Use Dark Theme
bell notificationshomepageloginedit profile

Munafa ebook

Munafa ebook

Read Ebook: Ermanno Raeli by De Roberto Federico

More about this book

Font size:

Background color:

Text color:

Add to tbrJar First Page Next Page

Ebook has 66 lines and 17846 words, and 2 pages

aveva dovuto farsi per non gridare il suo secreto all'amica, poich? aveva gi? cominciato a tradirsi!.. Non aveva ella, infatti, confessato l'amor suo per Ermanno? S?, ella aveva osato questo... e non aveva avuto il coraggio di compiere la confessione, di soggiungere che ella era indegna di quell'amore, che mai ella avrebbe potuto accostarsi all'altare!.. Ella aveva avuta questa vilt?; ma questa vilt? era anche l'unico suo sostegno, l'unica ragione, non di sperare, perch? la speranza era morta per lei, ma di resistere--in tale abisso di miseria ella agonizzava!.. Ed era poi tutta colpa o merito suo il silenzio cos? gelosamente mantenuto, o non vi erano piuttosto delle terribili cose sfuggenti ad ogni espressione, da non potersi tradurre in parole senza che il sangue s'agghiacciasse nelle vene e la ragione si smarrisse?

Ricordando tutte le lacrime che il duca aveva fatto versare alla figlia, un'istintiva avversione aveva sulle prime allontanata Massimiliana da quell'uomo, che nulla prendeva sul serio, la cui vita era trascorsa in un'ansiosa febbre di piaceri sempre rinnovati e mai sufficienti ad estinguerla. A poco a poco, per?, e dinnanzi a quella specie di conversione che si operava in lui, la diffidenza della fanciulla si era sopita; e come avrebbe ella sospettato di lui, se mai una parola od uno sguardo aveva tradito il disegno che egli aveva concepito?

Vedere la signorina di Charmory e fissar su di lei il proprio desiderio imperioso, era stato tutt'uno. Ma egli aveva ben presto compreso come gli ordinari mezzi d'attacco, la seduzione sentimentale o la bassa corruzione, si sarebbero spuntati contro la diffidenza che aveva letta in Massimiliana, e pi? contro la seriet? triste di quella fanciulla tanto diversa dalle altre. Cos?, egli si era guardato bene dal commetter l'errore di dirle una sola parola di dubbio senso; l'aveva trattata come una sorella, come una figlia... Era riuscito ad evitare la diffidenza della viscontessa col suo cangiamento di vita, aveva alimentata l'inclinazione del visconte pel giuoco... ed improvvisamente, violentemente, buttata via la sua maschera, senza neppur tentare di coonestare con l'impeto della passione l'iniquo attentato, egli aveva tratto profitto della forza dei suoi muscoli irrigiditi, della potenza magnetica degli sguardi penetranti... Il rauco grido di ribrezzo, di terrore, di raccapriccio che era uscito dalle labbra contratte di Massimiliana, lo aveva fatto avvertito che nulla pi? egli aveva da sperare; allora, aveva avuto l'accortezza di allontanarsi, di dileguarsi, immediatamente e per sempre...

Egli era scomparso, ma la sua imagine turpemente decomposta non si era cancellata pi? dagli occhi di Massimiliana. Pi? che il sentimento della contaminazione subita, era un vaneggiamento dinnanzi all'infamia commessa da quell'uomo che occupava il suo spirito. Ci? a cui ella si ribellava, era il fatto che una simile doppiezza, che tanta perversione, che una iniquit? simile fossero possibili. La sua fede, la sua stessa ragione si erano scosse, nella lunga crise che aveva seguita la repentina rivelazione dell'orrore. La sua primitiva tristezza si era complicata d'una profonda misantropia; il suo stesso sistema nervoso si era scosso, esponendola a turbamenti gravi e frequenti.

Bisogna che lo sconforto sia infinitamente grande, che la disperazione non abbia confini, perch? l'anima vi si possa finalmente acquetare e trovarvi una specie di compiacenza al rovescio. Per la signorina di Charmory, l'estremo limite del dolore, della solitudine, dell'impotenza, di tutte le miserie dello spirito era stato raggiunto. Con un carattere pi? energico, pi? risoluto del suo, una ribellione sarebbe stata la conseguenza della violenza patita; debole, sfibrata dai primi dolori, le impotenti velleit? di rivolta si erano domate in Massimiliana; tutto era finito per comporsi in un accasciamento stanco ed apatico. Ella aveva pensato di fuggire almeno da quella casa, di andarsene non importa dove, di scomparire dai vivi, di mendicare la vita poich? non aveva altre risorse... ed era rimasta. Come non aveva trovato nel suo miserabile corpo la forza di respingere quell'uomo, cos? non aveva trovato nell'anima vinta dalla sventura la forza di mettere in atto il suo proponimento.

