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Munafa ebook

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Read Ebook: Opere Volume Secondo : scritti critici e letterari by Berchet Giovanni Bellorini Egidio Editor

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Ebook has 176 lines and 27801 words, and 4 pages

letterati ha fatto brutto servizio agli elogi. Per essa queste forme oratorie, destinate ad onorare la sapienza, l'amor della patria e tutte le altre virt? civili, sono oggimai cadute in discredito presso molti. Quante volte la parola <> sveglia in capo a chi l'ascolta un'idea a cui di necessit? tengono compagnia altre idee schifosissime! Ma, come la spada non ? infame se non quando la impugnano i traditori, cos? l'elogio pu? essere santo se scritto con santa intenzione.

Non va confuso cogli ordinari scrittori d'elogi chi recita e stampa le lodi d'un povero fraticello morto censessantacinque anni fa, chi con esse non mira a lusingare di rimbalzo la vanagloria viva e pagante d'un qualche discendente della famiglia onde emerse quel povero fraticello lodato. E per? noi volentieri ci congratuliamo col signor dottore Sisto Tanfoglio dell'elogio letto da lui, sono tre anni, in un'adunanza dell'Istituto, e pubblicato ora colle stampe di Brescia. L'umile ma famoso monaco, di cui egli pigli? a parlare, meritava un encomio che fosse dettato dalla riverenza spontanea, non comandato dall'opportunit? di guadagnarsi un fautore. Colla sua intenzione ingenua il signor Tanfoglio pare a noi che abbia corrisposto degnamente al merito ingenuo di Benedetto Castelli.

? noto che Benedetto Castelli fu il primo che applicasse alle dottrine idrostatiche le geometriche, e che riducesse a scienza certa ci? che prima era abbandonato alla pratica. <>, il Castelli dett? teorie idrostatiche, che servirono di base a tutte le teorie posteriori; e, se ad altri vuolsi dare il vanto d'avere perfezionate ed ampliate siffatte dottrine, a lui non pu? negarsi quello di averne trovati i primordi: il che non ? poco indizio di vigoria d'intelletto.

Il signor Tanfoglio spiega, per quanto lo comporta la brevit? del suo discorso, queste ed altre dottrine ed esperienze praticate dal Castelli, e sulla bont? di esse fonda le ragioni della lode che gli va tributando. L'orazione sua riesce un lavoro pi? scientifico che letterario; e tale, a dir vero, lo voleva la natura dell'argomento. Non inviteremo dunque i nostri lettori a considerarla dal lato letterario, parendoci ch'essa abbia un merito pi? deciso guardandola dall'altro lato, e ravvisando in essa l'espressione dell'animo di un giovine studioso che loda ci? che l'intima persuasione gli suggerisce di lodare.

|Grisostomo|.

INTORNO ALLA <> DEL GR?GOIRE

L'autore d? uno sguardo franco, ma rapidissimo, alla storia de' popoli antichi, e considera lo stato degli schiavi presso i greci ed i romani. Il barbaro modo, con cui in generale venivano oppressi gli schiavi da quelle due nazioni tanto venerate da' nostri pregiudizi scolastici, concorre anch'esso a giustificare la generosit? dell'ardimento di coloro che, paragonando la somma de' nostri costumi presenti a quella de' costumi de' tempi remoti, niegano all'antichit? quel cieco ossequio superstizioso che ci ? imposto come obbligo dalla servile pedanteria, e tributano invece una pi? sentita riverenza alla ragione umana che si fa monda attraverso dei secoli. <>.

<>.

Non ? gi? con questa proporzione che s'abbia a pretendere di raccogliere il numero de' famigli esistenti in tutta l'Europa, da che ciascun paese presenta agli statistici proporzioni differenti. Il numero de' famigli cresce, ove pi? ove meno, a seconda del crescere delle ricchezze, delle distinzioni sociali, dell'ineguaglianza delle classi civili. A Parigi ed in tutte le grandi citt? il numero de' servi si fa ogni d? maggiore per colpa del lusso ogni d? pi? favorito. Non sarebbe lontano per nulla dal vero il supporre che in Francia un milione d'individui sia impiegato ne' servigi domestici, non contando coloro che prestano servigi rurali. Considerata dunque la tanta quantit? di siffatti individui e quanto essi possano contribuire alla tranquillit? dello stato ed alla felicit? privata delle famiglie, chi non vede essere cosa importantissima il pensare ad una riforma de' loro costumi, ad un miglioramento della loro educazione intellettuale? Questa riforma e questo miglioramento raddolciranno ad essi di molto il peso della servit?. L'uomo ignorante e senza morale ? necessariamente infelice.

Ommettiamo di riportare le tante prove della depravazione morale de' servi, registrate dall'autore nel suo libro. Che i servi sieno spesse volte scostumati, ? una verit? di fatto, della quale ciascuno di noi ? persuaso prima ancora che la ci venga annunziata.

