Read Ebook: O tutto o nulla: romanzo by Barrili Anton Giulio
Font size: Background color: Text color: Add to tbrJar First Page Next PageEbook has 1142 lines and 49285 words, and 23 pagesLa strada non era breve; ma le due compagnie, liete di essersi incontrate, non volevano separarsi. Perci? il commendatore Gerardo propose, e gli altri accettarono, di fare la strada a piedi. In una ventina di minuti si sarebbe giunti all'albergo. Lo stradone era fiancheggiato da due filari d'alberi, e c'era ombra abbastanza. Del resto, alle nove e mezzo del mattino i raggi del sole non iscottavano ancora. Capirete che il contino Anselmi era in vena di dirne e la signora Rivanera di sentirne. Perci? andarono avanti, e Aldo stette indietro, a udire il suono argentino delle risa di Camilla. -- Che avete? -- gli disse la signora Elena, prendendo famigliarmente il suo braccio. -- Io? Niente; -- rispose egli, scuotendo la testa, come uno che si svegli d'improvviso. -- Niente! -- esclam? la signora Elena. -- ? troppo poco. -- Aldo rimase taciturno. Forse non ud? neanche l'osservazione della signora Vezzosi. Il nostro povero eroe non avea orecchi che per le risa della signora Camilla, pi? vive in quel punto, e pi? argentine che mai. Per tutti i settecentomila settecento settantasette diavoli, che si sogliono invocare in simili occasioni, che cosa diceva di cos? spiritoso, a otto passi da lui, il contino Anselmi, che la signora Camilla dovesse riderne in quel modo? La signora Elena, usando liberamente dei diritti dell'amicizia, diede una strappatina al braccio del suo distratto cavaliere. -- Suvvia, rispondete; -- gli disse; -- che cosa vi affligge? -- Ve l'ho gi? detto, nulla; -- rispose Aldo De Rossi. -- Ah, ? vero; -- ripigli? la signora Elena, con accento sarcastico. -- Voi dovete esser triste per eccesso d'allegrezza. La gioia fa paura; lo ha detto anche la signora di Girardin. La splendida Camilla ? venuta a brillare sull'orizzonte del Tettuccio, e voi, povero pianeta, vi oscurate nella sua luce. Non ? cos?? Bisogna convenire, -- soggiunse la signora Vezzosi, -- che ? molto bella, e ci? giustifica le vostre adorazioni. Vi parr? strano, mio bel cavaliere, che una donna si rassegni a lodarne un'altra. Ma io l'ho guardata molto, poc'anzi; l'ho guardata pi? in un'ora, che non abbia fatto in due anni. Sono una donna sincera ed amo rendere omaggio alla verit?. E poi, con vostra licenza, non ho paura di confronti. -- ? giusto; -- rispose Aldo. -- Siete bellissima. -- Gi?! -- ribatt? la signora Vezzosi. -- Non sono forse la Venere di Milo, io? Ma quell'altra statua, che non ? stata fatta da Fidia.... -- Ha gi? trovato un Pigmalione, che le d? l'anima; -- proruppe Aldo, che non poteva pi? contenersi. -- Sentite che allegre risate! -- La signora Elena si volse a mezzo, per guardare negli occhi il suo cavaliere. -- Ah, eccolo, il segreto di quest'anima nera! -- diss'ella. -- Siete geloso! -- Aldo scosse la testa e batt? le labbra, come un uomo che si vede scoperto e non vuole ammettere di esserlo. -- S?, siete geloso; -- ripigli? la signora Vezzosi. -- Gi?, un uomo geloso si riconosce tra mille. ? un brutto vizio, la gelosia; peggio che un vizio, ? un errore. -- Credete? -- balbett? Aldo De Rossi. -- Certamente; son donna e posso parlarvene con sicurezza. Supponete, ad esempio, che un uomo mi ami e che io l'ami ugualmente. Una donna, abbiatelo per massima, ha sempre timore di essere abbandonata. Avvezza al piedestallo, non ama discenderne, e se in un momento di passione e d'oblio ne ? pure discesa, vuol esserci ricollocata. Era adorata, che ? molto, e non pu? bastarle d'essere amata, che ? meno. Perci?, voi vedete la conseguenza, signor Aldo... ella ha mestieri di tener l'anima di un uomo in sospeso. Ho detto l'anima, e bisognerebbe dire il cuore; il cuore, che non ? ben nostro, intieramente nostro, se non quando lo vediamo soffrire. E perch? il cuore di un uomo non soffre tanto bene, come quando egli teme di aver dei