Dapprima, ella aveva coinvolta la viscontessa nell'odio per il padre, quasi anch'ella fosse responsabile dell'infamia commessa da lui; poi anche il suo principio di odio era caduto. Non una parola s'era scambiata fra le due donne, ma la viscontessa aveva tutto saputo, ed era di dolore che ella moriva. Ogni volta che i suoi sguardi si arrestavano su di Massimiliana, una dolente piet?, una specie di rimorso per aver potuto contribuire a quella sciagura, vi si leggeva; la povera donna accusava s? stessa, trovava che era stata sua colpa il non aver vigilato; che, data l'indole del padre, ella avrebbe dovuto prevedere quel che era accaduto--ma nutrire un simile sospetto non sarebbe stato un altro delitto?.. Per?, con tutti gli sforzi dei quali, nella sua lenta agonia, era capace, aveva tentato di confortare lo strazio della fanciulla.

Ora, l'inganno non era pi? permesso. Si era rotto il giorno che i loro sguardi eransi incontrati, come i loro pensieri, sotto la rustica imagine del Salvatore; si dissipava, svaniva dinnanzi alla rivelazione della contessa. Egli l'amava, le tendeva la mano leale, e non sapeva che la mano di lei era indegna di posarsi sulla sua! Una voce interiore la rimordeva, l'accusava di perfidia, poich? ella non aveva fatto nulla per evitare l'inganno, e delle vampe di vergogna le salivano al viso... Bisognava che tutto finisse, o sarebbe stata senza scusa; bisognava che essi ridiventassero estranei l'una all'altro, come prima e senza ritorno. Ma nel punto che quella necessit? le s'imponeva, inevitabile, ella sentiva che qualche cosa le si spezzava nel petto. Ella non sapeva dove avrebbe trovata la forza di rassegnarsi a quella necessit?, perch? anch'ella lo amava, perch? la sua lotta era stata inutile, perch? ad ogni giorno, ad ogni ora, ella si era sentita avvincere a lui; e le prove ne erano l'illusione che si era fatta, tutte le transazioni per le quali era arrivata a quel punto... Aveva creduto distogliere la propria attenzione da quel sentimento, aveva quasi perduta la coscienza del suo stato, e ad un tratto la pi? formidabile delle alternative le si presentava: o ingannare ancora quell'uomo che aveva riposto in lei la sua fede e diventare in certo modo complice di s? stessa, o spezzare col cuore di quell'uomo anche il suo proprio... Vi era un'altra soluzione? Poteva ella andare da lui, e rivelargli tutto, ed aspettare la sentenza che egli avrebbe pronunziata?.. E sarebbe poi stata una soluzione diversa, o non si sarebbe risolta in una delle due che pi? l'atterrivano? Vincere Ermanno con le proprie lacrime, con la confessione del proprio amore, non sarebbe stato ancora ingannarlo? Ma l'orribile verit? non avrebbe piuttosto tutto distrutto?..

Ella teneva per s? il dilemma angoscioso, intanto che finiva di rivelar tutto all'amica e che, atterrita dalla propria risoluzione, sicura che un istante di esitazione avrebbe fatto sorgere il pentimento col corteo di nuove lusinghe, chiudeva la lettera senza osar di rileggerla...

Prima ancora che la lunga e scomposta lettera di Massimiliana, nelle cui frasi spezzate e contorte si traduceva lo spasimo della scrittrice, avesse rivelato il secreto dell'amica alla contessa, costei aveva gi? compreso il genere d'ostacolo da cui quella era stata arrestata. Poich? la giovanetta amava Raeli--e l'attitudine di lei non ammetteva alcun dubbio su questo--poich? ella non poteva cedere alla persuasione dell'amore, poich? la viscontessa aveva tradito il sentimento di dolorosa piet? che la nipote le ispirava, non vi era, per uno spirito femminile acuto come il suo, da esitar molto sulla natura di quel secreto, specialmente in presenza di tutti gli altri piccoli dati che la signora di Verdara era venuta mano mano accertando... La lettera di Massimiliana confermava e spiegava ora tutto pi? chiaramente; per?, se il suo primo movimento di Rosalia era stato di compassione verso la giovanetta, ella cercava inutilmente di nascondersi che una specie di egoistica soddisfazione lo aveva seguito per quell'ostacolo sorto contro la felicit? della rivale. Aveva avuto un bel persuadersi di non poter nulla sperare per s?, aveva potuto ben consentire di fare un passo che si risolveva nella mortificazione del suo proprio amore... ma una compiacenza di cui ella sentiva la malvagit?, poich? tentava di negarla, sorgeva in lei dinnanzi alla rivelazione di Massimiliana. Prima che la sua coscienza le rimproverasse quel movimento, l'idea del dolore che Ermanno avrebbe provato lo aveva distrutto. Se il suo interesse le dimostrava che il riferire al giovane il contenuto di quella lettera era uno stretto dovere, se le ragioni dell'egoismo le consigliavano di servirsi di quell'arma che le era venuta in mano, la visione del male che quell'arma a doppio taglio avrebbe fatto l'arrestava ad un tratto. E mentre una sorda voce di gelosia le veniva dimostrando che ella non doveva nulla a Massimiliana, la naturale sua rettitudine le rappresentava come un'indegnit? il trarre profitto per s?, pei suoi fini inconfessabili, della confidenza che un momento di terribile angoscia aveva strappato alla disgraziata.... Presto o tardi, i due giovani non si sarebbero direttamente spiegati? ed anche senza di ci?, era possibile che Ermanno non fosse messo alla lunga in sospetto, in modo da evitare a lei l'odiosit? di un atto che poteva parere una denunzia?...

