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Munafa ebook

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Read Ebook: Federico Lennois by Mastriani Francesco

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Ebook has 1517 lines and 91169 words, and 31 pages

FRANCESCO MASTRIANI PARTE PRIMA ROMANZI

FRANCESCO MASTRIANI

FEDERICO LENNOIS

ROMANZO

Seguito del Romanzo

IL MIO CADAVERE

Propriet? letteraria, dell'editore Cav. Gennaro Salvati acquistata con rogito per notar Tucci.

AUTEUIL

Due creature, al pari gentili, al pari avvenenti, vestite con la studiata semplicit? de' villeggianti parigini, erano sedute all'ombra d'un gran tiglio, in un amenissimo parco, nelle circostanze d'Auteuil, presso Parigi.

Queste due creature, di cui la mano dell'una riposava mollemente in quella dell'altra, erano fratello e sorella, Augusto e Isalina d'Orbeil.

Comech? belli entrambi, i loro volti nondimeno erano al tutto differenti nel carattere e nell'espressione. Quello di Augusto, giovine di 24 anni all'incirca, era una copia perfetta di tutt'i belli e insipidi volti inglesi: lungo, biondo, spelato, occhi cerulei, naso affilato, fronte spaziosa e intelligente. Di botto si scorgea nelle sembianze di questo giovine una placidezza di temperamento, non soggetto ad alterarsi che nel caso di offese al suo infiammabile amor proprio: poco loquace, poco espansivo, il pi? lieve dolore fisico spremea lagrime da quel debil corpo, cui la pi? delicata e gentilesca educazione avea renduto vie pi? molle e insofferente. Il cuore di Augusto bench? rigonfio di alterigia, era proclive ad ogni gentil sentimento; ma la sua fibra non reggeva alla vista de' mali e delle miserie umane: egli torceva con disgusto il guardo dagli accattoni e da' mendici di strada, e non comprendea la vita senza gli agi e le ricchezze. Augusto era di quegli uomini pei quali la miseria ? sempre un delitto, qualsivoglia ne sia la cagione. Un sentimento peraltro era da lui onorato in sommo grado, l'amicizia, incapace di grandi e bollenti passioni, egli era parimente incapace di mire basse e di volgari interessi; nobile per nascimento, per istinto, per tempera d'animo e di corpo, il fratello d'Isalina era amico sincero e cordiale, perocch? nimico di ogni interessata simulazione.

Isalina, cui diciotto anni appena innostravano il volto di vaghe rose, era una bellezza interamente francese; ogni suo movimento era una grazia; ogni sua parola una rivelazione del gusto pi? fino e del sentimento pi? nobile. Amante riamata del pi? vago ed elegante giovine di Parigi, ella sarebbe stata felice se il suo amante non si fosse trovato da oltre un anno fuori della Francia. Ella sapea che ogni giorno era un novello cumulo di piaceri; e a diciotto anni la vita si slancia con ardore nel campo dell'avvenire; ne divora col pensiero le ardenti emozioni; l'immaginazione ? s? ricca; l'anima ? s? riboccante di affetti! A diciotto anni si ama tutto; si amano i fiori del campo, i colori dei tramonto, le nugolette passeggieri, si amano il riso e le lagrime. Isalina era l'idolo della sua famiglia, de' suoi amici, ed in particolar modo del fratel suo; il quale l'amava con indicile affetto... La sua mano, da parecchi anni promessa a Giustino Victor, uffiziale della marina francese, era stata l'oggetto delle pi? vive speranze d'una schiera di signorotti che frequentavano la casa del Visconte d'Orbeil padre delle due gentili creature, di cui abbiamo abbozzato il ritratto con fugaci pennellate.

Auteuil ? uno de' siti pi? pittoreschi e ameni che circondino la capitale della Francia, da cui non dista che una lega e mezzo. La moda, regina assoluta e dispotica in Francia, ne faceva al tempo da cui noi diamo principio al nostro racconto, uno de' villaggi aristocratici, imperocch?, prescindendo dalla salubrit? dell'aria e dalle belle campagne che invitano al raccoglimento e al riposo, racchiude questo circondario di S. Dionigi non poche rimembranze di gloria letteraria, avendo offerto amica stanza a Moliere, a la Chapelle, a Elvezio, a Condorcet, a Boileau e ad altri sommi, di cui le dimore vengono mostrate a' riverenti viaggiatori.

