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Munafa ebook

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Read Ebook: L'Italia nel 1898 (Tumulti e reazione) by Colajanni Napoleone

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Ebook has 58 lines and 7567 words, and 2 pages

N. COLAJANNI

L'ITALIA NEL 1898

FILIPPO TURATI

MILANO SOCIET? EDITRICE LOMBARDA Corso Venezia, 13

A CHI LEGGE

Dott. NAPOLEONE COLAJANNI

SIAMO IN RITARDO

Scrivevo adunque nell'autunno del 1894: <>.

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Il riavvicinamento tra i prodromi della grande rivoluzione francese e gli avvenimenti di Sicilia, che riporta il nostro paese ad un secolo fa, pu? oggi essere completato con un altro riscontro storico che somministra l'Inghilterra.

Al di l? della Manica l'evoluzione politico-sociale non fu tranquilla e pacifica sempre, come, nelle sue grandi linee, si ? andata svolgendo nella seconda met? di questo secolo.

Qualcuno potr? obbiettare, che accennando al lavoro del boia si vien meno alle condizioni di una buona comparazione e che viene a mancare ogni analogia, perch? condanne a morte ci furono in Inghilterra -- bench? non eseguite -- ma non una -- eccettuato il caso Barsanti, che non entra nel periodo in discussione -- ne inflissero i mal giudicati Tribunali militari Italiani nel 1894 e nel 1898.

All'obbiezione si trova risposta nelle differenze tra i due paesi: nella natura degli avvenimenti, nella proporzione e durata delle repressioni, nella giustizia delle altre pene, nella serena imparzialit? dei giudici ordinari -- e non eccezionali -- nella sapienza e moderazione delle classi dirigenti e dei governanti.

Le differenze ci sar? occasione di rilevarle, nella misura consentita dall'indole di questo scritto, man mano che proceder? la narrazione; e le differenze eloquenti non potranno non richiamare alla realt? triste della nostra enorme inferiorit? politica e morale, quanti leggeranno coll'animo intento alla ricerca del vero.

I promotori ed organizzatori del movimento trovarono grande seguito per lo appunto perch? tristissime erano le condizioni economiche degli operai nella grandissima maggioranza.

Ma ? per le classi dirigenti italiane, che sopratutto sono ricchi di ammaestramento questi raffronti storici dell'Italia colla Francia da una parte e coll'Inghilterra dall'altra.

L'Italia ? in ritardo nella sua evoluzione rispetto alla Francia e all'Inghilterra; ma se questo ritardo sotto molti aspetti ? deplorevole, esso ha almeno un lato buono: consente al nostro paese di trarre profitto dei risultati degli esperimenti politico-sociali che furono fatti altrove.

LA MARCIA DELLA SOMMOSSA

Il malessere economico, politico e morale in Italia non data da pochi anni, perch? dal 1870 in poi ? andato crescendo, quasi senza interruzione; i segni ne furono manifesti e indussero allo studio delle cause che lo generarono i privati e lo Stato.

Dal volume breve di mole e ricco di contenuto dell'illustre senatore lombardo sono scorsi alcuni lustri e di rimed? adottati tra quelli indicati come necessari ed urgenti si ha scarsa notizia e magrissimi risultati. Sicch? da allora ad oggi i mali deplorati, anzicch? diminuire, andarono crescendo in guisa da rendere facile a qualunque osservatore mediocre la previsione di qualche catastrofe, per la innegabile persistenza delle classi dirigenti nel sistema di governo che era riuscito disastroso per tanti anni.

Se il periodo dell'osservazione in Italia fosse soltanto durato da Caltavuturo -- 21 Gennaio 1893 -- alla primavera del 1898, si potrebbe dire che esso sarebbe stato insufficiente per indurre le tendenze? Ci? potrebbe dirsi pel passato remoto; non pi? oggi. Nella esperienza sociale c'? acceleramento rapidissimo ch'? in ragione diretta del tempo trascorso e dell'esperienza aumentata in ragione composta dei mezzi di studio sempre pi? copiosi e perfezionati e degli altri per divulgare i risultati raccolti.

La necessit? e l'urgenza di opportuni provvedimenti che dalla Sicilia si estendessero a tutta la penisola ed alla infelicissima tra le sue regioni, la Sardegna, emergevano evidenti dalle discussioni parlamentari del 1894, continuate ed allargate successivamente.