In quel contrasto interiore, ella non aveva trovato di meglio che allontanare il momento in cui avrebbe dovuto render conto della missione compiuta; n?, da parte sua, Ermanno pareva volerlo affrettare. Lo sforzo che egli era riuscito a fare su di s? stesso, rivelando alla contessa l'amor suo per Massimiliana, aveva esaurita la sua iniziativa. In quella risoluzione, che solo il pericolo di non veder pi? la signorina di Charmory aveva determinata, egli si era acquetato, aspettando in una calma relativa l'esito che avrebbero avute le pratiche dell'amica. Non si sentiva oramai pi? libero di s?, si vedeva in bal?a di circostanze sulle quali non avrebbe potuto spiegare nessuna influenza, che avrebbero deciso della sua vita, irrevocabilmente. Tutti i suoi dubbii, le sue indecisioni, i suoi timori, i suoi scrupoli, le sue aspettazioni si confondevano insieme, come se una piena contro cui le sue braccia nulla potessero lo travolgesse verso una meta ignorata ma infallibile. La sensazione non aveva nulla di penoso; tormentatore era per lui tutto ci? che sollecitava un impulso decisivo; l'abbandono, l'attesa, non avevano nulla di repugnante al suo modo d'essere naturale.

Massimiliana di Charmory aveva dovuto finalmente strapparsi al conforto del suo isolamento e ritrovarsi in presenza della contessa e di Ermanno. Se l'acuto della sua ambascia era passato, lo spirito e la stessa persona ne portavano ancora le traccie, nello stordimento a cui era in preda, nella sofferenza che la sua tinta emaciata tradiva. E neppur lei aveva nulla risolto, occupata come era di sapere se la contessa avesse parlato ad Ermanno. L'attitudine dell'amica e del giovane le avevano ben presto dimostrato che questi non era stato messo a parte di nulla. Non una parola di Rosalia di Verdara aveva accennato a quel che era successo tra loro, e quanto ad Ermanno, la stessa timida riserva, la stessa delicatezza discreta si leggeva nei suoi occhi e nelle sue parole. La situazione restava quindi impregiudicata; ma i contrarii impulsi che dilaniavano l'anima di lei nel considerarla, la vertigine che la prendeva non s? tosto arrestavasi ad una soluzione, le facevano accettare come un bene insperato quel periodo di sosta in cui, acquetata la sua coscienza con la confessione fatta all'amica, nessuno le chiedeva nulla. Sotto l'impero di diverse lusinghe, tutti e tre cospiravano reciprocamente a prolungare uno stato d'incertezza, quasi a cancellare il ricordo di ci? che sapevano. Una specie di nuova fiducia cominciava a rinascere in loro, intanto che riprendevano l'intimit? serena, la vita di prima, come se nulla fosse sopravvenuto a cambiare le loro relazioni. In quella incoscienza, per una parte voluta, per un'altra naturale--poich? una legge benefica fa perdere in durata alle scosse dello spirito ci? che esse guadagnano in intensit?--l'amore della signorina di Charmory per Ermanno si faceva pi? profondo ed esclusivo. Era come se un raggio di luce brillasse nel grigio del suo cielo, come se qualche cosa le si schiudesse nell'anima che la trasformava; quasi in un ritorno alla salute dopo i travagli del male, ella assaporava mille sensazioni nuove, una dolcezza di vivere--la prima, la sola... Dei brividi la scuotevano, quando ella si sorprendeva abbandonata a quella nuova persuasione; fuggiva allora la compagnia degli uomini e restava lungamente inabissata in un muto terrore. Quelle uniche ore di sogno volavano, e come rapidamente!... Il risveglio non era lontano.

Massimiliana, stretta la mano ad Ermanno, lo aveva presentato al militare, conoscendo la nazionalit? del quale, il giovane aveva fatto notare la sua qualit? di mezzo tedesco. La conversazione si era subito intavolata in questa lingua, e negli acuti sguardi del vecchio uomo di guerra si leggeva il piacere d'aver trovato quasi un compatriotta, che lo trasportava con lo spirito verso la patria lontana. Per?, parlando della Germania col generale, Ermanno era tutto al novissimo incanto di sentire la signorina di Charmory prender parte al discorso nella lingua di sua madre. Era una grazia dolce che quegli aspri incontri di consonanti, quelle forti aspirazioni, prendevano sulle labbra di Massimiliana; era una specie di nuova, pi? grande intimit? che lo stringeva a lei. Ermanno si sentiva intensamente felice, come poche volte era stato, e la sua simpatia si riverberava sul generale che, con la sua stessa presenza, rendeva impossibile ci? che egli temeva--desiderandolo:--una spiegazione suprema... Un secreto timore s'impadron? quindi di lui, allorch?, al sopravvenire d'un cameriere il quale annunziava l'arrivo del dottore, egli lo vide allontanarsi. <> disse a Massimiliana quando furono soli, e vincendo il turbamento che lo guadagnava sempre che restava in presenza di lei, <>--<> rispose la signorina di Charmory; <>