In questo casino la famiglia d'Orbeil veniva a passare ogni anno la stagione estiva e gran parte dell'autunnale. Bello oltre modo ? il parco attiguo al casino a sinistra un lago d'acqua si spiega come un lungo nastro cilestre tra due file di salici e di pioppi: a dritta si perdono alla vista una infilzata di case rurali da' tetti rossi, dietro alle quali si alza quella nebbia sottile che dir si pu? la respirazione di Parigi. Variet? di passeggiate, simulate foreste e cascate, fontane zampillanti, tugurietti eleganti improvvisati nel mezzo di ombrosi padiglioni di alti alberi, spelonchette misteriose: asilo di volutt? per isvariate frotte di augelli: tutto questo era combinato eziandio colla parte di utilit?; dappoich? un grandioso filatoio di cotone e un lanificio rompevano un poco a rispettosa distanza la poesia del parco, e gittavano un certo riverbero plebeo su i blasoni del Visconte, rivelando forse le prime sorgenti della sua famiglia.

Tramontava un bel giorno di maggio. Il sole accompagnato da numeroso corteo di nugolette da' vivaci colori, si adagiava mollemente sovra un letto di porpora e d'oro, e mandava su le lunghe zone di verdura i suoi pallidi raggi. Un'auretta gentile, correndo tra i roseti e i gelsomini ne rapiva la pura essenza e ne profumava la campagna.

Tutto era quiete e raccoglimento all'intorno. Non si udiva che lo spirar di zeffiro lungo i filari di acere e di pioppi, e la lontana monotona voce delle lavoratrici, che tornavano dall'opificio di cotone, cantando le malinconiche canzoni de' loro villaggi circonvicini.

La luce si perdeva unitamente alle rimembranze del giorno nelle mille trasformazioni delle ombre cadenti. Le pianure lontane e le case campestri, che ne interrompevano a quando a quando la monotonia, incominciavano a disegnarsi come sfumi nel fondo di un quadro: i paesaggi diventavano masse pi? o meno scure: colonnette di fumo elevavansi in diversi punti dell'orizzonte e attestavano l'ora di pranzo degli stanchi operai, raccolti nel seno delle loro famiglie.

La scena era malinconica, e in armonia perfetta con lo stato delle anime che abbiamo primamente presentate a' nostri lettori. Augusto e Isalina erano immersi da una buona mezz'ora in quella vaga contemplazione della natura che ha tanta segreta dolcezza! Que' due giovani erano cos? felici in quel momento!

-- E ricordi tu, Augusto, chi era quella vecchia?

Il giovine si rabbrusc? in viso; abbass? gli occhi, e mormor?:

-- Oh s?, davvero, or mi sovviene perfettamente! In quale stato di miseria fu ridotta la povera vecchia!

-- Dissero, soggiungeva Isalina, che quando mor? delirava da far compassione... Immaginati, Augusto, che ella diceva ne' suoi vaneggiamenti cose talmente strane e curiose da far ridere e piangere al tempo stesso! Diceva che sua figlia Zenaide era la sposa di un gran signore, d'un forestiero ricchissimo, il quale l'avea poscia abbandonata; che ella avea fatto un bel sogno nel quale erale paruto di vedere il figliuolo di sua figlia divenuto un signore di gran levatura.

-- Chi? interrompeva Augusto, raggrottando le ciglia, quello sporco e guitto monello, che, se ben ricordo si nomava Federico Lennois, e che ebbe una volta l'arroganza di scagliar delle pietre su Giustino Victor e su gli altri nostri amici?

-- Per lo appunto. Or bene, la vecchia diceva di aver veduto in sogno questo Federico nobilmente vestito, circondato da servi, e festeggiato da tanti amici!

-- Ah! ah! interruppe Augusto ridendo, io per me credo invece che egli sia morto nella prigione di ladruncoli, dove, ci si disse, venne gittato a Parigi.

-- La vecchia, ripigliava Isalina, diceva nel suo vaneggiamento cose assai strane: diceva che non volea pi? riveder sua figlia; non la facessero entrar nel suo tugurio. La poveretta dimenticava che Zenaide era morta!

-- Ah! ella dunque ? morta, la mia nutrice? chiedeva Augusto, sfogliando spensieratamente i petali d'un garofano.

-- Noi sai? l'anno scorso ella venne qui un momento... Tu eri a Parigi da tua zia la marchesa di Beauchamps... Oh! com'era sfinita dalla stanchezza del viaggio la povera donna!... Pallida, co' capelli in disordine, collo sguardo smarrito, ella parea matta... Si cacci? senza dir nulla nelle sale del nostro castello; guardava stralunata in volto a' servi; non riconobbe pi? n? mia madre n? me! Alle nostre interrogazioni rispondea parole vaghe, inconcludenti: parea che andasse in cerca di qualcuno; ed in fatti, indovina di chi cercava con tanta ansiet??

