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Read Ebook: La cartella N. 4 by Colombi Marchesa
Font size: Background color: Text color: Add to tbrJar First Page Next PageEbook has 878 lines and 35636 words, and 18 pagesLA MARCHESA COLOMBI LA CARTELLA N. 4. CAPO D'ANNO. CHI LASCIA LA VIA VECCHIA PER LA NOVA.... I MORTI PARLANO. RICCARDO CUOR DI LEONE. -- STORIA D'UNA VIOLA. UNA PICCOLA VENDETTA. CAPO D'ANNO. Dal trentuno dicembre al primo gennaio, non c'? che quel tempo inafferrabile, d'una brevit? infinitesimale, che corre tra l'ultimo minuto secondo della dodicesima ora, al primo minuto secondo della prima; -- il passaggio identico di ciascun giorno dell'anno al suo domani; un attimo, una pulsazione, nulla. Eppure tutti consideriamo la fine dell'anno come un punto fermo, come la chiusura d'un periodo. Pare che tutte le cose intraprese debbano essere compiute a quell'epoca, e che pel primo dell'anno venturo s'abbia da ricominciare tutto daccapo. I giornali perdono dei collaboratori e ne acquistano di nuovi; e proclamano che i nuovi sono gen? e quelli perduti non valevano nulla, senza tener conto dei pomposi elogi con cui li avevano annunciati l'anno precedente; ed aprono nuove rubriche e nuovi abbonamenti fanno nuovi programmi e nuove promesse. Si ? arrivati a quella stazione di fermata: che si chiama il capo d'anno. Si riparte per un nuovo viaggio dove tutto ? ignoto; ci si avvia alle speranze; ciascuno dice sospirando < Eravamo una serie di cugini che ci trovavamo tutti insieme il gioved? e la domenica. -- Si faceva, naturalmente, un chiasso dell'altro mondo; e, per una decina di gioved?, ed una decina di domeniche prima delle feste, la zia Catterina che parlava a proverbi, quando si sentiva rompere il capo dai nostri gridi, ci gettava contro, come una minaccia, il suo proverbio di circostanza: -- < Noi restavamo tutti colpiti, e ci guardavamo l'un l'altro cogli occhi sbarrati come per leggerci a vicenda nella mente l'idea di quella vita nuova misteriosa ed ignota. -- < E noi pure avevamo da scrivere lettere e recitare complimenti con una serie d'auguri agli altri e di propositi nostri per l'anno che cominciava. Ed intanto, per incoraggiarci a quei propositi di lavoro, d'obbedienza, di virt?, c'erano i doni di capo d'anno che fioccavano da tutte le parti. -- Mamma, babbo, nonni materni e paterni, zii, prozii, da lontano, da vicino, tutti i parenti, noti ed ignoti, risalendo fino a certe parentele ipotetiche e lontane che non ci riesciva di capire, tutti mandavano la strenna. Erano processioni di bambole d'ogni dimensione, d'ogni condizione sociale, dalla gran dama che arriva tra le nevi di gennaio in abito scollato, scortata da un ricco mobiglio e da un abbondante corredo, fino alla contadinetta di legno col vestitino corto di tela color di rosa incollato sulla persona, e senza il lusso d'una calzetta o d'una camicia. Erano reggimenti di soldatini di piombo e di legno, ulani, croati, bersaglieri, chasseurs d'Afrique, horseguards, -- tutte le armi e tutte le nazioni, e tutti fraternizzavano sui nostri tavolini da gioco, confondevano, scambiavano le bandiere, stringevano le alleanze pi? imprevedute per impegnarsi in guerre mostruose, compievano atti d'eroismo da far impallidire i Fabi ed i Maccabei, poi ad un tratto, colti da un panico inesplicabile, s'abbandonavano alle fughe pi? vergognose da cui risultavano vittorie incredibili, paci stupefacenti. Ricordo quando gli anni furono passati per le bambole e pei soldatini, quando noi altre fanciulle cominciammo a portare gli abiti lunghi ed i maschi andarono all'universit?. Allora pel capo d'anno c'erano tutti i presagi della nostra sorte futura. La sera prima, si metteva sulla finestra una tazza d'acqua; e la mattina si dovevano vedere sulla