Ella scosse un poco la testa, senza dir nulla. Sentiva delle lacrime salirle agli occhi, che evitavano quelli di Ermanno e si rivolgevano verso i gruppi sparsi per il giardino, senza fissarsi in alcun luogo. Subitamente, la contenuta letizia di Ermanno era scomparsa. La tacita denegazione della signorina di Charmory, quasi ella disperasse di conseguir mai quell'ideale di vita al quale egli aveva fatto allusione, la vaga espressione di dolore composto e rassegnato che si era dipinta nei suoi lineamenti, gli avevano data come una trafittura acuta e rapidissima. Ma erano gli occhi di lei che egli voleva vedere, i suoi occhi profondi che si distoglievano dai suoi e con quella persistenza nell'evitarlo gli davano quasi una materiale impressione d'un distacco irreparabile. Egli si era un poco chinato verso di lei, appoggiando il braccio sul proprio ginocchio, ed aveva ripreso: <> La signorina di Charmory rispose con fermo accento, subitamente scuotendosi: <>--<>

Egli aveva parlato molto piano, con la stessa intonazione di prima, nell'attitudine in cui si trovava, fissando la mano bianca e diafana di Massimiliana. Egli non aveva sostenuto nessuno sforzo su di s? stesso; le parole gli erano subito venute una dopo l'altra alle labbra, come l'unica, la necessaria espressione del suo pensiero; egli non era pi? stupito di aver parlato, soltanto la percezione del mondo circostante si era abolita dalla sua coscienza.

Dischiuso il libro che teneva ancora in mano, la signorina di Charmory vi aveva rifugiato lo sguardo. La precisa sensazione che ella provava in quell'istante, era di naufragare, in un mare tranquillo, sotto un sole ridente, dinnanzi alla riva; ma di naufragare senza speranza di aiuto, sentendo gi? l'acqua alla gola. Rapidamente, prima che ella avesse avuto il tempo di prevederla, di prepararvisi, l'ora temuta della prova ultima era suonata, e una mano di ferro le aveva stretto il cuore, e un soffio di morte le aveva inaridite le labbra. Come, come superarla?... <> disse con voce che si sentiva appena, <> Allora, con uno slancio contenuto: <> riprese Ermanno; <> Ad ognuna di quelle frasi roventi del giovane, la signorina di Charmory aveva un poco abbassato il capo, cogli occhi fissi in un punto, come ammaliata da una qualche visione che ella sola poteva mirare: ad un tratto si era scossa da quella contemplazione ed aveva fissato in viso il suo compagno... <> disse, lentamente, cercando ad una ad una le parole, sentendo che una sola parola, che la sola intonazione della voce avrebbe potuto tradirla, toglierle le poche forze che chiamava a raccolta. <>

Tacque ad un tratto, per paura di mentire, di ricorrere, come aveva fatto con la contessa, a pretesti che avrebbero detto il contrario di ci? che ella voleva significare. E appunto in quelle parole, in quell'accento, Ermanno Raeli sentiva che il pensiero di Massimiliana non era intero, che quella risposta non era completa. Non era possibile che ella avesse ascoltato la sua confessione, con quell'ansia nel respiro, con quella fissit? negli sguardi, per rispondere a quel modo; non era possibile che tutto dovesse finire tra loro cos?, che una risoluzione antica ostacolasse la presente felicit?. <> riprese, con nuovo calore, <>

Nuove persone erano discese nella serra, in attesa dell'ora del pranzo; col rapido corso delle nuvole la luce si velava e tornava a splendere istantaneamente; le conversazioni tutt'intorno s'intrecciavano; ogni tanto si udivano dei piccoli colpi di tosse a stento repressi, e nulla era pi? strano di quella spiegazione decisiva, in cui i due giovani trattavano del loro avvenire, tra l'indifferenza dei propositi che si tenevano a distanza di pochi passi. Entrambi per?, in presenza di quegli spettatori, si contenevano; trovavano in quel pubblico una specie di soccorso contro i pericoli dei quali l'argomento della loro conversazione era pieno... Alle ultime parole di Ermanno, la signorina di Charmory aveva chiuso un poco gli occhi; si leggeva nell'imbarazzo con cui cercava di darsi un'attitudine, nell'amarezza espressa dall'increspamento di un angolo del labbro, la lotta interiore che si combatteva in lei. Ella sentiva il cuore palpitarle in petto cos? forte come se fosse sul punto d'infrangersi. In quel suo lento naufragio, mentre le sue braccia si dibattevano istintivamente in cerca d'un appoggio impossibile, ecco un'altra mano distendersi verso la sua. Afferrarla, aggrapparvisi: questo diceva l'istinto della salute... ma perch? poi, se non per trascinare con s? un'altra vittima al fondo?.. Ella aveva nuovamente rivolto lo sguardo sul giovane. Come quell'incostante giornata, a momenti intensamente luminosa e ad un tratto oscurantesi, la fisonomia di lui si era trasformata: gli occhi splendevano di luce sul viso leggermente impallidito nell'emozione; una luce ed un pallore che erano l'espressione dell'estasi, d'una sublime speranza.... <> continuava egli, con forza rinnovellata da quello sguardo profondo, <> Massimiliana si era fatta, a misura che egli parlava, sempre pi? bianca; strette le mani da ultimo, le aveva appoggiate un momento contro il fianco, come per comprimere il cuore sanguinante a quel crudele scambio di parti, a quell'accusa d'indegnit? che Ermanno rivolgeva contro di s?, mentre ella era straziata dalla coscienza dell'inguaribile indegnit? sua... <> supplic?, scomposta dall'ambascia; ed a bassa voce, dolorosamente, notata la rapida alterazione dei lineamenti di lei: <> aveva esclamato Ermanno, <>

