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Read Ebook: Rimatori siculo-toscani del dugento. Serie prima - Pistoiesi-Lucchesi-Pisani by Parducci Amos Editor Zaccagnini Guido Editor
Font size: Background color: Text color: Add to tbrJar First Page Next PageEbook has 883 lines and 116696 words, and 18 pagesEditor: Guido Zaccagnini Amos Parducci SCRITTORI D'ITALIA RIMATORI SICULO-TOSCANI DEL DUGENTO RIMATORI SICULO-TOSCANI DEL DUGENTO SERIE PRIMA PISTOIESI-LUCCHESI PISANI A CURA DI GUIDO ZACCAGNINI e AMOS PARDUCCI BARI GIUS. LATERZA & FIGLI TIPOGRAFI-EDITORI-LIBRAI 1915 PROPRIET? LETTERARIA I RIMATORI PISTOIESI A CURA DI GUIDO ZACCAGNINI MEO ABBRACCIAVACCA CANZONI Amore non ? cagione di pene, ma di gioia. Sovente aggio pensato di tacere, mettendo in obrianza d'esto modo parlare intendimento, ma poi mi torna, punge e fa dolere la sovraismisuranza 5 di quei c'han ditto d'aver sentimento de l'amoroso, dolce e car valore, nomandolo signore, ch'ard'e consumma di gioi' la verdura del suo fedel: servendolo soggetto, 10 sempre li d? paura: vantaggio 'i tolle, ch'avemo da f?ra. Eo ne faccio disdetto: se simil dissi mai, cangio carrera. Ch? non par vegna da molto savere 15 chi sente sua fallanza, se non volve con vero pentimento. N? l'altrui troppo si d?' sostenere, che pare un'acordanza, come chi dice: stande l'om contento. 20 Unde move adistato lo mio core d'essere validore, se posso, difendendo la drittura d'amor, che solo in gioi' have l'assetto e di gioi' si pastura, 25 non avendo gi? doglia sua rivera. E, se vo' par defetto, non ? d'amor, ma d'odio ? pecca intera. Poi conoscenza ferma lo piacere, venendo disianza, 30 l'omo s'alegge ad esso per talento, e non ?, se poi dole, in nel volere, ma, tardando, li avanza, soffrendo disioso lo tormento. Donque n'ha torto ciascun amadore, 35 che si biasma d'amore, ch'? solo volontate chiara e pura, che nasce, immaginato lo diletto, che porge la natura de la vita, montando in tal mainera, 40 come fa lo 'ntelletto che di gioi' chere sempre la sua spera. Amor nell'alma credo uno podere che si prende d'amanza, poi lo saver ne fa dimostramento 45 ne le cose partite da valere, over la simiglianza, non dicernendo tutto il compimento. E, se nell'acquistar vene dolore, non s'ama tal sentore. 50 Come calore incontra la freddura, cos? la pena l'amoroso affetto. Ma tanto monta e dura del plagere avisar la luce clera, poi che v'aggia sospetto, 55 l'omo affannando segue sua lumera. Dett'ho parte, com' so, del meo parere, credo f?r la 'ntendanza dei pi?, c'han ditto ch'amor bene ha spento; n? questionar di ci? m'? pi? calere, 60 ch? pesami dobblanza, poi non sostene amor lo valimento di quei che 'l contra, n? sa suo vigore; perci? ist? in errore, biasmando a torto, non ponendo cura, 65 n? chi rincontra lui non l'ha dispetto. Nonde voi' pi? rancura: vaglia nel saggio e nell'altro si p?ra, ch? io nel mio cospetto tegno che solo ben sia d'amor c?ra. 70 Amor, tuo difensore so' stato: so non ? poco ardimento ver' lo forte lamento, ch'? quasi fermo per la molta usanza. 75 Mostr'ormai tua possanza, facendo tuo guerrer conoscidore. Nella donna, pi? che la belt?, ? da stimare la saggezza. Madonna, vostr'alt?ra canoscenza, e l'onorato bene, che 'n voi convene -- tutto in piacimento, mise in voi servir s? la mia 'ntenza, che cura mai non tene, 5 n? pur sovene -- d'altro pensamento; e lo talento -- di ci? m'? lumera. Cus? piacer mi trasse in voi comp?ta, d'ogni valor gradita, di beltade, e di gioia miradore, 10 dove tutt'ore -- prendeno mainera l'altre valente donne di lor vita. Perci? non ho partita voglia da intenza di star servidore. Star servidore a voi non ser?a degno, 15 ma voi, sovrapiagente in vostra mente, -- solo nel meo guardo conoscete che 'n cor fedele regno, e ch'eo presi, servente di voi, tacente -- l'amoroso dardo. 