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Read Ebook: Le Laude secondo la stampa fiorentina del 1490 by Jacopone Da Todi Ferri Giovanni Commentator
Font size: Background color: Text color: Add to tbrJar First Page Next Page Prev PageEbook has 1267 lines and 74958 words, and 26 pagesOr vedete el frutto--del mal delettamento: l'alma el corpo ha posto--en cotanto tormento; s?ate recordamento,--frate, la guarda fare; se v?i l'alma salvare,--non ce stare a dormire. DE L'ORNAMENTO DELLE DONNE DANNOSO O femene, guardate--a le mortal ferute; nelle vostre vedute--el basalisco mostrate. El basilisco serpente--occide om col vedere, lo viso envenenato--s? fa el corpo morire; pegio lo vostro aspetto--fa l'anime perire da Cristo, dolce sire,--che care l'ha comparate. Lo basilisco ascondese,--non se va demostrando; non vedendo, iacese--e non fa ad alcun danno; peggio che 'l basalisco--col vostro deportanno, l'anime vulneranno--colle false sguardate. Co non pensate, femene,--col vostro portamento quant'anem'a sto secolo--mandate a perdimento? solo col desiderio,--senz'altro toccamento, pur che gli ?i en talento,--a l'aneme macellate. Non ve pensate, femene,--co gran preda tollite, a Cristo, dolce amore,--mortal d?ite ferite? serve del diavolo,--sollecete i servite; colle vostre schirmite--molt'anime i mandate. Dice che ac?ncete,--ch? piace al tuo signore; ma lo pensier engannate,--ch? nogl se' en amore; s'alcun stolto aguardate,--sospezion ha en core che contra lo su onore--facce mali trattate. Lagna poi e f?rite--e tiente en gelosia, vuol saper li luocora--e quegn'hai compagnia; porrate poi l'ensidie,--si t'ha sospetta e ria; non giova dicer?a--che facce en tuoi scusate. Or vede che fai, femena,--co te sai contrafare! la tua persona piccola--co la sai dimostrare! sotto li piede m?ttete--ch'una gigante pare, puoi con lo strascinare--cuopre le suvarate. Se ? femena pallida,--secondo sua natura, arosciase la misera--non so con que tentura; se ? bruna, embiancase--con far sua lavatura; mostrando sua pentura,--molt'aneme ha dannate. Mostrer? la misera--ch'aggia gran trecce avolte; la sua testa adornase--co fossen trecce acolte o de tomento fracedo--o' so pecci?le molte, cos? le gente stolte--da lor son engannate. Per temporal avenesse--che l'om la veda sciolta vedi che fa la demona--colla sua capovolta! le trez'altrui componese--non so con que girvolta; farattece una colta--che paion en capo nate. Que far? la misera--per aver polito volto? porr?sece lo scortico--che 'l coio vecchio n'ha tolto; remette 'l coio morbedo,--parr? citella molto; s? engannan l'omo stolto--con lor falsificate. Poi che a la femina--?glie la figlia nata, co la natura formala,--pare una sturciata; tanto lo naso tiraglie,--strengendo a la fiata, che l'ha s? reparata--che porr? far brigate. Son molte che per omene--non fon nullo aconciato; delettanse fra l'altre--aver grand'apparato; non ce pense, misera,--che per van delettato lo cor s'? vulnerato--de molte enfermetate? Non hai potenza, femina,--de poter preliare; ci? che non puoi con mano,--la lengua lasse fare; non hai lengua a centura--de saperle gettare parole d'adolorare--che passan le corate. Non giacer? a dormire--quella che hai ferita; tal te dar? percossa--che no ne sirai lita; d'alcun te dar? 'nfamia--che ne sirai schernita; menarai poi tu vita--con molte tempestate. Sospicar? maritota--che non sie de lui prena; tal glie verr? tristizia,--che gli secar? omne vena; acoglieratte en camora--che nol senta vicena; qual ce trarai mena--de morte angustiata! CONSIGLIO DE L'AMICO A L'ALTRO AMICO CHE VOGLIA TORNARE A DIO --O frate mio, briga de tornare--nante ch'en morte si' pigliato. Nante che venga la morte,--s? briga de far lo patto; ca 'l tuo ioco ? 'n quella sorte--ch'? apresso a udir matto; nante che sia 'l ioco fatto,--briga lassarlo entaulato. --Frate, ci? che tu me dici,--te ne voglio amor portare, ch? fai co fan i bon amice--che de l'amico vol pensare; ma ho fameglia governare--che ne so molto embrigato. --Se tu regge la fameglia,--non la regger de l'altroi; al poder tuo t'arsomeglia,--quegne spese far ne p?i; non morir pro i figliol toi;--ca poco n'?i regraziato. --Frate, se l'altrui s? rendo,--giran li me' figli mendicati; nol posso far, tutto m'accendo--de lassargli desolati; dai vicin ser?an chiamati--figli di quel desprezato. --Frate, or pensa la sconfitta--che non aspetta el pate e 'l . NOTE: Le tre stanzie sequente erano in alcuni libri inanti le tre ultime: O lamento mio lamento,--o lamento con tormento, o lamento co m'hai tento,--de tal machia m'hai sozata! O corrotto mio corrotto,--o corrotto pien de lotto, o corrotto o' m'hai adotto,--che sia nel foco soterrata? Conscienzia mia mordace,--tuo flagello mai non tace; tolta m'hai dal cor la pace--e con Dio scandalizata. DE FRATE RANALDO, QUALE ERA MORTO Frate Ranaldo, dove se' andato?--de quolibet s? hai disputato? Or lo me di', frate Ranaldo,--ch? del tuo scotto non so saldo; se ?i en gloria o en caldo--non lo m'ha Dio revelato. Honne bona conscienza--che 'l morir te fo en pazienza; confessasti tua fallenza--absoluto dal prelato. Or ecco i? la questione:--se avesti contrizione, quella ch'? vera onzione--che destegne lo peccato. Or sei ionto a la scola--ove la verit? sola iudica omne parola--e demostra omne pensato. Or sei ionto a Collestatte--do' se mostra li toi fatte; le carte son fore tratte--del mal e ben c'hai oprato. Ch? non giova far sofismi--a quelli forti siloismi, n? per corso n? per risme--che lo vero non sia apalato. Conventato se' en Parese--a molto onor e grande spese; ora ?i ionto a quelle prese--che stai en terra attumulato. Aggio paura che l'onore--non te tragesse de core a tenerte lo menore--fratecello desprezato. Dubito de la recolta--che dal debito non sia sciolta, se non pagasti ben la colta--che 'l Signor t'ha comandato. COMO L'OMO ? ACECATO DAL MONDO Omo, tu se' engannato,--ch? questo mondo t'ha cecato. Cecato t'ha questo mondo--coi delette e col sogiorno e col vestimento adorno--e con essere laudato. Li deletti c'hai avuti,--mo que n'hai? sonsene giuti; en vanet? s? t'hai perduti--e fatto ci hai molto peccato. Ed unqua non vol pentire--finch? vieni a lo morire; da che sai non puoi guarire,--dice pro 'l prete sia mandato. Lo prete dice:--Figlio mio,--como sta lo fatto tio?-- e tu dice:--Sere, ch'io--so de mal molto gravato.-- S? t'affligon li figlioli--ch? gli lassi po' te soli; pi? de lor che de te doli,--ch? 'l fatto lor lassi embrigato. Quel dolor t'afflige tanto,--quando i figli piangon en alto, che 'l fatto tuo lassi da canto--de render el mal aquistato. 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