Col tempo, l'impressione si and? dileguando; ma la reazione determinatasi in lui lo mantenne lungamente sotto l'influenza di tristi pensieri. Se egli non tentava ora, dopo la scena della serra, di riparlare a Massimiliana della propria passione, era meno per obbedire alla promessa fattale che per il rinato sentimento della propria incapacit? a farla felice. Arrivava talvolta persino ad accusarsi di egoismo, di voler sedurre la signorina di Charmory per rifarsi con l'amore di lei una fede, un coraggio, un'energia che non aveva, simile ai fattucchieri che del sangue di fanciulli e di vergini compongono un elisir di vita. Allora una tenerezza, una carit? lo prendevano per lei; Massimiliana ridiventava una cosa sacra, intangibile; e pi? acuto di prima si ridestava il timore di farle del male, di macchiarla con lo stesso pensiero... Ricordava di aver sentito parlare talvolta di sposi che, tornando dalla cerimonia nuziale, erano scomparsi abbandonando la donna a cui si erano, un istante prima, legati. Egli aveva il pentimento anticipato; ma la causa ne era in lui stesso, nelle disposizioni contradittorie del suo spirito e nei risultati amari della sua esperienza. S?, egli sarebbe stato capace di lasciare l'Eletta, per custodirne solo l'idea imperitura, per non profanarla..... Poi ancora un'altra persuasione contribuiva ad arrestarlo, la persuasione particolare agli individui la cui imaginazione ? esuberante: che l'attesa della gioia ? pi? grande della gioia stessa...

Le assiduit? di Ermanno Raeli presso la signorina di Charmory avevano finito per essere state notate, e nel mondo in cui vivevano si cominciava gi? a parlare del loro matrimonio. La sempre rimandata partenza della famiglia d'Archenval ne pareva una conferma; l'arrivo del duca Gastone di Pr?court fu considerato come il segno sicuro d'una realizzazione imminente.

Incapace di dir nulla dinnanzi all'incredibile impudenza dell'uomo, col sangue gelato nelle vene come alla vista di un rettile, Massimiliana aveva sentito ridestarsi tutto l'orrore dei lontani giorni, complicato dallo strazio della situazione presente. Il domani d'una grande sciagura, quando la coscienza comincia a destarsi tra le ultime nebbie di una sonnolenza pesante, e la memoria suggerisce ad un tratto la crudele certezza, si prova un'angoscia forse pi? grande di quella determinatasi nel primo momento. Una simile impressione di risveglio aveva determinata in Massimiliana la presenza del duca. Malgrado i contrasti provati, le lotte sostenute, era come se ella fosse rimasta lungamente immersa in un sonno, nel sonno profondo dell'illusione voluta, da cui la voce di quell'uomo la strappava ora violentemente. Come nutrire pi? nessuna lusinga, come e che cosa aspettare, se con la sua stessa presenza quell'uomo le ricordava la propria vergogna, e il dovere che aveva fin troppo trascurato di compiere?.. Ed egli aveva osato sorriderle, ed un sorriso di pi? sarcastica compiacenza, di compiacenza pi? iniqua avrebbe rivolto ad Ermanno, e le loro mani si sarebbero strette... A questo pensiero fitto, cocente, Massimiliana credeva d'impazzare. La sua complicit? del silenzio le appariva pi? grande, imperdonabile; la confessione fatta alla contessa un calcolo ipocrito, poich? era sicura che non aveva avuto effetto; e la sua tortura si acuiva talmente, che ella affrettava coi voti il momento della soluzione, per tremenda che potesse essere...

Cogli sguardi chini, col corpo irrigidito sotto quella stretta, col respiro affrettato, Massimiliana si sentiva sul punto di stramazzare. Si era repentinamente decisa ad accettare l'invito di Ermanno per parlargli, per dirgli subito di evitare quell'uomo, per dirgli tutto; ma aveva troppo presunto, affidandosi in braccio a lui, stringendosi materialmente alla persona cui si sentiva stretta con tutte le forze dell'anima. Ogni cosa le girava ora d'intorno, come presa dalla vertigine che era in lei, il terreno le mancava sotto i piedi al ritmo cullante di quella mazurka di Chopin... e con accento di supplica, mentre il viso di Ermanno quasi la sfiorava, ella mormor?: <>