-- Di chi mai?

-- Di te, Augusto; e quando le si disse che tu eri andato a Parigi, rimase profondamente addolorata; si lasci? cadere sovra una sedia; abbass? il capo in atto di scoraggiamento e di stanchezza mortale; e, dopo alquanti minuti alzatasi di botto, scapp? via, senza dir niente... Sapemmo che l'infelice era morta a Parigi.

-- S?, diss'egli dopo alcuni momenti, or mi sovviene perfettamente di un'emergenza singolare, di cui allora non seppi rendermi ragione, ma che ora credo spiegarmi almeno verisimilmente. Io stava una sera nel salotto di mia zia a Parigi: eravi una ragunata di ragguardevoli persone. La conversazione era animata e brillante; da poco si era servito il t?. Udimmo di repente uno schiamazzo di voci che pareva accadesse nella strada, ma che avveniva nel cortile del palazzo Beauchamps. Dimandammo della cagione di quelle strida. Un servo ci disse che una donna, una furia, voleva ad ogni costo salire sull'appartamento dalla Marchesa, dicendo che, se non le si permetteva di rivedere il signor Augusto d'Orbeil, ella sarebbe andata a gittarsi nella Senna. Immagina, Isalina, la mia vergogna a queste parole. Tutti mi guardavano con istupore... Ci fu qualche insolente che in modo beffardo chiese al servo se quella donna era bella... Io sentii montarmi il sangue al cervello, e diedi ordine che quella sciagurata fosse cacciata via anche con forza. Poco stante, udimmo di bel nuovo le grida e lo schiamazzo. Mi parve allora di riconoscere la voce e il pianto di Zenaide; ebbi rossore dell'atto di rigore che avea comandato; ma non ebbi coraggio di richiamare il comando... Ora pi? non dubito, su quanto mi hai detto, che quell'infelice era la misera Zenaide, e sento il rimorso di aver forse contribuito alla morte di quella donna che pur tanto mi amava!

-- In verit?, Augusto il tuo comando fu un po' troppo severo; bisognava dapprima chiedere del nome e dello stato di quella sventurata!

-- Ma finalmente, Augusto, se si fosse saputo che quella donna era Zenaide, la tua nutrice, non arrecava pi? maraviglia che ella facesse tanta istanza per rivederti. Era ben naturale!

-- Tu dunque credi sorella mia, che un giovine gentiluomo di 23 anni abbia tuttavia a ricordarsi dalla sua nutrice?

Il volto di Augusto erasi alcun poco acceso di sdegno. Isalina pi? non rispose, e abbass? gli occhi. Questa buona fanciulla non si sentiva la forza di contraddire apertamente a suo fratello; ma nel suo cuore disapprovava l'alterigia e la durezza di lui.

Scorsero alcuni minuti in silenzio dall'una parte e dall'altra. Augusto riprese la conversazione:

-- Nostro padre crede adunque che il ritorno di Giustino sia imminente?

-- Egli lo spera, rispondeva arrossendo Isalina, ma non ha voluto dirmi ci? che gli fa sperare il vicino ritorno del mio fidanzato. Voglia il cielo che non sia questa una ingannatrice illusione dell'animo suo!

-- Sta di lieto cuore, sorella; pap? forse ha qualche informazione che non vuol comunicarci; ma ci ? da scommettere che egli non s'inganna.

Dopo un breve intervallo, in cui i due giovani rimasero in preda de' loro pensieri, Augusto ripigli?:

-- Oh con quanta tenerezza ricordo que' giorni che io passava in compagnia del caro Giustino! Egli, come rammenti veniva in questo castello ne' mesi di villeggiatura ogni sabato a sera e ne partiva il luned? mattina. Non so dirti con quale ansia io aspettava il ritorno del sabato!

-- Ed io, Augusto, ed io! interrompeva la sorella portandosi il fazzoletto agli occhi rossi di lagrime, ah... io non poteva allontanarmi un sol momento dal terrazzino. Davvero non saprei dirti da qual batticuore io era oppressa in quei momenti! Ad ogni rumore di carrozza che udiva in distanza, quando giungea l'ora in cui Giustino dovea venir da noi io era costretta a pormi una mano sul petto, perch? temeva che mi scoppiasse per la soverchia emozione; e non respirava che quando mi assicurava che non era il suo carrozzino. Era cos? forte l'affannoso batticuore che mi prendea nell'udire il cigolio delle ruote, ch'io temeva quasi di vederlo arrivare. E allorch? io scorgeva in fondo in fondo al viale di nocciuoli il suo cocchiere, e poscia il suo grazioso cappello di paglia, io era tanto felice e trista a un tempo! Lo salutava col fazzoletto, ed egli si alzava, e mi salutava tante volte col suo cappello!