Ma, siccome per togliere di mezzo un male fa duopo investigarne le cagioni, vediamo da che provenga cotesta depravazione. Il rimediarvi star? nel toglierne di mezzo le cagioni.

Una delle principali origini della depravazione de' servi ? la depravazione de' padroni. <>.

Altra origine della corruzione morale de' servi ? l'abitudine ai giuochi del lotto e ad altri consimili. Quanti individui, allettati dalla speranza di far fortuna e cambiare stato, incominciano la carriera del vizio rubando, e la finiscono col suicidio! Quanti ospedali, quante prigioni, quante forche bisogn? innalzare per lasciar vita a questo abuso de' giuochi!

E non ultima fra le cagioni della depravazione de' famigli ? il servirsene che talvolta fanno i governi per conoscere gli andamenti de' padroni. Il mestiere infame della spia inaridisce nell'anima ogni attitudine alla virt?, e rende in un momento solo che lo si eserciti prontissimi gli uomini ad altri delitti.

Per migliorare i costumi de' servi bisognerebbe dunque, prima d'ogni cosa, migliorare la morale de' padroni. Questo ? un suggerimento facile a darsi; ma una gran lode meriterebbe chi suggerisse la maniera di mandarlo ad effetto. Pi? facile ? il mettere riparo ai mali provenienti dalla tolleranza del lotto. E se non si far? mai far da spia a' servi, un gran passo avremo corso verso il perfezionamento della morale di questa classe d'individui.

Supponendo che le leggi provvedano per quanto sta in esse al mantenimento de' buoni costumi ne' servi, i cittadini ricchi e probi debbono, giacch? le leggi non possono far tutto esse, contribuire dal canto loro al medesimo scopo. E a questo effetto, l'autore propone l'instituzione di scuole destinate interamente pe' servi. Lo spirito regolatore di siffatte scuole dovrebbe essere quello di sviluppare, pi? che non s'? fatto finora, le facolt? intellettuali della povera gente, combinando questa educazione colla pratica costante della virt?. Alla mancanza attuale delle scuole speciali pe' servi, pare a lui che potrebbe supplire intanto una maggiore propagazione de' metodi scolastici alla Lancaster. Crederebbe egli necessario per altro che, oltre il leggere e lo scrivere e l'aritmetica, s'insegnassero nelle scuole alla Lancaster anche principi di morale pratica, in modo che negli allievi la virt? diventasse un bisogno della coscienza.

Ma perch? nella disposizione naturale degli animi umani i premi sono un allettamento al ben fare, l'autore vorrebbe moltiplicati dalle largizioni de' ricchi gli ospizi pe' servi cresciuti in vecchiezza ed infermi, e stabilita anche in Francia, come gi? esiste altrove, una <>, che destinasse premi d'incoraggiamento e di ricompensa pe' servi costumati e dabbene, quando, con lunghi anni di servizio presso una o poche diverse famiglie, avessero dato prove di incorrotta fedelt?.

Non diremo qui di che modo il signor Gr?goire difenda la causa de' servi contro l'insultante durezza de' padroni. L'uguaglianza degli uomini ed il rispetto che debbono portarsi a vicenda, qualunque sia la condizione che sembri separarli gli uni dagli altri, sono verit? tanto lucide che ci parrebbe di far torto all'Italia ripetendole. Per?, augurando molti lettori italiani al libro del signor Gr?goire, facciamo voti affinch? lo spirito di liberale carit?, che in esso domina, produca effetti i quali tornino in onore della nostra patria. Una emulazione virtuosa tra popoli e popoli, che abbia per iscopo il conseguimento delle benedizioni de' posteri, ? uno spettacolo degno de' tempi presenti.

|Grisostomo|.

SOPRA UN MANOSCRITTO INEDITO

DEGLI AUTORI DEL FOGLIO PERIODICO <>

Agli scalini del duomo vendevansi qui in Milano, sono pochi d?, al prezzo fisso di dieci soldi il volume, tanti libri e libracci usati, quanti bastavano a formare alla rinfusa un mucchio, del diametro di forse otto passi ed alto un mezz'uomo e pi?. Passava di l? casualmente uno degli estensori del nostro giornale, e, datosi a frugare per entro a quel caos di sapienza avvilita e di pazzie umane mantenute tuttavia in eccessiva onoranza dalla tariffa del venditore, trov? modo di spendervi dietro anch'egli, bene o male, uno scudo. Raccomand? il prezioso acquisto alle spalle d'un fattorino del libraio senza bottega, avviandolo alla contrada tale, casa tale, numero tale; e, sborsato il prezzo, entr? in duomo, probabilmente per farvi orazione: i maligni dicono, per pigliarvi il fresco.

