'altra, ch'in far piacer son si latino, Ch'? forza contentar parecchi matti, Che mi stringono ? dir in nova foggia Di quel trentun che ti fu fatto ? Chioggia.

Dio 'l sa, Signora, che mi dolse e dole Il trentun vostro, perch'i v'amo e adoro. Ma chi manca ? gli amici di parole, Manco gli impresteria gli scudi d'oro. Voi pur sapete s'un chiavar vi vole, Ch'ei pur vi chiava et nel fesso et nel foro. Dunque che poss'io far, se vole ognuno Ch'io canta la novella del trentuno?

Angela mia, dovete ben sapere Ch'ogni Diva ha 'l trentuno o 'l mal francese, O tardi, o presto, ad ogni modo havere, Che 'l veggia et sappia ognun chiaro et palese. Circa il trentun, con poco dispiacere Sete uscita d'affanni ? vostre spese. Hor venghin via le bole, a ci? che voi Non stiate pi? in pensier, co fatti suoi.

Et io, Signora Angela Zaffa, intanto Che 'l mal francioso occulto scoprirete, Di voi 'l trentun, qual vangelista, canto; Et s'io punt'erro, mi corregerete, Perche 'l fatto v'? noto tutto quanto; Et meglio tutto ? mente lo sapete, Che non sa la Zaffetta, al trentun corsa, Cavar l'anima e 'l core d'ogni borsa.

Puttane ladre, che vi disdegnate Tener un gentil'huom per vostro amante, D'un gentil'huomo un'arlasso ascoltate Fatto ? una gentil porca galante, C'ha privilegio fra le nominate, Qual fra le vacche la Puttana Errante; Et finir senza dubbio vi prometto, Come ch'i ho, quel ch'io vo dirvi, detto.

Signor, sono in Venetia, gratia Dei, Tre legioni o quattro di puttane, Ruine de patritii et de plebei, Parte in gran case, parte in carampane; Ma fra tante migliaia un cinque o sei, Per forza di belletti e d'ambracane, Copron si lor bruttezza stomacosa, Che le poltrone paion qualche cosa.

Fra queste poche ce n'e una sola Che tiensi prima in la fottuta setta. Non ? la Griffa, non ? la Bigola, Che le parole profuma e belletta. Aiutatemi ? scioglier la parola; La sua altezza ha nome la Zaffetta, Che si tien nata di sangue reale, Poi che patrigno l'? Borrin bestiale.

Conta talhor la sua genealogia, Et fassi figlia del Procuratore Da ca Grimani, ch'? sua madre ria Gi? fece a ch'ell'? dentro, a ch'ell'? fuore. Ma viemmi grizzol ne la fantasia Di cantar puntalmente in bel tenore Il suo grado in minoribus, et come C'ha guadagnato il puttanesco nome.

No'l vo dir no, perche de le puttane Sempre giostran del par, principio e fine. Cominciano a grandirsi con un pane, Et con un pan finiscon le meschine. Basta che la Zaffetta ? d'ambracane, Di seta e d'or, e in pompe alte e divine, Non sua virtu, non sua bellezza o gratia, Ch'ella nascendo nacque la disgratia.

Il caso del suo grande et ladro stato, Che i nostri gentilhuomini ogn'hor soia, Da una sorte di corrivi ? nato, Che per morbezza, per garra et per foia, Cercando haver l'un l'altro superato, ? questa Arpia, ch'? chi piu l'ama annoia, Han dato senza merito ? diletto L'anima e i soldi, ? lor marcio dispetto.

Perdonatemi, giovani; l'amore Ch'io vi porto fa dirmi cio ch'io dico. Sapete ben ch'io vi son servitore, Non pur compagno, fratello et amico. Poi ne la lingua i ho quel c'ho nel core; Io l'ho detto, et di novo lo ridico: Le vostre garre, et non gratia o bellezza, Hanvi abbassati, et lei post'in altezza.

Hora ch'accade? la Zaffetta Diva, Diciam bella, gratiata et virtuosa, Poi ch'ella del cervello e danar priva Ciascun con la sua faccia artificiosa, Fra l'incazzita sua gran comitiva, Havea un'amante, ch'? si gentil cosa, Pieno di leggiadria e cortesia; Et se non fosse 'l ver, non lo diria.