20 Per mevi tardo -- palese coraggio fatto ser?a: sacciatelo per certo. Perz? mostrare aperto vorria vostro sentir, dico d'aviso: vedreste priso -- me di tal servaggio, 25 per la qual donna mai f?ra scoperto. Tanto scur ho proferto, ch'odio, servente in core, amore 'n viso. Viso sovente mostra cor palese 30 d'allegrezza smirata, perch'a la fiata -- monta in soverchianza; ma quello di piacere over d'ofese covra voglia pensata. Perch?, doblata, -- grav'? la certanza, donque dobblanza -- tenete 'n sentire. 35 Perci? vo' dico, amanti: non beltate solo desiderate, ma donna saggia, di beltate pura; n? di natura -- signoria soffrire alcun di pari pregio no' stimate, 40 ma di grand'amistate che poggia d'onor quanto chin' d'altura. D'altura deggio, dir come poss'eo, lo guigliardon sovrano benedir sano -- di vostra 'ntenzione. Donna, ch'avete sola lo cor meo, 45 ricevestemi 'n mano: ah! non istrano -- d'altro guigliardone, ch? di ragione -- mi donaste posa d'affanno, di disio, d'attessa forte. 50 Sed eo prendesse morte a vostro grado, me ne plageria, si 'n meretria -- voi d'alcuna cosa. Poi che m'avete tolto e preso in sorte, non dubitate, tort'?, 55 di mio coraggio, ch'esser non por?a. Essere non por?a, che 'l core v?le istar dove valor ha la sua dimora -- di gioioso stallo; e, se 'l cor pago gi? nente si dole, 60 dunque 'l partire f?ra solo mez'ora -- sovra ogn'altro fallo. Cos? intervallo -- non sento potesse nel mio servir fedel porger affanno, n? 'n voi alcuno inganno. 65 Ch? 'l gran valore prima si provede che dia merzede, -- che poi non avesse loco n? presa, che trovasse danno. Ch? molti falsi stanno coverti, pronti parlando gran fede. 70 Fra i tormenti d'Amore si rallegra, pensando alla virt? della sua donna. Considerando l'alt?ra valenza, ove piager mi tene, 'maginando beltate, lo pensero sovenmi, di speranza e di soffrenza ne le gravose pene, 5 di disianza portar pi? leggero. C? lo dispero -- non have podere ne l'autro mio volere, acci? ch'a lo signor di valimento non falla vedimento 10 di provedere li leai serventi; unde m'allegro, stando nei tormenti. Dunqu'allegrando selvaggia mainera, natura per potenza di figura piacente muta loco. 15 Che 'ntendimento in anche cosa clera turba sentire intenza ne la vita d'ardente coral foco. Ed eo ne gioco. -- Non deggi' obbriare quella, che sormontare 20 mi face la natura, modo ed uso. Quasi dato nascoso sono a ubidir mia donna fina, com'al leon soggetta f?ra inchina. En dir assai fedel, mia donna, paro 25 in core innamorato; ma ci?, pensando, fall'esser por?a, ch? spesso viso dolze core amaro tene: poi ch'? provato, nente si cela a mostrar che disia. 30 Per? vorria -- vi fuss'a plagere me servendo tenere; ch? s? mi trovereste in cor s?guro leal com'oro puro, che, non guardando mia poga possanza, 35 mi donereste gioi' di fine amanza. Prendendo loco parlando talento, in voi, gentil sovrana, ragione porterea tal convenensa. Ma, divisando, tem' e' 'l valimento 40 c'avete venir piana mia disianza, s? mi veo 'n bassenza. Poi che temenza -- n'aggio, s? conforto: che non ser? diporto tant'adunato parte per natura, 45 for pietate: non dura orgoglio in gentil cosa s? finita, ma l'umelt? fiata onne comp?ta. Como risprende in iscura partuta