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Munafa ebook

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Read Ebook: International cartoons of the war by Adam H Pearl Helen Pearl Editor

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Ebook has 86 lines and 13807 words, and 2 pages

"Oh, no!" cries the child, "if it had been a sausage the Boches would have eaten it long ago."

This was one of the earliest coloured prints published in Paris during the war, and formed part of a cheap series, issued at a few sous each, and printed in colours the most brilliant and most na?ve. The little boy of seven who was shot for levelling his wooden gun in play at the German invaders was a very favourite theme with all French artists, from V?ber downwards. The incident is alleged to have taken place in the village of Magny, Alsace.

"What did you do?" "I killed my mother. And you?" "I was Emperor of Germany."

Angelo Mariani, come abbiamo accennato, fu bellissimo d'aspetto--nella prima giovinezza, la squisita regolarit? de' suoi lineamenti, il fulgore dell'occhio, le soavi gradazioni delle tinte davano al suo volto un'aria di gentilezza quasi donnesca. Pi? tardi, i tratti si pronunziarono pi? virilmente, gli sguardi si svolsero con espressione pi? severa ma pure simpatica e affascinante. Il di lui aspetto negli ultimi anni era davvero imponente, e il flusso magnetico che ne usciva giovava non poco ad accrescergli autorit?.

In teatro, dall'alto del suo sgabello, egli dominava ad un tempo l'orchestra, il palco scenico e la folla ammirata degli spettatori. Era il nume delle armonie, il Prometeo che sprigiona la luce.

Severissimo e qualche volta irritabile nell'esercizio del suo dominio musicale, egli era, nel consorzio privato, un buono e solazzevole camerata. Parlava con entusiasmo di arte e di artisti, e nel narrare i molteplici episodii della sua fortunosa carriera riusciva piacevolissimo e attraente. Giov? a moltissimi, ebbe amici in buon numero, pochi nemici, pochissimi detrattori.

Le biografie degli artisti da teatro offrono mai sempre degli episodii piacevoli e bizzarri, i quali, tuttoch? interessanti, disdirebbero in una narrazione che insorge da una tomba. Ogni gaia ricordanza si offusca dinanzi a questo pensiero: <>

La citt? di Genova diede splendida testimonianza di stima e di affetto all'illustre trapassato. Ravenna volle possedere la salma dell'amato cittadino; l'arte italiana prese il lutto. Quale sia per essere l'arte dell'avvenire ? assai difficile pronosticarlo; ma questo rimarr? sempre con grandi nomi e grandi opere dimostrate, che la prima met? del corrente secolo segn? per la musica italiana una fase luminosissima. E gli astri di quell'epoca pur troppo si vanno spegnendo con una rapidit? che sgomenta!

GIOVANNI PACINI

Un fecondo e immaginoso operista, che fu, nei primord? della sua carriera, il competitore di Rossini, poi, l'emulo di Bellini, di Donizetti, di Mercadante e di Verdi; che seppe investirsi delle progressive trasformazioni dell'arte, conservando pur sempre nelle sue musiche una limpida impronta di originalit?, moriva in Pescia il giorno 6 dicembre dell'anno 1867, in et? di anni settantaquattro.

La biografia di questo infaticabile maestro pu? fornire degli utili insegnamenti. Noi la riassumeremo in poche pagine, studiandoci innanzi tutto di essere esatti e sinceri.

Il padre di Pacini era artista di canto, e pi? volte ebbe a prodursi nelle opere del figlio, dapprima in qualit? di tenore, quindi di buffo. Giovanni era attratto allo studio della musica da una vocazione irresistibile. Iniziato in et? giovanissima all'arte del canto sotto la direzione del maestro Marchesi di Bologna, in breve, per impulso proprio, apprese anche a suonare il cembalo ed a comporre qualche pezzo sacro.

Il maestro Marchesi si affrett? a coltivare nel giovanetto i pronunziatissimi istinti, ponendolo a studiare l'accompagnamento pratico, e affidandolo poscia al celebre padre Mattei, che fu, si pu? dire, il maestro dei pi? insigni maestri dell'epoca nostra. Dalla scuola del Mattei, Pacini pass? pi? tardi, in Venezia, a quella di Bonavventura Furlanetto, e quivi fu compiuta la sua educazione musicale.