Furono gli ardenti unitari come Fortunato, Imbriani, ecc., che insistettero nel dimostrare che il disagio che affliggeva le popolazioni al di l? dello Stretto, imperversava del pari in tutto il resto del regno. Era vero; ed erravasi soltanto affermando che in Sicilia il malessere non avesse caratteri particolari, che lo rendevano pi? sensibile.

Dal 1894 a tutto il 1897, in corrispondenza della variet? delle condizioni economiche, politiche, morali e intellettuali, che ? propria delle diverse regioni d'Italia -- fatta federale dalla natura e dalla storia -- i segni del malessere profondo sono differenti nel mezzogiorno, nel centro e nel settentrione.

Si accenna appena a queste manifestazioni legali del disagio illegalmente represse dal governo che sotto Di Rudin? volle acquistare fama non bella a Molinella, come altri se l'aveva assicurata tristissima a Conselice; e si ? anche costretti a sorvolare sulla inattesa agitazione agraria delli Castelli Romani -- inframescata di violenze, di ferimenti, di arresti e di processi; ma tanto legittima nelle sue cause da accapparrarsi le simpatie e la benevolenza degli ufficiosi del tempo -- l'est? del 1897 -- e di alcuni rappresentanti del potere politico: Bonerba ispettore di Pubblica Sicurezza e Marchese Cassis ispettore generale al ministero dell'interno. ? tutto dire! Si fa una semplice menzione della grande manifestazione di Roma contro la ricchezza mobile, che ebbe il suo epilogo tragico in Piazza Navona; e la si ricorda particolarmente: da un lato perch? sintomatica del generale malcontento della borghesia; dall'altro perch? segna la sua illogica e contradditoria condotta. Questa borghesia, infatti, che fa le elezioni, che ha in mano le redini del governo e vuole la politica dispendiosa, ha perduto il diritto di protestare contro la soverchia gravezza delle imposte: se vuole gli obbiettivi dei megalomani deve somministrare i mezzi per conseguirli.

La protesta dello stomaco per un momento rid? all'Italia una unit? di sentimenti, che le mancava da anni parecchi; la protesta dello stomaco assegna al nostro paese un posto speciale, perch? vide riprodurre fenomeni che non si credevano pi? possibili nella civile Europa occidentale in questo scorcio di secolo. Infatti solo da noi si ebbero i tumulti per carestia, per fame, per cause che agirono egualmente presso gli Stati del vecchio continente, ma senza produrre gli effetti dolorosi, che rimangono propri ed esclusivi dell'Italia.

LA CRONACA SANGUINOSA

L'anno 1897 erasi chiuso per l'Italia sotto i pi? sinistri auspici. Nelle Marche, nella Romagna, in vari altri punti del regno, durante l'autunno, quasi per non interrompere la cronaca dei tumulti e delle sommosse, c'erano state delle manifestazioni, ora lievi, ora gravi che costituivano l'indice pi? eloquente del malessere generale.

Il timore manifestato nel 1894 era gi? una realt? nell'autunno del 1897: la sommossa aveva valicato lo stretto e dalla Sicilia si era propagata in tutto il continente. Sullo scorcio di quell'anno, per?, essa non aveva assunto i caratteri che l'avevano distinta nell'isola. Il fenomeno si riprodusse in tutti i suoi dettagli nell'anno 1898, che rimarr? celebre nei nostri annali per la cronaca sanguinosa della sua primavera.

Ed ? la Sicilia, dove sono i centri del dolore, che suona la diana: a Modica ed a Troina si tumultua per fame e rinnovansi le stragi del 1893-94. Sorpassano la decina gli affamati uccisi in Febbraio in quelle due citt?, e centinaia di feriti cercano salvezza nella fuga, perch? la polizia non contenta delle generose somministrazioni di piombo cerca vittime nuove per le patrie galere.

Passano due mesi in una calma relativa, che non inganna i veggenti, e quando verso la fine di Aprile si esauriscono le provviste locali di frumento e si eleva rapidamente il prezzo per la guerra ispano-americana, che rese pi? scarsa l'importazione, l'incendio divampa da un capo all'altro d'Italia con una rapidit? prodigiosa spiegabile colla facilit? e rapidit? dei mezzi di comunicazioni di ogni genere; i tumulti e le sommosse assumono le proporzioni di una vera epidemia alla cui diffusione, oltre le cause economiche, politiche e morali persistenti, somministra un contributo considerevole il mimetismo, il contagio psico-sociale.

Ecco la cronaca sanguinosa fatta di date e di cifre; ed avverto che, pur troppo, essa non ? completa.