cera di foco apprisa, 50 si m'ha 'llumato vostra chiara spera. Ch?, prim'eo 'maginasse la veduta de l'amorosa intisa, non era quasi punto pi? che f?ra. 55 Ora, ch'empera -- mevi amore 'n core, sento ed ho valore, e ci? che vaglio tegno dall'altura, complita in voi figura d'angelica sembianza e di merzede, 60 per cui la pena gioi' lo meo cor crede. SONETTI A FRA GUITTONE Se possiamo spegnere gli stimoli della generazione, non astenendoci dal bere e dal mangiare. Se 'l filosofo dice: -- ? necessaro mangiar e ber, e luxuria per certo: -- parmi che esser possa troppo caro lo corpo casto, se 'l no sta 'n deserto. Ch? nostri padri santi apport?ro lor vita casta, como pare aperto, erba prendendo ed aigua, refren?ro luxuria, che ci fier tropp'a scoperto. Ch?, per mangiare e ber pur dilicato, nel corpo abonda molto nodrimento, che per natura serve al gennerare. Vorrea saver, da saggio regolato, como s'amorta cos? gran talento, non astenendo il bere ed il mangiare. AL MEDESIMO Tornato di Francia, espone le sue miserie. Vacche n? tora pi? neente bado, che per li tempi assai m'han corneggiato: fata n? strega non m'hav'allacciato, ma la francesca gente non privado. Se dai boni bisogno mi fa rado, doglio pi? se ne fosse bandeggiato. Signor, non siate ver' me corucciato, ch? lo core ver' voi umile strado. Sacciate, nato fui da strettoia: quanto dibatto pi?, stringe, non muta la rota di Fortuna mio tormento. Non son gi? mio, n? voglio mia sentuta: se mi volless', arei tristo talento, e di quello che v?l mia vista croia. AL MEDESIMO Se Dio possa usare misericordia verso di lui peccatore. Onesto e savio religioso frate Guittone, Meo Abracciavacca. A ci? che pi? vi piace e' son sempre con volont? di servire. S'amore crea solo di piacere, e piacere solo di bono, temo di convenire a vostra contanza, perch? non ? f?r d'amore amistate, ned amore f?r simile di vert? infra li amici. M?, sostenendo verit?, conoscenza e bono desio, sono costretto a desiderare per ragione; unde conforto che 'l sano di voi gusto sosterr? lo mio amaro cibo: ch? non f?ra benignit? scifare bono volere d'alcuno che l'have in servire, ma pare dirittura di sovenire a colui che si v?le apressare a quello che porge e sovene a privadi e a strangi. Perci? vi dimando che sia brunito lo mio ruginoso sentore de la quistione di sotto per sonetto hovvi scritto. Poi sento ch'ogni tutto da Dio tegno, non veggio offensa, ch'om possa mendare, ch? alma e corpo e tutto mio sostegno mi die' per lui servendo f?r mancare. Ed eo contr'esso deservendo vegno, di che non saccio u' lui deggia pagare: aldo mi dr? misericordia regno, perch? lo credo nol posso avisare. Per? che pur Dio ? somma iustizia, misericordia contra me par sia, ch'om? opra ver' me salute nente. Ditelmi saggio, e poi de lor divizia, chi tene inseme Dio per sua bal?a assettata ciascuna e 'n s? piacente. AL MEDESIMO Sul medesimo argomento. Onesto e savio religioso frate Guittone, lo Meo Abracciavacca, ch'? vostro, vi si racomanda. Se verit? cannoscenza sostene e bono amore, convene che ogni fine elezione da canoscenza mova ed amore lo confermi. Dunque, se, per vera dimostranza di bono, sento me apriso d'amore, e poi diletto disiando servir e veder voi, non meraviglio, ma laudo, conoscendo ci? ch'amare ed elegere si dee in esta parte, e purificando e sanando. Amore, non in ozio, ma in continua operazione regna. E quinde intendo vostra benignit?, sovenendo e svegliando me, ne la grave e fortunosa aversitade, in gioia alcuna, di che fue alquanto brunita la ruginosa