Il d? susseguente, l'amico nostro riand? i vari frontispizi, e gli nacque il pensiero gentile di dividere con alcuni suoi vicini la sapienza comperata. Studi? di proporzionare il dono ai bisogni di ciascheduno di essi: voleva anche in tale inezia essere utile al prossimo. E per?, sbandita ogni idea, ogni apparenza di beffa, mand? sul serio come lettura proprio opportuna i seguenti libri ai seguenti individui.

Non pass? per altro una settimana che ai pochissimi estensori rimasti in Milano a tirare il carro, mentre che tutti gli altri se ne stanno oziando alla frescura in amene campagne, su pe' colli di Brianza od in riva a qualche lago, cadde sott'occhio il volume de' manoscritti e nell'animo la voglia di scartabellarlo.

ELEGIA COMICO-SERIA ED IN PROSA

Vieni colla querula lira, o bionda Elegia; e sparsa di lagrime sciogli le chiome...

--No, no; questa prosa somiglia troppo i soliti versi: cominciamo di nuovo.--

E se, dai mille anni in poi che tu spandi i torrenti delle tue lagrime sulle arcadiche cetre, ancora te ne rimane una stilla, vieni, o pietosa, nel caff? di Demetrio ad imprestarmela per tante disgrazie.

Chi sar? mai cos? dotto aritmetico da poter numerare tutti i miei nemici? Chi sa dirmi donde l'odio, gli strapazzi, gli sdegni contro di me, che non gli ho veduti pur mai!

Ignoro il mio delitto. Studiando, scrivendo, operando col coraggio dell'onest?, ho forse violati gli altari, tiranneggiata la patria, venduta l'innocenza?

Ho forse offesi tutti coloro che scrivono ed operano senza il coraggio dell'onest?? Oh! condonate l'errore giovenile: io sognava Lacedemone, ed era in Babilonia!

--Ahi! ahi! ahi!...--ho sclamato tre volte per riverenza delle nove muse, quando vidi l'atroce spettacolo!

E l'asino grave, e lo stupido bue, e l'armento servile delle pecore lo calpestavano passando! Sento ancora i ragli di gioia, i muggiti di trionfo, i belati di compiacenza. Oh vergogna, oh sventura irreparabile! ahi, ahi, ahi!...

Dimmi tu, o solo compagno rimastomi in tanta guerra, come potremo difenderci?

Ecco primo venirne contro il rotondo signor Cristoforo, ingegnosissimo, terribilissimo per grandi occhiali sul naso e impolverata parucca!

E le turbe, che non ragionano e non intendono, mi guardarono minacciose; ed io, traendomi in disparte, risposi:

Ma chi mi giunge a sinistra dietro le spalle? Ecco la schiera bruna che bulica come un formicaio.

Veggo lo scrittorello, colui il quale vende ognora a gran prezzo ci? che val nulla: se stesso ed i suoi giudizi.

Veggo il vecchio Codro, cadente sotto il peso de' suoi volumi in foglio; n? la rabbia basta a dargli forza per lanciarmeli contro.

E te pure non dimentico, o poetastro, celebratore de' pranzi illustri; e te pure, o Vafrino, piaggiatore de' grandi, che ti sei fatto un patrimonio colla loro vanit?.

Ma voi chi siete, pallide facce, tutte fosche di neri capegli, ora immote verso il cielo, ora inclinate mestamente alla terra? Ah s?, vi riconosco, Piloncino e Tartuffo, ipocriti di virt?, falsatori di religione.

E i vili si strinsero le destre, e congiurarono cos?:

--Costui n? si vende n? si compra; ma con un tocco ardito della sua penna sbalza dai volti le maschere e snuda la verit?.

Il giorno non ? lontano che la pianta felice da noi collocata ne' campi d'Esperia porter? pi? copioso il suo nobile frutto; il suo frutto che non manda fraganza, se nol tormenti col foco.

E voi pure tormentateci, o gente saturnia! Ma noi, alleati col Tempo, atterreremo su queste pianure i vostri boschi di querce; n? pi? vi sar? dato d'imprigionare tra l'ombre le menti dei mortali.

Perch? una forza irresistibile di perfezionamento ? nella nostra natura, e progredisce e trionfa; e, simile al fato, conduce i volenterosi, e i repugnanti strascina.

Ma di chi la gloria, di chi? Amici del nostro cuore, che sudate con noi nell'altissima impresa, non lasciateci or soli frammezzo ai turbini. Ove siete, che fate?

Due di voi, io lo so, compiacendo al lor genio, si ascondono nelle solitudini.

Allato allato delle vostre predilette, seduti a sera sull'erta della collina, seguite con occhio innamorato le stelle remote, e alla presenza delle bellezze del cielo parlate le speranze d'una vita migliore.

Intanto noi tra le mura infiammate della citt? scriviamo la notte, scriviamo il giorno, e appena abbiam tempo di mandare un sospiro.

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