Egli si era subito arrestato, offrendole il braccio nel vacillamento che l'altra non riusciva ancora a vincere, e guidandola fuori della sala la cui atmosfera era divenuta asfissiante. <> mormorava, con voce profonda; <> E senza dire pi? nulla, senza domandarle la ragione di quella proibizione nella gioia trionfale di sentirsela accanto, l'aveva guidata verso la serra. Il luogo era deserto, una luce discreta vi si diffondeva dalle oblunghe lampade giapponesi, i rumori della festa arrivavano attutiti dalla distanza, e la meravigliosa vegetazione tropicale, i fogliami larghi e carnosi, gli avviticchiamenti quasi convulsi dei rami, l'acutezza penetrante degli esotici profumi, l'umido tepore dell'aria deliziosamente snervante, avevano finito di opprimerli entrambi... <> mormor? Ermanno ad un tratto, con una voce bassissima stringendo un poco il braccio della sua compagna. Si era arrestato, contemplando il meraviglioso profilo di lei, le labbra leggermente dischiuse, gli sguardi smarriti, l'eburneo pallor delle guancie. <> e le aveva presa una mano, stringendolesi di pi?. La signorina di Charmory aveva fatto per trarsi indietro, guardando attorno come in cerca d'aiuto; egli l'aveva trattenuta con una muta preghiera. L'allegra festa rumoreggiava lontano, dalla serra esalava una larga respirazione, un alito infinitamente dolce, come una persuasione d'amore... <> sussurr? Ermanno, con la ragione perduta nella lenta invasione di un desiderio folle di carezze e di baci, <> Impallidendo ancora di pi?, ella si era riversata indietro, afferrandosi alla spalliera di un sedile, cogli occhi chiusi, e il suo corpo si era tutto profilato in quella posa, dalla fronte purissima, dalla guancia morbidamente soave, dal collo marmoreo, al seno palpitante, alla vita inarcata, al mistero di linee perdute, evanescenti... Ermanno aveva visto come una nebbia ondeggiargli dinnanzi. Passato, con un gesto lento ma sicuro, il braccio attorno alla vita di lei; presale, con l'altra mano, una mano, egli l'attir? a s?. Ella tentava inutilmente di sciogliersi da quella stretta sempre pi? fitta, di gettare indietro il capo per sottrarsi alla carezza del suo alito ardente... <> supplicava ancora egli, ma la parola si perdeva in un suono inarticolato, in una specie di sordo bramito... <> gem? ella, in una repentina rivolta di tutto il suo essere, risentendosi in preda alla forza del maschio, e appena le labbra di Ermanno ricercarono avidamente le sue, si era accasciata sul sedile, priva di sensi.

Incapace di dire una sola parola, Ermanno aveva portata una mano ai capelli, come se volesse strapparli. Rapidamente, la reazione era sopravvenuta, con l'orrore dell'atto commesso. Egli contemplava livide e smorte quelle labbra cui aveva osato un momento innanzi appressare le proprie, disfatta in un supremo abbandono quella figura adorata, spenti quegli sguardi luminosi; ed era l'opera sua sacrilega che egli contemplava. Restava inchiodato l?, dalla vergogna, dal rimorso, non potendo risolversi a toccare pi? con un solo dito quelle forme che aveva strette in un impeto di brama cieca, in un ritorno dell'antico istinto, lungamente mortificato e represso. La cognizione del tempo si era perduta in lui, quand'egli intese un passo avvicinarsi: era la signora di Verdara che si avanzava verso di Massimiliana...

Recando la pezzuola inzuppata, egli era passato dietro al sedile per sollevare la giovanetta, che all'impressione di freddo sulla fronte aveva tratto un profondo respiro, scuotendosi, <> mormorava, respingendo la contessa che la teneva stretta fra le braccia. <> e con un segno della mano, ella ingiungeva ad Ermanno di tenersi discosto. Dischiusi gli occhi, Massimiliana guard? un poco la donna; poi si sollev?, in un rapido ritorno della memoria, spingendo lo sguardo dinnanzi a s?. E come si vide sola con l'amica, afferrossi a lei, convulsamente. <> supplicava, fremendo; <>--<> ripeteva la contessa, subitamente comprendendo, impotente a sedarla, atterrita al vedere Ermanno avvicinarsi... <> La contessa tentava invano di farla tacere, di chiuderle la bocca in un abbraccio, vedendo gi? lo sguardo di Ermanno smarrirsi; ma l'altra continuava, tra le soffocazioni: <> Girando la testa, in cerca d'aria, aveva allora visto Ermanno impetrato l? accanto; ed era sorta in piedi, come uno spettro, con una mano alla gola quasi per lacerarla, mettendo un strido che la contessa aveva soffocato.

Era ricaduta, esanime, con la bocca dischiusa. Come della gente si affacciava dall'altra estremit? della serra, la contessa ingiunse brevemente ad Ermanno: <>

Egli andava, vacillante, guardando dinnanzi a s?, con uno sguardo cieco, vitreo, stendendo una mano come per afferrarsi a un sostegno. <> disse al secretario dell'albergo, che domandava allarmato, che cosa fosse avvenuto e non otteneva risposta...

Il duca Gastone di Pr?court si avanzava, tenendo a braccio una dama elegantissima, che frenava a stento degli scoppii di risa dietro il ventaglio, mentre il suo cavaliere le mormorava qualche cosa all'orecchio. Ermanno aveva indietreggiato, come per dar loro passaggio; ma lentamente, senza arrestarsi, fino in fondo, fino a dar della testa sul muro.