mia intenzione. Ora sperando sanare la mente in verit?, m? vo' dimando risposta di fina sentenzia di ci? ch'i' ho dubbio, mandandolovi dichiarando per lo sonetto di sotto scritto. Consimil ? la lettera e 'l sonetto a l'autro in sentenzia, ma non in voce. Pensando ch'ogni cosa aggio da Dio, non so di che mendar lui possa fallo; ch? alma e corpo e vita e mondo 'n fio mi die' per lui servire a fermo stallo. Ed eo 'l diservo, in che tegna disio, non sento di che dica: -- Esso disfallo. -- Aldo misericordia dir: com'io creder lo possa, non veo, s? n'avallo. Ch? pur somma giustizia ? f?r defetto. Al vero Dio misericordia come chede contr'essa e m'opera salute vorrial sapere; e poi di loro assetto, avendo pieno ciascuna su' nome dal Signor nostro, ch'? tutto vertute. A BINDO D'ALESSIO DONATI Rimprovera l'amico d'essersi perduto in vizi carnali. Amico Bindo, Meo Abracciavacca ci? che pi? ti sia bono. L'amist? fredda, celata d'amici lungiament'? veduta: per? convene ad essa socorso di parole, almeno visitazione. Unde pesamevi non poco non di tuo stato inteso per te alcuna cosa, e ponderosa via pi? mi grava odita quasi di pubrica voce non bene aconcia in tuo pregio. Di che bono comincio torna, per sentenzia di troppo avacciata natura, l? dove pregio montato avalla, poi suo podere nol sostene. Di che f?ra minore assai male no aver cominciato che partir di bono comincio. Ch? rasa scrittura di carta peggio poi loco si scrive, e cos? pregio istinto nel core peggio ralluma. Ahi come pare laido ditto, dicendo: -- Quei fu gi? bono! -- Ahi, carnal desiderio, quanti nobili e grandi hai nabissati! Forsi sembrati scusa s'avete vinto? No, ma defensione pi? laude porta. Onne operazione v?le misura, e f?r d'essa vizio si trova; e quanto meno ende fori, meno have vizio podere. Donque, se misurare omo non puote volont? carnale, apressi quanto pote a misora. E se mi dici: -- Gioventute forte m'asaglie, -- dico: -- Difendi con ragion vecchia c'hai. -- Ch? gioventude s'intende in due modi: quanto al tempo e quanto in costumi. E, se ragione loco resistere non pote, fuggi, ch? fuggire s'intende prodezza, l? dove convene. Se pronto ti pare mio detto, reputane d'ira furore; e, se ti piace, mi scrive quello che la tua coscienza giudica di te dirittamente, e al sonetto di sotto risponde con paraule e con operazione. Non volont?, ma omo fa ragione, perch? soverchia vantaggiando f?ra; e qual sommette a voglia operazione, torna di sotto, l? dove sopr'era. Perci? chi have saggia oppinione, porta dinanzi di ragion mainera, e di s? dritta d'om fa elezione, unde li surge poi di gioi' lumera. E dunque, amico, c'hai d'omo figura razional, potente, bono e saggio, come ti sottopon vizio carnale? Pensa per che ? l'umana natura, che di tutti animai sovr'ha barnaggio: non vorrai, credo, poi vita bestiale. A DOTTO REALI Come mai l'anima, che ? formata da Dio, possa essere sopraffatta da altre cure. A scuro loco conven lume clero, e saver vero -- nel sentir dubbioso, per ci? ch'omo si guardi dall'ostrero, ch'? tutto f?ro -- dolor periglioso. Donque chi non per s? vede lumero, v?neli chero -- fare al poderoso; unde dimando a voi, che siete spero palese alt?ro -- d'onni tenebroso. Io son pensoso; -- dico: l'alma vene dal sommo Bene, -- donque ven compita: chi mai fallita -- p? far sua natura? S'? per fattura -- de vasel che tene, perch? poi pene -- pate ed ? schernita, da che sua vita -- posa 'n altrui cura? AL MEDESIMO Add to tbrJar First Page Next Page |
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