Il gentil gentilhuom prodigo amante Sendo fatto di lei, per sorte rea, Le stava sempre servitore inante, Com'ella fosse non Zaffa, ma Dea. Si che pensi ciascun se la furfante Honestamente rubbava e chiedea. Perdio, c'han piu discrete e honeste mani Cingani, marioi, giudei, marrani.

Gran cosa ? ? dir che l'avaritia stringa Una puttana si ch'un soldo, un bezzo, Un guanto vecchio, un puntal, una stringa, O s'altra cosa c'? di minor prezzo, Con parlar che tradisce et che lusinga, Ti rubba sempre, et ha talmente avezzo L'appetito ? far trar, che nel bordello, Dove son'esse, mandan questo e quello.

Il giovane gentil, che forte amava, Pur che trovasse fede in la Zaffeta, Lo spender da par suo manco curava, Ch'un cavallar di far una staffetta. Ma non ste molto questa Zaffa fava, Ch'un'arlasso gli fe, come la setta De le porche poltrone ognhor far sole ? chi piu dalle, a chi piu ben le vole.

Non fe 'l giovin gentil frappe o rumori, Al corpo, al sangue, vacca, slandra, ladra, Ne con spada ? baston sfog? gli amori, Anzi dopo l'arlasso in mente squadra Di vendicarsi, onde doppio i favori ? la Signora, e dandole la quadra, Piu che mai la presenta e la corteggia, Acio che 'l suo pensier dentro non veggia.

Passati alquanti di, comincia ? dire Il gentil'huom: Quando vogliam, Signora, A Malamocco per solazzo gire, Poi che del darci piacer ne vien l'hora? Con puttanesco et temerario ardire Rispose la Madonna Angiola allhora: Al piacer vostro, tutta allegra e altera, Ma che torniamo ? Venetia la sera.

? l'ordin dar non fu zoppo ne tardo L'amante da le soie assassinato; Ma con un dolce piacevol riguardo Duo giovin gentilhuomini ha chiamato: Un manda ? Chioggia, che la cena al tardo In punto metta; et l'altro, spensierato, Buon compagno al possibile e da bene, Seco per gir con la Signora tiene.

Poi che 'l giorno e l'hora e 'l punto venne Che far le nozze dovea la novizza, Preparossi una gondola solenne, Ch'in due vogate mezzo miglio sguizza; La qual ? Malamocco il camin tenne, Portando allegra l'angelica chizza, Che fea col suo moroso un gran contrasto Per voler gir, come sposa, sul trasto.

Come fu giunta questa meretrice ? Malamocco in gran reputatione, Vezzosamente soghignando dice: Ecci, ben mio, da far collatione? Et veggendo fumar una pernice, Quella grapp? e inghiotti in un boccone, E in men che non si dice Ave Maria, Traccano gotti sei di malvagia.

Buon pro, Madonna, dice la brigata; Et ella ride e gliamorosi soia, Et con quella sua gratia disgratiata Petegolando, sempre ha in bocca moia; E ? questo e ? quello ha la barba tirata, Per favorirli, e con spiacevol noia Conta le sue grandezze, et narra come Di Zaffetta acquisto con l'opre il nome.

E facendole buon cio ch'ella parla, In gondola torno la compagnia. La cicalaccia riscaldata ciarla Pur de le sue grandezze tutta via. In tanto ? Chioggia comincio aviarla La barca instrutta ? quel ch'a far havia. Ell'attende al suo dire, e vol trovare, Fra duo di, una casa da suo pare.

Voglio, dicea la gloriosa alfana, Che voi morosi mi facciate havere Per sempre ? fitto la ca Loredana, Se non mi moriro di dispiacere. Poi comincio ? cantar una pavana, Che gia la casa le parea godere. Vol comprare spalliere e razzi eletti; Vol far di seta e d'or cinque o sei letti.

Poi entra ? dir di certi caveoni, O capo fuochi, che dica 'l Petrarca. Gli vuol d'argento, che sian belli e buoni. Vol sei massare, un ragazzo, una barca. Vol de contadi le sue provigioni, In canua vin, sempre farina in l'arca, E al fin vol tante cose la Borrina, Che non n'hebbe mai tante una Regina.

Con questi suoi giardin, fatti ? sua foggia, Confermati dal suo sagace amante, Si ritrovo sua maestade ? Chioggia, Et sbigotti quando l'apparse inante, Dicendo: Mia persona non alloggia Sta sera qui: va, barcaruolo, avante; Gira, poltron ; et piange e arrabbia, Ma patientia ? pur forza al fin ch'ell'habbia.

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