I tumulti, le sommosse cominciarono il 26 Aprile a Faenza ed a Finale-Emilia. Si ripetono il 27 a Faenza e Bari; il 28 a Faenza, Foggia, S. Giovanni a Teduccio, Arzano, Benevento, Secondigliano; il 30 a Modugno, Aversa, Palermo, Piove, Pesaro, Ferrara, Rutigliano, Castelsanpietro, Forl?, Rimini, Camerino, Napoli; il 1.? Maggio a Monopoli, Molfetta, Minervino-Murge, Benevento, Ferrara, Napoli, Rimini, Bagnacavallo, Ascoli Piceno, Resina, Ponticello, Giuliano, ecc.; il 2 a Bagnacavallo, Ascoli Piceno, Cesena, Piacenza, Parma, Ferrara, Ariano di Puglia, Salerno, Palermo, Pesaro; il 3 a Pesaro, Figline Valdarno, Avellino, Soresina; il 5 a Pavia, Livorno, Sesto Fiorentino; il 6 ad Avellino, Livorno, Firenze, Pisa, Padova, Palermo, Milano; il 7 a Livorno, Pistoia, Fermo, Porto Maurizio, Milano; l'8 a Firenze, Monza, Como, Padova, Pescia, Genzano di Roma; il 9 a Milano, Napoli, Pontedera, Monza, Saronno, Como, Brescia, Rovigo, Vicenza, Reggio-Calabria, Siracusa, Bologna, Monsummano, Tropea, Castelvetrano, Foggia, Matelica, Livorno, Pisa, Siena, Roccastrada, Bologna, Ferrara e dintorni, Ancona, Velletri, Messina, ecc., ecc.; il 10 a Napoli, Livorno, Genova, Porto-Maurizio, Chiavari, Ravenna, Castelferretti, Tropea, Velletri; l'11 a Caserta, Aversa, Cimitile, Novara, Luino, Messina, ecc.

Una prima e necessaria constatazione: la ferocia della repressione non sta menomamente in rapporto colle gravit? ed un poco anche coll'indole dei tumulti. A Bari ed a Foggia i fatti sono gravissimi e stante la importanza delle due citt? possono riuscire pericolosi; eppure non ci sono i morti di Molfetta e di Modugno. A Faenza, che inizia il movimento e dove sin dal primo giorno si concede il pane a 30 centesimi, si arriva alla costruzione di vere barricate; ma non si deplora un eccidio come a Bagnacavallo. Tra Prato e Sesto Fiorentino, tra Parma e Piacenza da un lato, Monza, Luino e Soresina dall'altro, in ambienti tanto diversi, intercedono le medesime differenze dianzi accennate e che si verificarono anche in Sicilia nel 1893-94. Ci? prova che dovunque le autorit? furono longanimi e prudenti si evit? o si ridusse a ben poca cosa il versamento del sangue.

Se in questa diversit? di risultati c'entrano le differenze individuali delle autorit? locali, c'entra in misura maggiore la mancanza di savia ed uniforme direzione dal centro.

Ho enumerato senza alcun ordine le citt?, i paesi, i villaggi che somministrano elementi alla cronaca sanguinosa perch? l'apparente disordine si presta a considerazioni d'indole apparentemente geografica che assurgeranno pi? tardi ad importanza maggiore per giudicarne l'indole. Anzitutto, se in generale si pu? affermare che i tumulti cominciano nel mezzogiorno per propagarsi gradatamente al settentrione, non ? meno vero, per?, che la prima scintilla si parte dal centro e dal nord della penisola -- Faenza e Finale Emilia -- e divampa pi? qua e pi? l?, mostrando che le cause determinanti esistono in tutta la penisola ed agiscono disordinatamente e contemporaneamente sui grandi e sui piccoli centri, senza che possa affermarsi esservi una prevalenza decisa dei primi o degli ultimi in guisa che possano stabilirsi i primitivi centri d'irradiazione. Solo pu? rilevarsi che i casi di Milano esercitarono maggiore influenza degli altri se si deve giudicarne dal numero delle localit? che furono tumultuanti il giorno nove Maggio.

Un'ultima constatazione merc? la quale la geografia e la cronologia alleate rivelano l'indole dei luttuosi avvenimenti in discorso.