Tale fu la carriera del Pacini--carriera di luce e di tenebre, di immensi trionfi e di immense sconfitte.--La sua biografia artistica ? quella di tutti coloro che hanno fatto assai, che vollero far troppo. Ma chi pu? fissare i confini dell'ingegno umano? chi pu? imporre agli istinti di un individuo? Come abbiamo detto da principio, questo torrente impetuoso di artista ha deposto degli strati d'oro per ogni dove ? passato. La pi? informe delle sue opere racchiude delle gemme, le quali, raccolte e levigate da mano paziente, brilleranno per avventura nelle musiche dei maestri avvenire.

Pacini ebbe statura mediocre, occhio vivace, fisonomia non bella ma espressiva, persona snella ed elegante. Tuttoch? amabilissimo e qualche volta cortigiano, non conosceva l'arte di cattivarsi le simpatie. Si cre? non pochi nemici; fu ingiustamente perseguitato e fatto oggetto di basse calunnie--sorte comune a tutti gli artisti operosi. Da sovrani e da principi ottenne onorificenze non poche. Fu cavaliere di pi? ordini. Da tre mogli ebbe prole numerosa. La terza a lui sopravvisse, e con essa cinque figli, uno del primo, l'altro del secondo letto, i tre ultimi del terzo.

Gli Italiani non sono ingrati coi.... morti.

GUSTAVO MODENA

Due sole volte, nella mia prima giovinezza, mi avvenne di trovarmi a contatto di questo insuperato attore, di questo indomabile patriota, di questo fiero repubblicano, che col fascino della declamazione, co' suoi scritti spigliati e sarcastici, colla parola vibrata e potente tradusse sul palcoscenico e in ogni atto della sua vita i grandi concetti del Mazzini.

La biografia di Gustavo Modena figurerebbe degnamente fra quelle degli uomini illustri narrate da Plutarco.

Traggasi a morte.... a cruda morte... e lunga.

Era il tigre che vuol gioire dell'agonia e abbeverarsi di sangue vivo.

Ricorderemo pi? innanzi altri punti drammatici, ove con una parola, con un grido, con un gesto, questo attore di genio cre? effetti nuovi e potenti. In pi? occasioni noi abbiamo visto gli spettatori balzare in piedi, salire sulle seggiole sventolando i fazzoletti e i cappelli, e confondere il loro entusiasmo in un grido che voleva dire: <>

I giovani che oggi respirano un'atmosfera cos? diversa da quella in che noi abbiamo vissuto ai nostri primi anni, qualche volta sorridono all'udirci ricordare con tanta commozione codesti preludi incruenti del nostro risorgimento politico. Sventuratamente la storia di quel periodo di preparazione non ? ancor scritta come la si dovrebbe, e pochi si danno la pena di informarsene nei libri ove se ne fa qualche cenno. Se altrimenti fosse, i sorrisi e i sarcasmi cesserebbero. Si vedrebbe che in quell'epoca di preparazione accaddero fatti e si consumarono sacrifiz? degni di memoria; e pi? rettamente apprezzati sarebbero taluni uomini, i cui nomi si ripetono spesso da chi meno conosce ci? che operarono.

--Le domando mille scuse, mi feci a dirgli timidamente--io non sapeva.... io non credeva....

Ma poi, riprendendo di un tratto la mia baldanza giovanile <

--Eccomi! sclam? l'artista sorridendo--mi contempli a suo bell'agio. Qui, a vedermi, ad udirmi, non si paga un quattrino; onde io spero ch'ella vorr? giudicarmi con indulgenza.

Vi era, nell'accento di quelle parole, un non so che di sarcastico e di melanconico.

Pareva che in luogo di rispondere a me direttamente, quell'uomo aprisse uno spiraglio al suo cuore per dar sfogo ad un sentimento di profonda tristezza che lo opprimeva.