Quando Massimiliana di Charmory riacquist? nuovamente i sensi, si trov? nella sua camera, adagiata sopra il suo letto con a fianco la contessa che spiava inquieta il suo ritorno alla coscienza. Ella aveva il vago ricordo di esser stata trascinata, inerte, con la testa fatta come di piombo; e lo stesso peso ora le gravava sulla fronte, malgrado la sua acconciatura fosse stata disfatta e una pezzuola imbevuta d'acqua ghiaccia vi venisse adattata continuamente. <> chiedeva sommesso la signora di Verdara, ed ella rispondeva appena con un moto degli occhi. Nella camera, solo la donna di servizio aiutava l'amica in quelle cure; la scena era avvenuta cos? rapidamente e tanto lontano dal centro della festa, che nessuno, neppure la viscontessa appartata in un salottino con qualche altra signora sofferente, se n'era accorto. <> Ritrovando le sue forze a quella minaccia: <> rispose Massimiliana, sollevatasi un poco sul letto; <> E, abbracciando l'amica: <> La contessa insisteva per tornare pi? tardi; ma l'altra ripeteva: <> E sorrise.

Macchinalmente, ella alzava un braccio, accennando, e ad un tratto l'uscio si schiudeva, e la viscontessa, pallida, ansimante, le si faceva vicina... <> Subitamente alzatasi, cominciando a disfare la sua toletta: <> rispondeva Massimiliana. <> insisteva l'altra, prendendole una mano. In quel momento, l'ammalata non era pi? lei, era la giovanetta: ella lo comprendeva al tremore della persona, allo splendore degli sguardi; ma l'altra replicava: <> e ritirava la sua mano!.. Non la voleva con s?! Non voleva dirle la causa del suo male che ella aveva presentita nelle mezza parole con cui la contessa l'aveva fatta accorrere! Respingeva il suo aiuto, ancora, sempre!.. E la povera donna si allontanava, piegando la testa; sull'uscio, arrestavasi un poco, come volendo tornare; ma lasciava la camera, disperando.

<> diceva mentalmente Massimiliana seguendola con lo sguardo. La presenza di un essere umano le era insoffribile. Che cosa poteva per lei quella moribonda?... La cameriera che aveva aiutata la contessa, tornava a chiedere notizie da parte della Verdara; ella la rimandava via con uno <> Si era passato un abito di casa, abbandonandosi sopra una seggiola, insofferente dell'immobilit? del letto. E mentre il suono d'un vivace ballabile veniva dal salone, intese una carrozza allontanarsi. Repentinamente, il sordo pensiero a cui tutti gli altri si erano fino a quel momento sovrapposti, prese forma precisa. Ermanno!.. Dov'era egli?.. Che cosa accadeva in lui?... Una rovina pi? spaventevole di quella che lei stessa mirava! Ella si era illusa, volontariamente, deliberatamente; ella sapeva che quella felicit? presto o tardi sarebbe fuggita per sempre. Ma lui che non sospettava di nulla, lui che l'aveva creduta pura ed immacolata, unicamente degna dell'amor suo, di quell'amore timido, discreto, rispettoso, supplichevole... ah! di quell'adorazione infinita?...

S'era alzata, smaniando; era andata ad appoggiare la fronte ai vetri della finestra, guardando nel buio. Vi era dunque qualche cosa di pi? terribile del dolore, l'idea del dolore di cui si ? causa?.. E il bisogno di rivederlo sorgeva adesso in lei, imperiosamente. Ella si diceva di non poterlo lasciare in quel modo, sotto l'impressione della brutale rivelazione: era necessario completarla, giustificarsi... No, non giustificarsi; ma parlargli, dirgli tutte le circostanze dell'orrore, non lasciarlo cos?... Percorreva ora la sua camera, da un capo all'altro; il rumore dei suoi passi si attutiva sul grosso tappeto. Di tratto in tratto ella si arrestava, mettendo innanzi le mani, come per respingere qualcuno. Imaginava di trovarsi sola con lui, lo vedeva stringersela fra le braccia, avvicinarle le labbra alla bocca, sentiva il fuoco del suo bacio... <> Ebbene, perch??.. Perch? lo avrebbe ella respinto? Ne aveva il diritto? Ella avrebbe quasi voluto ch'egli la prendesse; sarebbe morta poi... Oh, era il delirio, era la pazzia!..

Il movimento delle carrozze cominciava ora dinnanzi all'albergo, la festa volgeva alla fine, e dei rumori cominciavano a venir dalla via; degli usci che si schiudevano, un canto di carrettiere, quell'araba melopea malinconica che la faceva quasi piangere... <> La sua veste bianca era ancora buttata sul divano, il ramoscello di mughetti sfrondato per terra. Ella contemplava tutto con occhio arido e freddo... Era necessario rivederlo: questo pensiero le martellava nella testa, non la lasciava pi?, le dava la forza di reggersi... Non sperava nulla, non aspettava nulla, non sapeva che cosa sarebbe avvenuto di lei, di lui, ma una spiegazione era indispensabile: non poteva lasciare cos?!.. L'uomo che l'amava, lei!.. che le aveva detto di vivere della sua vita!... E un brivido la percorse da capo a piedi, mentre i capelli le si drizzavano sulla fronte: <>

La viscontessa era caduta sul divano, con la testa sul petto, ansimante. <> Come un singhiozzo le aveva lacerata la gola, Massimiliana era caduta quasi in ginocchio dinnanzi a lei, brancicandola: <> Allora la viscontessa aveva rotto in pianto. Era un nodo che aveva nel petto, da anni: vederla soffrire in silenzio, senza poter far nulla... e mai un lamento... mai un rimprovero... come una martire... <>--<> interrompeva Massimiliana; <>--<>--<> E svincolatasi dalla nuova stretta, era uscita, rapidamente.

