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Munafa ebook

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Read Ebook: Novelle d'ambo i sessi by Panzini Alfredo

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Ebook has 1062 lines and 36642 words, and 22 pages

ALFREDO PANZINI

NOVELLE D'AMBO I SESSI

MILANO FRATELLI TREVES, EDITORI

Nono migliaio.

PROPRIET? LETTERARIA.

Si riterr? contraffatto qualunque esemplare di quest'opera che non porti il timbro a secco della Societ? Italiana degli Autori.

Milano, Tip. Treves -- 1920.

A EMILIO TREVES.

Roma, li 25 novembre 1917.

IL TOPO DI BIBLIOTECA.

Nel tardo autunno dell'anno 19.. il professor Fulai, appartenente allo Stato Maggiore dell'alta cultura, era alquanto preoccupato.

Il signor Sigismondo Fulai era ancora un imponente uomo. La sua salute era regolare; i suoi denti erano regolari e sorridevano con grazia e sopportazione. La sua testa, bench? contenesse una biblioteca , incedeva eretta, con bel dondolamento. La sua voce era pacata e soave, la sua pelle era rasata, le sue scarpe scricchiolavano eleganti e sempre lucide per opera di Battista.

Battista era il nome del suo domestico, il quale dava col piumino contributo alle schede; ed era giunto a conoscere i libri della biblioteca dalle rilegature dei medesimi.

Ora per cause tuttora ignote, nel tardo autunno del detto anno, i topi avevano invasa la biblioteca; quella del primo piano verso giardino; e questa cosa era preoccupante.

-- Che ne dite, Battista, della mia congettura che sia lo stesso topo che ha deturpato le silografie del Coster?

Che se egli stava nelle biblioteche ed archivi, -- come del resto il chimico sta nel gabinetto e l'astronomo nella specula, -- non si pensi per questo che egli fosse come uno di quegli antichi nostri arruffati umanisti che si diceano intenti a risuscitare i morti. Fulai era, anzi, mondanetto, n? privo con le dame di am?bili arguzie: tutt'al pi? riusciva ad addormentare i vivi.

-- Signore, -- diceva Battista, -- la gatta della portinaia ha figliato. Mi sono fatto tenere due micini che ancora prendono il latte. Attenda qualche giorno, e poi vedr? che il solo odore del gatto mander? via i topi.

-- Voi credete?

-- Certamente, e intanto provveder? con qualche trappola.

-- Oh, egregiamente pensato! -- disse il Professore.

E Battista colloc? alcune trappole; due nella libreria ed una nell'armadio, e le forn? di buon'esca.

Ora, una notte, il signor Professore sente che l'orribile rumore ? cessato di botto: poi sente un nuovo, ma piccolo, curioso rumore.

Era il maligno topo! Possibile che fosse lui solo e cos? piccolo? S?, un solo, minuscolo topolino, perch?, spenta la luce, non si ud? altro rumore pi?.

-- Apollo Sminteo non ti salver?, -- pens? il signor Professore, e voleva ora dormire: ma era ormai mattutino e i vetri segnavano il lividore del giorno autunnale. Ah, possedere un nemico in gabbia, sia esso uomo o topo, e poterne far strazio senza alcun pregiudizio, ? tal cosa da far perdere il senno. Il Professore scese dal letto, prese la trappola e, alla luce del giorno, esamin? il suo nemico.

Il topolino si rivolse a preghi, e disse: "O Professor, per lo tuo Iddio, non esser s? crudel!...,,.

Ma il Professore prese un puntuto tagliacarte, e due o tre volte trapass? le sbarre della trappola, ma non colse il suo nemico, onde ne ebbe dispetto.

-- Attendi e vedrai nuovo ludo! -- disse, ed affoc? il tagliacarte alla fiamma di una candela; ma sebbene sapesse a menadito tutti i duelli di Ranaldo e di Ferraguto, non riusc? neanche allora ad infilzare il topolino.