-- Ben so, rifletteva Augusto, che tu divenivi invisibile per tutti noi, due o tre ore innanzi che Giustino solea venire. Qualche volta io ti sorprendeva sospesa alla ringhiera del terrazzino, cogli occhi fissi, immobili sul viale di nocciuoli... Tu eri talmente distratta e assorta nella tua febbrile aspettativa che non ascoltavi la mia voce, se non quando io ti abbracciava... Allora io aveva gelosia dell'amore che tu sentivi pel mio amico; invidiava la sorte di costui. Qualche volta, perdonami sorella, qualche volta, io sentiva nel mio petto un certo rancore contro Giustino che avea saputo cattivarsi l'amore di una s? bella creatura qual tu sei: e non ti nascondo che parecchie fiate mi proposi di torgli almeno il pretesto di venire al nostro castello. Mi proponeva di rimproverarlo sulla sua finta amicizia; di dirgli apertamente ch'ei non veniva a Auteuil per trovare l'amico, ma sibbene l'amante; che io avrei rivelato il tutto ai nostri genitori, e che non avrei pi? sopportato questa sua inclinazione per te, la quale potea diventar passione come in fatti addivenne. Insomma, io mi proponeva tante cose rabbiose contro lui e contro te; ma, quando Giustino veniva qui, quand'egli si gittava al mio collo con quel suo viso ridente e aperto, tutt'anima, tutto passione, vivo ed allegro, io dimenticava di botto tutte le mie risoluzioni, ed avrei voluto non istaccarmi un sol momento da lui. Egli era cos? felice nel rivederci! Non ponea nessuna cura a nascondere la sua nascente passione per te, Isalina; egli ti amava come amava me. Quel gentil cuore forse ignorava di che tempera era il suo affetto per te; l'amore rivestiva in lui il carattere di calda amicizia. Egli amava noi tutti, e ben sai come altro affettuoso figlio si mostrasse del visconte nostro padre, il quale era stato grandissimo amico del suo povero genitore. Ti ? noto che egli entr? nel collegio di marina ad istanza di nostro padre; ed oggi se si trova a ventun'anni uffiziale di marina, a chi lo deve? Ei ne va debitore al visconte, il quale tanto si adoper? per ottenergli quella brillante posizione.

Mentre Augusto parlava, Isalina mal celava, la pena, che le cagionava quel cumulo di felici rimembranze, e soprattutto il dolore che provava al pensiero della lontananza del suo diletto in altri lidi, e forse esposto ai pericoli di una dimora in mezzo ai nemici del paese. Nessuna parola pu? mai significare esattamente quello che prova un cuore giovine, ardente e appassionato al ricordo delle ore passate a fianco dell'oggetto amato, massime quando l'amore scambievole ? tuttavia una manifestazione segreta e delicata, una simpatia che traspira nelle minime cose, un amor non per anco rivelato sulle labbra, ma che si lascia indovinare negli sguardi loquacissimi, avidi di abbracciarsi, e in quella fiamma che esala da' cuori; un amore che ? tanto pi? timido quanto pi? puro e fervido, e che ? s? felice nella tacita e misteriosa corrispondenza delle anime!

Conversando a siffatto modo, il giorno era caduto del tutto in una placidezza s? dolce che rassembrava al morire dell'uomo giusto. Gi? le stelle incominciavano a luccicare nella immensit? del cielo, come il mantello di un re di oriente. La campagna sembrava presa da stupore, tanta era la immobilit? delle piante, di cui neppure un filo di vento scuotea le cime.

I due giovanetti eran rimasti muti l'uno a fianco dell'altro. La mitezza di quella sera di primavera, e le rimembranze evocate aveano novellamente immersi i due giovani in quella estasi dolcissima che prende le anime all'aspetto delle naturali bellezze.

Una voce rison? carissima in mezzo al silenzio del parco. Isalina mand? un alto grido di gioia, di sorpresa, e si precipit? verso la parte donde era partita la voce.

Era Giustino Victor il suo innamorato, il quale era di ritorno in Francia dopo l'assenza di un anno.

L'uffiziale di marina non era solo -- Un giovane, di volto nobilmente gentilesco, l'accompagnava.

Entrambi, scavalcati al cancello d'ingresso del parco, eran coperti di polvere da capo a piedi, attestavano la rapidit? della loro corsa.

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