rivali, la donna sa quel che ha da fare per custodirlo. E quando non ci sono rivali, la donna si affretta a cercarli. -- O come? -- esclam? Aldo De Rossi. -- ? presto fatto; -- rispose la signora Elena -- Intorno ad una donna ci sono sempre uomini a dozzine. -- Sciocchi! -- brontol? Aldo, a cui pareva di vederli. -- Generalmente sciocchi, ve lo concedo. Ma sono per l'appunto quei che ci vogliono. Tutti questi sciocchi sono da lei adoperati a due usi; fanno uffizio di specchio e di leva. -- Entra in scena Archimede; -- scapp? detto al De Rossi. -- Che c'entra Archimede? -- domand? la signora. -- C'entra in questo modo, che egli ? celebre nella storia, per avere inventati gli specchi ustorii e per aver sognata la pi? gran leva dell'universo, una leva con cui smuovere il cielo e la terra. -- Vedete che combinazione! -- esclam? la signora Vezzosi. -- Diciamo dunque che la donna ha qualche cosa del vostro Archimede. Ella si specchia ne' suoi dieci o dodici sciocchi; i quali la salutano bella, con le loro mute ammirazioni, e le fanno un piacere da non dirsi. State pur certo che ella non rinunzierebbe agli specchi, per nessuna cosa al mondo. Vi amasse pure come un Dio, sapesse pure che andate in collera e che ella risicher? di perdervi, ella non vorrebbe privarsi di questa consolazione. Del resto, se voi siete un uomo di spirito, non dovete adombrarvi troppo degli specchi, quando sono al plurale. -- E la leva? -- disse Aldo. -- Come mai uno specchio pu? trasmutarsi in leva? -- Ecco qua, signor Aldo. La donna si serve di tutti questi personaggi, per tenerne un altro, uno solo, in bilico, tra speranza e timore. Si ama sempre molto ci? che si teme di perdere. Non siete tutti cos?, voi altri uomini? Una donna che si abbandona oggi intieramente, si prepara un brutto domani. Ella ? Didone, e voi siete pronti a seguire l'esempio di Enea. -- Sar? cos?, come voi dite; -- mormor? Aldo De Rossi. -- Ma io mi sento diverso dagli altri. -- Lo credete, e ci? vi fa onore. Ma anche molti altri dicono cos?; e poi nel fondo.... Signori uomini, lasciatevelo dire, presi l'uno per l'altro, valete pochino. -- Scusate, donna Elena; -- balbett? Aldo. -- Non vorrei aver l'aria di offendere il vostro sesso; ma.... -- Ma vorreste dire che le donne non valgono di pi?. Confessatelo; era questo il vostro pensiero. Orbene -- prosegu? la signora Elena, vedendo di essersi apposta, -- con vostra buona pace, le donne valgono molto di pi?... quando sacrificano molto di pi?. Perci? riconoscerete in esse il diritto di prendere le loro precauzioni. -- Sicuro; -- rispose Aldo De Rossi, -- a danno.... degli specchi. Tutti quei poveri di spirito, che s'immaginano di piacervi, voi li tirate in ballo, vi prendete giuoco di loro. ? forse ben fatto? Non ne uccidete qualcheduno? -- La signora Elena rimase un tratto pensosa; ma subito dopo si riebbe. -- ? vero, -- diss'ella, -- la cosa non ? troppo caritatevole. Ma considerate che noi non siamo perfette, e che io, mettendo le donne tanto al disopra degli uomini, non ho voluto neanche alzarle troppo. Ci vuol cos? poco, per essere superiori a voi! Del resto, se il giuoco ? crudele, credete pure, signor Aldo, che non ? altrimenti fatale. Gli uomini non muoiono di queste ferite, e la statistica ci assicura che ne guariscono tutti. Quando l'uomo che ha fatto da specchio si accorge di essere stato burlato, va in collera. Ma anche la collera sbollisce; l'uomo nulla nulla educato si mette con una certa diligenza a passare in rassegna tutte le piccole cortesie, e diciamo pure tutte le piccole provocazioni femminili che lo hanno condotto a sperare. S'avvede allora che non c'era nulla, o quasi nulla; si persuade d'aver torto; d? una crollatina di spalle e va a ripigliare altrove il suo ufficio di specchio. Ci sono degli uomini che non sanno, che non potrebbero far altro. E ci hanno sempre la speranza di trovare un giorno qualche povera donna, che, travolta dalla sua vanit?, s'innamori dello specchio. -- Ma