Se non che il topo aveva, per sua mala ventura, la coda e questa sporgeva fuori della trappola. Il Professore, che si era intanto riscaldato nel combattimento, cap? senz'altro il vantaggio che si poteva ricavare da quella coda; e bench? con ribrezzo, la prese, tir?, ed immobilizz? il topolino, che, intelligente anche lui, si agitava furibondamente con la parte del corpo non immobilizzata per meglio schermirsi; e intanto digrignava e scopriva l'apparecchio formidabile, in tanta sua piccolezza, degli acuminati denti. Le due pupille, poi, quelle due capocchie nere, balenavano la disperata rabbia. Ma il Professore, al contrario dei cavalieri antichi che per onor di cavalleria colpivano davanti, colp? di dietro perch? era pi? facile. Il ferro rovente penetr?, e usc? allora da quel topo uno strido lacerante. Il topo si abbatt?: batteva convulsamente i piccoli denti. Sussultava ogni tanto nel piccolo corpo, che si gonfiava e si comprimeva: poi i sussulti cessarono.

Allora il signor Professore ebbe l'idea di uccidere un topo morto. Ma "cortesia fu lui esser villano,,!

Lev? il topo dalla trappola, e sosp?solo per la coda, ne lasci? cadere la testolina puntuta, orecchiuta, dai feroci baffi, su la fiamma della candela.

Fu allora che il topo dimostr? al Professore che non ? tutta fantasia quello che si legge dei cavalieri antichi, i quali per quanto si martellassero, non erano mai ben morti.

Al contatto della fiamma, il topo scatt?, si rivolt? in su. Fu lesto il Professore a lasciare andare la coda; ma pi? balenante fu la mossa del topo, ed il Professore ebbe per un orribile istante la visione, e anche la sensazione, dell'abominevole topo sospeso coi denti al suo dito pollice.

-- Battista, non avete voi dell'acido borico? -- suon? questa insolita voce nel corridoio silenzioso.

Battista, quando il signore chiamava, aveva ordine di portare il caff? al signore, che lo sorbiva a letto; e di non parlare se non per qualche speciale avvenimento meteorologico, successo durante la notte.

Ora quella mattina, Battista, accorrendo, vide il signore gi? alzato, in mutande rosee, presso i vetri, occupato a scrutare il suo dito pollice.

No, egli non aveva dell'acido borico.

-- Ebbene, recatevi alla pi? vicina farmacia e fatevi dare un potente disinfettante.

Ma il professor Fulai era posseduto da un'insolita agitazione. Quelle statistiche di morti, quelle piramidi di morti, quell'edificio bianco in cui dovevano abitare i condannati a morte, gli producevano un'insurrezione di immagini funerarie. Vedeva le logge popolate dalle file dei tubercolosi immobili; la foresta funeraria dei pini; la spera infaticabile del sole che gl'infermi saluteranno senza sapere se la rivedranno ancora. Quella festosa polemica dei signori medici gli parve una mostruosa cosa, una lacerante contraddizione.

In condizioni normali il professore Fulai non avrebbe avvertito nulla di tutto questo: egli non sarebbe morto n? in guerra, n? tubercoloso: dunque la cosa non lo riguardava. Tutt'al pi? sarebbe morto come Francesco Petrarca, con un codice in mano, per effetto di un soffio soave, come si spegne una candela.

Ma in quel giorno egli non si trovava in condizioni normali, e perci? percepiva cose che comunemente non si percepiscono. Gli pareva che gli dolorasse il dito pollice.

-- Allora la cauterizzazione? -- domand? Fulai.

-- Ma scusi, commendatore, io ho letto che il torrente sanguigno si muove con una maggiore lentezza.... -- si permise Fulai di osservare.

A casa, l'ottimo Battista aveva preparato la solita igienica e delicata colazione; ma la zuppa raffreddava: e tre volte blandamente aveva bussato alla porta dicendo:

-- Signore, ? in tavola.

-- Battista! -- si sent? chiamare Battista con voce insolita, -- avete voi trovato un topo morto nella mia camera?

-- S?, signor padrone.

-- E dove ??

Battista, dopo mezz'ora di lavoro fra le immondezze, aveva trovato.

-- Ah! bene. Non voglio vedere: mettete in una scatola.

Poco dopo un uomo usciva frettolosamente di casa: esso portava la sua morte nella tasca del suo palt?.

Fulai suon? ad una porticina che era semiaperta. Si present? una pingue donna con le braccia nude e tutta coperta da un lungo camice bianco.

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