Il 1? Maggio, giorno sacro pei socialisti e che avrebbe potuto fornire occasione a dimostrazioni facilmente degeneranti, passa tranquillo dove i socialisti sono forti per numero e per organizzazione. Solo a Rimini, a Bagnacavallo ed un poco a Ferrara, contrade pervase discretamente dalla corrente delle nuove idee, nel giorno della festa del lavoro vi furono tumulti; prevalsero questi nel mezzogiorno -- Napoli, Monopoli, Minervino Murge, Molfetta, Benevento, Resina, Ponticello, Giuliano, ecc. -- dove possono esservi socialisti, ma non esiste affatto un partito socialista, nemmeno in embrione.

E chiudo questa cronaca sanguinosa con cifre, che, per quanto incomplete, riescono dolorose ed eloquentemente rivelatrici.

Bisogna rinunziare ad enumerare gli arresti. In un giorno c'erano oltre 500 detenuti per causa dei tumulti nelle carceri giudiziarie della sola Bari; 300 cittadini in una volta furono imprigionati a Livorno; un migliaio circa in pi? volte in Napoli. In Italia gli arresti, senza timore di esagerare, si pu? affermare, che nel periodo dei tumulti dovettero contarsi a decine di migliaia.

La statistica dei ferimenti tra i cittadini ? ancora pi? incerta; chi ? ferito nei tumulti si presume che abbiavi preso parte. Non si ammette che sul luogo ci si sia trovato accidentalmente o trascinato dalla marea; perci? se fa noto il suo stato ? sicuro che egli verr? sottoposto a processo. In questo caso sar? fortuna se uscir? assolto; ma nessuno lo risarcir? mai dai parecchi mesi di carcere preventivo sofferto. Si comprende perci? che il numero dei feriti tra i cittadini denunziati dai giornali dal 26 Aprile alli 11 Maggio debba essere molto al disotto del vero; riuscii a raccoglierne circa duecento, ma con molta probabilit? avranno passato il migliaio.

Pi? sicuro ? il numero dei morti e ce ne furono cinquantuno oltre quelli di Milano. La forza pubblica non ebbe che un morto e ventisette feriti; e tra le ferite furono calcolate le leggere contusioni. Nella forza pubblica le lesioni furono quasi tutte lacero-contuse. Il popolo in armi, che movevasi in seguito a complotto preordinato da lunga mano, non possedeva che sassi e bastoni!

A MILANO

Si cominci? a tacere delle cause economiche, che avevano determinato i primi tumulti, e si segnal? con accenni vaghi e timidi da principio, pi? recisi e chiari in appresso, l'azione dei partiti sovversivi -- repubblicani, clericali e socialisti, -- il complotto, la preordinazione voluta e cosciente di tutti quei movimenti che erano stati considerati con singolare unanimit? spontanei, improvvisi, e sottratti all'influenza di qualsiasi partito politico. In questa guisa tutto l'interesse e tutta l'attenzione della frazione della nazione che pensa e partecipa alla vita politica concentrossi su Milano, da cui possono prender nome tutti gli avvenimenti luttuosi della primavera del 1898. E dal carattere reale o artificiosamente attribuito agli avvenimenti di Milano presero l'intonazione tutti i provvedimenti politici, che costituiscono uno dei periodi della pi? stolta e ingiustificata reazione, che abbia attraversato l'Italia nuova.

A Milano, perci?, si assomma la storia dei tumulti di cui c'intratteniamo ed ? indispensabile esporre colla maggiore esattezza possibile quali furono i fatti che vi si svolsero dal 6 al 9 maggio, onde assegnare le rispettive responsabilit? agli attori del dramma e riuscire al giudizio complessivo equanime sull'opera del governo.

Non ? facile fare la cronaca imparziale, obbiettiva, degli avvenimenti ai quali si ha assistito o si ha preso parte diretta o indiretta; l'impresa ? pi? ardua quando chi scrive ? uomo di parte. ? bene, per?, che chiunque desidera che la luce si faccia intera, a tale impresa si accinga, perch? su ci? che pu? esservi di errato nella narrazione, dai viventi possa venire la rettifica o la smentita opportuna.

Comincio, adunque, sereno la cronaca dei fatti di Milano; per la quale si ha un documento importante nei resoconti stenografici dei processi, che si svolsero innanzi ai Tribunali militari. A proposito dei quali non si deplorer? abbastanza la condotta insana del Generale Bava-Beccaris, che sottrasse elementi preziosi per la storia colla censura esercitata sulla stampa e coi tagli fatti eseguire negli stessi resoconti stenografici dei processi.

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