superficie di quell'acqua gelata gli emblemi dell'arte o del mestiere del futuro marito. Erano sempre un'infinit? di lineette diritte e sottili che s'incrociavano in tutti i sensi; sembravano tanti aghi, ed avevano finito a persuaderci che per tutte noi non c'era altra speranza che di sposare un sarto. Poi la mattina, appena alzata, ogni ragazza prendeva una pianella e la gettava in alto. Se andava a cadere colla punta verso l'uscio, era certo che la signorina sarebbe uscita da casa nell'annata per andare a marito; altrimenti c'era un altro anno da aspettare, un'altra pianella da buttare in aria, e chiss? poi quanti anni e quante pianelle! E nell'uscire di casa bisognava prestare una grande attenzione alla prima persona che s'incontrava. -- Se era un prete si moriva entro l'anno; se era un giovinotto si pigliava marito; se era una fanciulla s'invecchiava zitella; se era un soldato guai in famiglia; se era una vecchia, triste annata in ogni senso. Crescemmo tutti col culto delle strenne; e quando passammo dallo stato sereno e spensierato di figli di famiglia, a quella pi? grave assai di capi di casa, di nonni, di bisnonni, di antenati addirittura, non fu pi? la parte piacevole di ricevere i doni che ci dette da pensare, ma quella pi? difficile di farli. Tanto pi? difficile poi, per chi deve cavarli dai magri frutti della sua penna. -- <> -- dice il vecchio proverbio latino. Ed io conosco uno stornello inedito d'un poeta moderno che inaugurava un tappeto nel suo salotto, e mi ricordo che comincia cos?: -- < Figurarsi poi la superfluit? delle Strenne! Io ci penso tutta l'annata. Ed appena passata la burrasca d'un capo d'anno, mi preparo una cartella nuova, dove raccolgo man mano i miei lavori brevi per farne un volume al capo d'anno seguente. -- Quella cartella ? il mio salvadanaio; ? la strenna de' miei nipoti e pronipoti; ?, per me, la gioia dei loro desideri appagati, dei loro baci, dei loro sorrisi; del tripudio dei bambini, delle soddisfazioni vanerelle delle giovinette, dei loro spassi, delle loro letture. -- ? per loro una promessa lungamente aspettata, il realizzarsi d'una speranza, una prova del mio affetto. -- ? per tutti un giorno di allegria, d'espansione; una festa in famiglia. E che ansiet? negli ultimi mesi dell'anno! Grandi e piccini tutti sappiamo che i doni del capo d'anno sono l? in quella cartella, in quegli scartafacci della bisnonna. -- Ma quelle carte non sono biglietti di banca e debbono diventare biglietti di banca; e, perch? subiscano questa metamorfosi occorre un editore. E se l'editore non capitasse? ? una minaccia che ci impensierisce tutti, e me pi? di tutti. E quei foglietti si abbandonano sopra un mobile, sul marmo del caminetto, sul tappeto, in un paniere da lavoro... Si lasciano andare dispersi per la casa. E chi deve fare un dono li trova, e, nella misura de' suoi mezzi pu? fare una scelta, colla certezza di offrire una cosa desiderata. Si figurano, signori lettori, la nevicata di foglietti che vagola intorno ad una vecchia bisnonna? -- Un cappello Rubens. -- Un abito di Casimira guarnito di lontra. I prezzi sono io che li aggiungo colla rapidit? del pensiero: la giovent? non discende alla prosa del calcolo; desidera, ambisce, spera, intollerante delle limitazioni finanziarie che inceppano la fantasia. Codesti desideri, si sa, non si appagano; ma bisogna pure appagarne qualcuno. Avevo gi? trovato una dozzina di foglietti, ed il novembre cominciava appena. -- Mi si rizzavano in testa... le gale della cuffia, quando guardavo la mia cartella, e pensavo: -- E se l'editore non capitasse! Hanno dato tutte il loro frutto, e furono convertite in doni di ceppo e strenne, e sono andate. E la Cartella N. 4? L'annata ? stata cattiva; il denaro ? scarso; gli scrittori vengono