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Read Ebook: Cristina by Serao Matilde
Font size: Background color: Text color: Add to tbrJar First Page Next Page Prev PageEbook has 277 lines and 14873 words, and 6 pages-- Non pu? essere. -- Te lo direi: non mi piace nessuno. -- Prometti che me lo dirai? -- Prometto. -- Mettiamoci al balcone, passa la musica. -- No, comare mia, non voglio. -- E perch?? -- C'? qui sotto quel pazzarello di Peppino Fiorillo, che non mi vuole lasciare in pace. -- Chi? quello che d? tanti dispiaceri a sua madre? Figlia mia, pensa a quel che fai: i Fiorillo erano ricchi, ma sono rovinati, adesso... -- Io vorrei che lui mi lasciasse stare, ecco tutto. -- Gliene far? parlare dal compare Ciccio che, sai, ti vuol bene come un secondo padre. -- Non importa, aspettiamo, forse smetter?. Ma alla sera, mentre in piazza Mercato, sotto le acacie, suonava la banda municipale e le ragazze di Santa Maria sedevano, in fila, coi loro vestitini bianchi di taglio provinciale, agitando i ventaglini rossi che il fratello o lo zio avevano loro portato in dono da Napoli, occhieggiando col giovanotto amato, mentre le mamme, pure in fila, dietro, si lagnavano dell'umidit?, Irene disse a Cristina: -- Totonno mio ? con Peppino Fiorillo. Cristina sogguard? da quella parte. Pappino, appoggiato a un'acacia, col cappello in mano, si passava l'altra nei capelli ricciuti, con un gesto stanco e triste di persona infelice. -- Come ti guarda! -- disse Irene. -- Non ne hai piet?? -- Ma che piet?! Mi secca, tutti lo vedono, domani saremo la favola del paese. Bel guadagno ad avere una persona come lui alle costole! -- Cristina corrisponde? -- No, no, non vuol saperne. -- Domandate a Irene. -- Irene dice che Cristina non vuol saperne. -- Sar? vero? -- Mah! abitano dirimpetto, non direbbe la bugia. -- Peppino ? uno stravagante. -- ? capace di una forte passione? -- Chiss?! Non ha un soldo e Cristina ha quattromila ducati di dote. -- Che quattromila! Non ci arrivano. -- E se muore la zia Rosina che ha l'asma, Cristina eredita. -- Dio mio, che faccia malinconica ha Peppino! Cristina potrebbe guardarlo un momento. -- ? vero che vuoi bene a Cristina Demartino? -- gli domand? Ciccillo La Corte, uscendo dallo studio dell'avvocato Bosco, dove faceva pratica di procuratore. -- S? -- disse l'altro, cupamente. -- E che intendi di fare? -- Amarla. -- Ella ti corrisponde? -- Non so: non importa. -- Che tipo strano sei tu! E fin? per passare le sue giornate di vacanza alla finestra, donde si vedeva la terrazza di Cristina, e a passeggiare. Appena ella usciva a prendere una boccata d'aria, coll'uncinetto fra le dita e il gomitolo del filo nella taschetta del grembiule, se lo vedeva l? di faccia, con la sua aria tragica di amante disprezzato. Ella chinava gli occhi, non rientrava subito dentro per non far sembiante di nulla, ma restava imbarazzata, col viso infiammato. Ella gli aveva fatto dire, dal padrino Ciccio Cannavale, che la lasciasse tranquilla, che pensasse ad altro. Ma Peppino Fiorillo aveva declamato un grande discorso a don Ciccio Cannavale, sull'eternit? del vero amore, su Dante e Beatrice, su Petrarca e Laura, sulla libert? del sentimento. Don Ciccio gli aveva obiettato che lui, Peppino Fiorillo, non aveva n? arte n? parte, e che non poteva pretendere di sposare una fanciulla che aveva quattromila ducati di dote. Peppino aveva subito replicato, con grande fierezza, che egli disprezzava il denaro: sarebbe andato a Napoli a studiare legge, avrebbe conosciuto gli uomini politici del partito democratico nelle cui mani ? l'avvenire, avrebbe tentato il giornalismo, la letteratura, la poesia, carriere indipendenti, dove trova fortuna e gloria ogni forte ingegno, insofferente di giogo; del resto, lui, Peppino Fiorillo, disprezzava altamente la provincia e la sua crassa ignoranza. Don Ciccio Cannavale, sbalordito, non trov? nulla da replicare, e Peppino Fiorillo concluse: -- O Cristina, o la morte. -- Quella Cristina ? proprio senza cuore -- dicevano oramai tutti quanti. Ella credette essersene liberata, quando Peppino Fiorillo dovette partire per Napoli, nel novembre. Le parve meno dolorosa la partenza di Carluccio, per questo sollievo di Peppino che se ne andava anche lui. Ma lo studente le scrisse una lunga lettera in cui le giurava fedelt?, che le avrebbe scritto ogni giorno da Napoli, che si sarebbe fatto subito un gran nome per metterglielo ai piedi, per commoverla. La lettera era tutte cassature, raschiature, macchie sbiadite d'inchiostro: Peppino confessava d'aver pianto scrivendo. Questa lettera ella la trov? nel panierino dell'uncinetto, senza poter sapere chi ce l'avesse messa. E tutta la notte che precedette la partenza, Peppino passeggi? sotto la casa di Cristina: se ne parl? un mese in Santa Maria. Tre anni dopo, un giorno, a tavola, don Cosimo Demartino chiese a sua figlia Cristina: -- Cristinella, lo conosci Giovannino Sticco? -- Il figliuolo di donna Marianna? -- S?. -- L'avr? visto tre o quattro volte, quando veniva qui, che vi era ancora Ferdinando. -- Che te ne pare, Cristinella? -- Non saprei, pap?. -- ? un buon giovane. Il discorso cadde, essi continuarono a pranzare silenziosamente. Erano soli, soli, ora, ridotti a due: povera zia Rosina era morta della sua asma e Carluccio seguiva il terzo corso al collegio militare della Nunziatella. La zia aveva lasciato diecimila lire a Cristinella, e Carluccio aveva avuto ogni anno la cifra reale, come premio. Soltanto don Cosimo invecchiava giorno per giorno, logoro di fatica. Non parlarono pi? di Giovannino Sticco; ma sulle ventiquattro, appena Cristina aveva intonato il rosario a cui le donne di casa rispondevano, quasi cantando, il padre sopraggiunse, sedette sopra un seggiolone e tratta innanzi a s? una sedia, pos? il capo bianco sopra la spalliera. Pregava anche lui quella sera, e Cristina, dopo essersi fermata un momento, meravigliata, ricominci? l'avemmaria. Quando il rosario fu finito, le serve scomparvero a una a una, e padre e figlia rimasero soli, nella penombra. Ella stringeva ancora fra le mani, sotto il grembiule, la coroncina. -- Quel Giovannino Sticco ti vuole sposare, Cristinella. -- Lo ha detto a voi, pap?? Add to tbrJar First Page Next Page Prev Page |
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