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Munafa ebook

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Read Ebook: Cristina by Serao Matilde

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Ebook has 277 lines and 14873 words, and 6 pages

MATILDE SERAO

CRISTINA

Disegni di CASTELLUCCI Incisioni di BALLARINI

Tip. E. Voghera

INDICE

Cristina.

Mentre Cristina si chinava a cogliere un ramoscello di basilico odoroso, da mettere come aroma nella salsa di pomodoro che bolliva in cucina, ud? un sibilo breve e dolce. Ella lev? il capo, ma non vide nulla; il sole batteva sulla terrazza dove si allineavano, nei vasi di creta, le rose di ogni mese, fiorite, i peperoncini rossi, i garofani schiattoni, il prezzemolo e i gelsomini bianchi; il sole l'abbagliava. Ma di nuovo un sibilo dolce attravers? quel silenzio meridiano; ella si rialz? vivamente, fece solecchio con la mano e si guard? intorno. Il sole la illuminava tutta, nel suo vestito di percallo bigiognolo a fiorellini azzurri, molto stretto alla cintura, col grembiule di merino nero, che cingeva la persona: a un occhiello del vestito, sul petto, erano passati due gelsomini bianchi, dal gambo sottile; i folti capelli castani, divisi in due treccie, raccolti sulla nuca, strettamente, lasciavano libera una piccola fronte bianca.

-- Chi sar?? -- pensava ella, aguzzando gli occhi.

Infine qualche cosa di bianco che si agitava, attir? la sua attenzione. Dietro la casa dei Marcorelli, a una piccola finestra di casa Fiorillo, una pezzuola si agitava, mossa da una mano.

-- Ah! ? Peppino Fiorillo -- mormor? Cristina con un piccolo moto di disdegno.

E non vi bad? pi?. Sul parapetto della terrazza sei tovaglioli bagnati si asciugavano al sole, mantenuti fermi contro il lieve ponente da pezzi di mattone. Ella, prima di rientrare, assoggett? meglio i tovaglioli sotto i mattoni, perch? il vento non li portasse via. Ma una curiosit? la prese di sapere con chi l'aveva quello stravagante di Peppino Fiorillo: forse con Caterina Marcorelli, ma le finestre di Caterina erano sbarrate, da Marcorelli avevano gi? pranzato e dormivano tutti, nell'ora lunga e affannosa della siesta meridionale. Si pieg? sul parapetto a vedere se la maestrina, la Ottilia Orrigoni, una piemontese, fosse dietro i vetri del suo balcone a correggere i c?mpiti delle alunne: non vi era. Niente, attorno non si vedeva nessuno. Levando gli occhi, vide che Peppino Fiorillo faceva cenno a lei, ritto innanzi alla finestra.

-- L'ha con me -- disse fra s?: -- ? matto, il giovinotto.

E se ne and?, arrossendo un po' di collera, un po' di compiacenza. Rinchiuse i vetri della porta-balcone che dava sulla terrazza, senza voltarsi indietro. E mentre Michela, la serva, buttava le foglie di basilico nel pomodoro che gorgogliava, Cristina sedette in un angolo della vasta e chiara cucina e si rimise a fare la calza. Per l'ottobre, suo fratello Carluccio doveva entrare nel collegio militare della Nunziatella, a Napoli, e il corredo non era mai finito. Non pensava pi? a Peppino Fiorillo, la tranquilla creatura, pensava che questo suo fratello se ne andava come l'altro, il pi? grande, che si era riccamente ammogliato a Pietramelara e lei, Cristina, restava sola, a diciott'anni, in casa, col padre vecchio e con la zia Rosina che soffriva di asma. In questa il fanciullo entr?: tornava dalla scuola, col berretto di traverso e la cartella sotto il braccio, con la cinghia pendente.

-- Oh Ciccina, Ciccinella -- grid? lui, dandole della testa nel petto per baciarla troppo presto.

-- Come puzzi di fumo, Carluccio!

-- Pare a te, Ciccina mia.

-- Altro che pare! Non dire la bugia, che ti cammina sul naso. Hai ancora fumato, birbante! Glielo dir? a pap?, io, quando torna.

-- Non glielo dire, Ciccinella cara, non glielo dire. Una piccola sigaretta di quattro centesimi e ne ho mezza in tasca, pensa che me ne vado in quel brutto collegio, dove mi metteranno sempre in castigo.

-- E sar? bene, perch? sei impertinente. Chi te lo ha dato il soldo per comperare la sigaretta? Non lo avevi.

-- Me l'ha regalata Peppino Fiorillo, quel giovanotto coi capelli ricci ricci; ne fuma venticinque al giorno, lui, di sigarette, perch? ? grande, sta al liceo; l'ho incontrato qua vicino, passeggiava...

-- Non te la doveva dare la sigaretta; vedete se ? possibile, un ragazzetto di dodici anni, fumare! Se ? vizioso lui, non deve far diventare viziosi gli altri, le creaturine...

-- Oh Ciccina, quel poveretto ti ha mandato anche a salutare! Ha detto cos?: salutami la tua bella e sdegnosa sorella. Come parla bene, eh? Sta al liceo...

-- Un'altra volta non ti fermerai con lui, hai capito?

-- Oh Ciccina, quanto sei cattiva oggi -- disse Carluccio, volendo piangere.

-- Dammi la mezza sigaretta -- disse ella, raddolcita.

-- Ecco qua.

Cristina la butt? nella cenere del focolare.

-- Lo vuoi fare pi??

-- No, Ciccinella cara.

-- Ti ci fermerai pi?, con Peppino Fiorillo?

-- Mi ha promesso un gelato, da Mola, per domani, quando esco con Michela, ch? ? domenica: ma se tu vuoi, non mi ci fermer? pi?.

-- Te li dar? io, i quattrini pel gelato. Se Carluccio si porta bene, la sorella sua lo accompagner? a Napoli al collegio e gli regaler? una bella scatola di compassi...

-- E dirai a pap? che mi compri un orologetto d'argento, senza catena, capisci, con un laccettino nero?

-- Glielo dir?: subito, a lavarsi le mani e i denti, via, soldatino. Non si viene a pranzo, cos?, come un sudicione.

-- Totonno mi ha ancora scritto, oggi -- confid? Irene.

-- Ah... e che dice?

-- Che vuol dire? le solite cose. Senza denari, non se ne fa nulla. Egli mi ama, capisci, ? disperato, non ci ? da fare altro che aspettare la morte di suo padre.

-- Oh!

-- ? vecchio, ha fatto il tempo suo, il Signore se lo potrebbe prendere. Noi anche abbiamo il diritto di vivere.

-- Gli hai risposto?

-- Figurati, subito! In sette anni di amore ci saremo scritti un baule di lettere. Senti, Peppino Fiorillo ? innamorato di te?

-- No.

-- Come? Se ti faceva i gesti da spasimante, oggi.

-- Dove l'hai visto?

-- Dalla finestra del pollaio; davo il mangime ai polli. Fa vedere che non ne sai niente, ora! Lo ami tu?

-- No, cara Irene.

-- ? un gran bel giovane, una testa bizzarra, ? amico di Totonno. Non ti piace?

-- No.

-- E chi ti piace?

-- Nessuno.

-- Non pu? essere.

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