Io non riferir? tutto che mi fu dato raccogliere da quel nobile cuore di artista, durante quel tragitto da Pavia a Milano pel quale si impiegavano cinque ore all'incirca. Dappoi mi fu detto che il Modena, per indole e forse anche per un'abitudine di diffidenza appresa alle amare lezioni della vita, fosse ordinariamente, al cospetto di persone sconosciute, molto sobrio di parole e pi? spesso fieramente taciturno. Ma io lo aveva colto in buon punto. Per tutti, anche per i caratteri pi? alteri e sdegnosi, ci hanno delle ore, degli istanti, nei quali l'anima deve cedere al bisogno di rivelarsi. Gustavo Modena usciva da una citt?, dove la sua anima contristata dall'esiglio avea dovuto ritemperarsi. Egli avea respirato in un ambiente di giovanili entusiasmi; la fiducia nell'avvenire della patria era risorta nel suo fervido cuore.

Mi parl? d'arte e di letteratura; deplor? l'abiezione dei comici, avviliti dall'indifferenza del pubblico e dagli incessanti dissesti economici. Lament? la prevalenza soverchiante dell'opera musicale, pi? atta a ramollire gli animi che non ad invigorirli. Degli scrittori drammatici, scarsi a quell'epoca e indegnamente rimunerati, deplor? le miserevoli condizioni. Quei lamenti rivelavano una tacita protesta contro l'Austria e un nobile ma sfiduciato intento di reagire, per quanto da lui si potesse, contro la prepotenza corrompitrice della straniera signoria. Io pendeva estatico dal suo labbro. Io sentiva che quella melanconica diceria sull'arte e sulle condizioni del teatro drammatico non era che una parafrasi delle sue aspirazioni politiche. Sotto la larva dell'artista insoddisfatto si indovinava l'apostolo di Mazzini.

Avrei bramato che quel viaggio non avesse mai fine. Gustavo Modena, esponendomi le deplorevoli condizioni dell'arte drammatica italiana, mi aveva rivelato tutto il programma delle sue aspirazioni.

Approdando a Milano io dovetti separarmi da lui. Mi strinse cordialmente la mano, e mi parve che una favilla della sua grande anima si comunicasse alla mia. Il suo mesto saluto pareva dire: <

Dall'anno 1842 fino al 1848, il pensiero e l'azione del grande artista furon volti incessantemente alla redenzione del teatro drammatico. Egli inizi? il risorgimento; egli cre? col soffio del suo genio una legione di giovani attori; riform? il gusto del pubblico ponendogli innanzi i pi? insigni capolavori della letteratura antica e moderna, e tent?, per quanto gliel consentissero i tempi avversi, di allettare a scrivere pel teatro i pi? colti ingegni d'Italia. Educ? i comici e gli spettatori coll'esempio, coll'autorit? del nome, col sacrifizio.

Dall'anno 1845 al 1848, alla compagnia diretta da Gustavo Modena si aggregarono, oltre gli attori gi? nominati, il Woller, il Bonazzi, i due giovani fratelli Vestri, quel Majeroni che dippoi raccolse larga messe di plausi nei primari teatri, un Tommaso Pompei, un conte Billi di Fano, un Janetti romano, valentissimo nella tragedia. Il repertorio, circoscritto dapprima a poche tragedie dell'Alfieri e a qualche dramma dello Scribe, si and? di mano in mano allargando; aliti valentia ed al numero degli attori corrispose la propriet? caratteristica dei vestiari e il decoro dell'apparato scenico. Gli applausi incoraggiavano l'artista riformatore a tentare le pi? ardite innovazioni; ma quando il Modena, illuso dai primi successi, invoc? dei sussidi onde affermare sovra solide basi il grande edifizio iniziato da lui, gli Italiani non risposero all'appello. Non solamente il suo bel programma non trov? sottoscrittori, ma venne accolto con diffidenza e disprezzo. Ci volle la forte tempra del suo carattere per resistere a quel disinganno che rivelava l'anemia morale del paese. Gustavo Modena ne fu profondamente accorato; quella defezione era un'onta per l'Italia; ed egli, il caldo patriota, dubit? forse per un istante che ogni generoso sentimento fosse morto nel cuore della nazione.

Non per questo egli si ritrasse dalla lotta.

Ma se ? vero che l'Italia pu? oggi gloriarsi di aver raggiunto nell'arte della rappresentazione drammatica un altissimo grado, ? d'uopo convenire che a quell'avventuroso risveglio prodotto dall'efficace impulso dato dal Modena a' suoi tem

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