Dinnanzi allo sguardo di Giulio, a quel solo segno con cui egli le diceva di averle letto nel cuore, dinnanzi alla grandezza d'animo di quell'uomo che era corso in cerca dell'amico, la contessa Rosalia era stata sul punto di trattenerlo, di gettarglisi ai piedi, di confessarsi a lui e di chiedergli perdono; solo i tristi presentimenti che occupavano il suo spirito l'avevano arrestata, dimostrandole che in quel momento urgeva pensare agli altri.

Appena giorno, raccomandato a Giulio di andare nuovamente in cerca di Ermanno, ella si era messa in carrozza, facendosi portare all'albergo. Nulla, a quell'ora, le parlava pi? per lei: una piet? prepotente solo la vinceva per Ermanno, per Massimiliana, per tutti coloro che espiavano una colpa non propria. Era tutta un'esperienza che ella aveva fatta, ad insaputa di ognuno: gl'impeti della passione, i morsi della gelosia, i rimorsi dell'errore, le amarezze del disinganno, sentimenti buoni e malvagi, tenerezze e rancori: ella aveva tutto provato senza che nessuno ne avesse avuto un sospetto. Usciva dalla prova con una grande tristezza, ma guarita interamente. Per l'efficacia del contrasto, apprezzava ora come non aveva mai fatto, tutto il valore della sua tranquillit? di spirito, del suo equilibrio interiore, della salute morale. Sarebbe ella stata a tempo di ridarla a quegli altri?...

La sua carrozza s'era arrestata dinanzi all'albergo; il portiere, avvicinandosi allo sportello, col berretto in mano, le rispondeva che la signorina di Charmory era uscita un poco prima. Allora, le sue paure erano cresciute. Dove poteva essere andata? che cosa pensava di fare?... Se una risoluzione funesta?... Scesa rapidamente dal legno, era salita dalla viscontessa: l'aveva trovata nella stanza di Massimiliana, raggomitolata sopra una poltrona, tremante di freddo. <> le diceva la moribonda, <>

Pi? turbata di prima, la contessa era ridiscesa, e nel vestibolo aveva scorta la signorina di Charmory. <> Massimiliana l'aveva presa per una mano, interrogandola, prima che con la parola, con lo sguardo: <>--<> E l'ansia di ciascuna raddoppiandosi dinnanzi a quella dell'altra, il loro pensiero si era incontrato nell'unico oggetto che l'occupava: Ermanno... <> chiese risolutamente la fanciulla. <>--<> E fece per allontanarsi. Allora la contessa la trattenne: <>

Ella dette al cocchiere l'indirizzo di Ermanno. Poich? suo marito doveva essere a quell'ora presso l'amico, ella lo avrebbe fatto chiamare. La carrozza correva rapidamente, intanto che le due donne si tenevano per mano, in silenzio. Allo svoltare da piazza dei Marmi nel corso Alberto Amedeo, la contessa mise il capo allo sportello: un assembramento sbarrava la via. Ad un tratto, Massimiliana sent? tremare la mano che teneva nella sua, vide la contessa ricacciarsi indietro. <> E come anch'ella sporse il capo, vincendo la resistenza dell'amica, gett? un grido lacerante.

Il portone era socchiuso, due guardie vi stazionavano dinnanzi, trattenendo la folla. La carrozza s'era arrestata di botto, e Giulio di Verdara aveva aperto lo sportello, dando il passo alla signorina di Charmory. La folla si ritraeva, silenziosa. Rosalia, afferrata una mano del marito, la strinse con una domanda negli occhi. <> disse questi, ricambiando la sua stretta; <>

Ermanno Raeli, pallido ma sereno in viso, stava disteso sul suo letto, nell'abito nero della sera innanzi. Una coperta era stata tirata fino a mezzo il petto per nascondere le chiazze di sangue, lasciando fuori il braccio destro. Massimiliana di Charmory, sulla soglia della camera, era caduta riversa, senza un grido, senza una parola, nelle braccia della contessa di Verdara e di suo marito.

FINE.

Galleria Vittorio Emanuele, 17 e 80.

UGO VALCARENGHI

I RETORI

FUMO E CENERE

ROMANZO

BRUNO SPERANI

NUMERI E SOGNI

SECONDA EDIZIONE

Lire 4.

Nessuno potrebbe mai immaginare, leggendo gli scritti firmati col sonoro ed energico pseudonimo di Bruno Sperani, che egli nasconda un ingegno ed un nome femminile.

Add to tbrJar First Page Next Page

Back to top Use Dark Theme