su da ogni parte come i funghi, alcuni pochi grandi e succosi, la maggioranza piccioletti, mingherlini, bistorti, stentatelli; alcuni velenosi. Ma tutti nascono colla passione della caccia... all'editore. E gli editori invece diminuiscono come se ci fosse entrata la filossera. -- Io pensavo tutto codesto, e ripetevo con un brivido: -- E se l'editore non capitasse? E mi figuravo i visi imbronciati delle mie nipotine capricciose; la delusione melanconica delle pi? buone; lo stupore dei bambini, il loro risentimento dinanzi alle scarpette rimaste tutta la notte al freddo sul balcone e trovate il mattino vuote e raggrinzate dal gelo. -- Mi figuravo la casa triste, senza i gridi di sorpresa e di gioia, senza l'enfasi dei ringraziamenti, senza l'ansia del raccontare, senza l'entusiasmo romoroso assordante pei balocchi nuovi, senza l'animazione, l'orgasmo, la vita che anima le feste solenni. Oh, se l'editore non fosse capitato! Ma, per fortuna, l'editore non mi manca mai. ? il dono di ceppo dell'ava; forse la provvidenza lo concede alle preghiere dei bambini. Venne il signor Gargano di Cesena e mi domand? La Cartella N. 4. -- Ed anche questi scartafacci si poterono convertire in biglietti di banca, ed anche quest'anno non mancheranno i doni di ceppo e le strenne. Per tutti i cavallini e le carrozzelle e le armate internazionali di legno e di piombo che faranno impazzare di gioia i miei bimbi, per tutte le bambole e le casine e le cucinette ed i corredini, che inspireranno alle bambine le prime idee casalinghe e materne, pei vezzi, pegli abiti, pei buoni libri che faranno sorridere o palpitare le giovinette, io auguro al mio nuovo editore che questo libro gli porti fortuna. Che parenti ed amici glielo comprino per offrirlo in dono ai giovani delle loro famiglie, e che lui pure, come noi trovi i suoi doni di capo d'anno, nella Cartella N. 4. CHI LASCIA LA VIA VECCHIA PER LA NOVA.... Un giorno ricevetti una lettera d'una giovinettina, la quale, trovandosi a far parte d'una famiglia numerosa e ristretta di mezzi, aveva concepita l'idea di studiare da telegrafista. Conoscevo la posizione di quella ragazza, ed avevo sempre preveduto che dovrebbe aprirsi una via di guadagno. -- Recitava benino, ed un momento s'era anche parlato di farne un'artista drammatica; ma poi s'erano enumerati ad uno ad uno i pericoli, gli inconvenienti di quella carriera, e s'era respinto quel progetto. Ma, per la telegrafista, l'avvenire doveva essere necessariamente oscuro come il presente; -- e si trattava di vedere una ragazzina andare all'ufficio come un giovinotto, bazzicare cogli impiegati, senza sorveglianza, per riescire a che cosa poi? Ad essere tutta la vita un umile impiegato. -- Gli uomini che prendono quella carriera non hanno speranze maggiori, -- si diceva, -- e tuttavia se n'accontentano. E questo ? vero. Ma gli uomini non arrischiano tanto quanto una ragazza. -- Ero malcontenta, diffidente. In quell'incertezza pensai di scrivere ad una buona signora che era stata pi? d'un anno telegrafista prima di maritarsi, e di domandare consiglio a lei. Mi rispose un biglietto breve, mandandomi un grosso manoscritto. Nel biglietto mi diceva: < < un sacrificio ed un'umiliazione che m'impongo confidandole la mia storia; forse potr? anche sembrarle una sconvenienza. -- Ma ? la sconvenienza di chi si denuda per gettarsi in mare a salvare un naufrago. -- Me ne tenga conto, e se dovr? servirsi del mio esempio per ammonire altre giovinette, pubblichi pure la mia storia; ma prima cambi i nomi di persone e di paesi. Sono madre di famiglia, e non vorrei essere riconosciuta.>> L'AUTRICE. Ho cambiato i nomi, ed ecco il manoscritto come l'ho ricevuto. Add to tbrJar First Page Next Page |
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