qualcheduno, ammettetelo, -- replic? Aldo, -- qualcheduno ci diventer? cattivo, a questo giuoco, e far? soffrire ad una ci? che venti altre avranno fatto soffrire a lui. -- Ah, per questo, non me ne importa nulla; -- rispose la signora Elena. -- Ci ha da pensare quell'una. Perch? dobbiamo noi darci pensiero di lei? Ogni donna ? centro del suo piccolo mondo, e nel nostro sesso non troverete mai la pi? piccola traccia di quello spirito di corporazione, che si riscontra fra uomini. -- E sia; -- disse Aldo; -- non disputer? su questo punto con voi. Ma mettete il caso che l'uomo specchio s'impermalisca per davvero e si vendichi della donna che s'? fatta zimbello di lui. -- Zimbello ? troppo, signor Aldo. Quando una donna prende uno specchio, lo fa con un certo garbo, che non lascia mai appiglio ad una simile accusa. Del resto, l'uomo che si vendicasse del giuoco sarebbe un vile. E di questi vili se ne trovano molti, in societ?, anche senza aver fatto loro l'onore di adoperarli come specchi. -- S?; ma quando sono stati adoperati, ci hanno una scusa alla loro vendetta. -- Non c'? scusa, per una vilt?. Ma infine, io non vi dico che tutto ci? sia ben fatto; vi dico quello che generalmente avviene. Fatene vostro pro, signor Aldo, e abbiate la bont? di restar tranquillo, davanti ad un giuoco di specchi, che forse incomincia oggi, e che certamente non ha nulla di grave. -- Aldo De Rossi sospir? profondamente, pensando alle gaie risate della signora Camilla, e rispose: -- Signora, bisognerebbe che quel giuoco fosse incominciato davvero per tener me in sospeso. Ma io, pur troppo, non sono neanche, < -- Ma... che dirvi? -- rispose la signora Elena, stringendosi nelle spalle. -- Potrebbe essere vero e non essere. Camilla pu? benissimo aver paura di voi, prima che a voi sembri di essere diventato pericoloso. Ma ad ogni modo, fatevi avanti. Perch? vi lasciate rubare il posto? Siete un uomo curioso, signor Aldo, con la vostra irresolutezza e la vostra malinconia. Credete a me, vostra amica sincera; le donne non amano i cavalieri malinconici. Questi eroi non fanno fortuna che nelle pagine dei romanzi. In societ? bisogna essere allegri, quantunque senza esagerazione, e sopra tutto padroni di s?, pronti a mutar registro secondo l'umore della dama, e desiderosi soltanto di non riescirle noiosi. Vedete? -- soggiunse ella ridendo. -- Non c'? spirito di corporazione, tra le donne, ed io tradisco per voi i segreti delle mie sorelle in Eva. -- Sar? come voi dite, signora. Ma che fatica ha da essere questa! E come ? poco degna di omaggio una donna per cui sia necessaria quest'eterna finzione! Io ho intravveduta nei miei sogni una donna pi? alta; una donna profondamente buona.... -- Con voi, non ? vero? E molto cattiva con gli altri, non ? vero anche questo? -- No, semplicemente austera con tutti; -- rispose Aldo, punto nel vivo da quella osservazione maliziosa, che scopriva il lato debole del suo argomento. -- Se si ha da vivere per l'amore, perch? non volerlo a dirittura profondo, immenso, esclusivo? -- E tragico per giunta; -- not? la signora Vezzosi. -- No, piuttosto epico, -- ribatt? Aldo De Rossi, -- con qualche cosa di sacro, come in tutti i grandi poemi. La Dea s'innamora d'un mortale, ma ? sempre Dea e non esce mai dalla nuvola. Infine, si pu? amare un uomo, senza lasciarsi amare da cento. Che gusto ci provano le donne a tanta variet?, e, diciamolo pure, a tanta volgarit? d'incensi? -- La ragione l'avete detta voi; -- rispose la signora Vezzosi. -- Non si tratta d'una Dea? Le Dee antiche gradivano ogni sorta d'incensi, badando poco al valore dell'aroma e molto alla divozione con cui era offerto. Del resto, signor Aldo, voi siete poeta e andate facilmente alle esagerazioni, sognate ad occhi aperti, come accade a tutti i poeti. Ora, io, per debito d'amicizia, vi avverto d'una cosa. La donna che avete sognata.... non esiste. Add to tbrJar First Page Next Page |
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