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Munafa ebook

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Read Ebook: Federico Lennois by Mastriani Francesco

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Ebook has 1517 lines and 91169 words, and 31 pages

Entrambi, scavalcati al cancello d'ingresso del parco, eran coperti di polvere da capo a piedi, attestavano la rapidit? della loro corsa.

IL RITORNO DEL FIDANZATO

Giustino Victor, cui la bella divisa della marina francese dava pi? grazia, sveltezza e leggiadria, pu? esser ritratto in poche parole; anima calda, appassionata, confidente, temperamento sanguigno-nervoso; salute di toro; coraggio di leone entusiasmo in tutto; gusto perfetto in ogni atto o parola; arguto ma insolente motteggiatore, che nulla risparmiava al desiderio di far mostra di sottigliezza e di spirito: egli era insomma il vero tipo del militare francese. Di buon nascimento; di bellissime fattezze di corpo e di volto, Giustino Victor non aveva altri difetti che quelli della sua nazione, della sua et? e del suo mestiero, la volubilit? e la derisione.

Questi difetti per altro non impedivano che il giovine amasse con vera e profonda passione la figliuola del Visconte d'Orbeil, che era stata la prima e sola donna da lui amata. Questo amore, nato infin dalla sua fanciullezza, e quando egli visitava, nelle vacanze di collegio, la famiglia d'Orbeil, era sempre pi? cresciuto cogli anni, e discoperto, non avea trovato alcun ostacolo nei genitori d'Isalina, i quali invece eransi rallegrati di un'affezione che prometteva di assicurare la felicit? della giovinetta. E allorch? la spedizione marittima della Morea allontanava il giovine uffiziale dal suolo della Francia non iscemava per? nel cuore di lui l'amore per Isalina, la cui immagine lo seguitava dappertutto, e verso la quale volavano costantemente i suoi sospiri, le sue speranze, tutto il suo avvenire.

Augusto e Isalina eran corsi all'incontro di Giustino Victor, il quale si era slanciato con impeto nelle braccia del primo, rimanendovi qualche minuto; di poi con indicibile trasporto di amore avea stampato un bacio caldissimo sulla fronte d'Isalina, il cui seno battea con estrema violenza e le cui belle guance erano rigate da lagrime di gioia. Victor piangea, ridea, parea demente, e non trovava nella commozione del cuore una sola parola un solo accento. Un anno di assenza era stato per lui un lunghissimo secolo; avea contato i giorni, le ore, i momenti!

-- Ed ecco, Giustino si gitta a cavallo a fianco del suo compagno di viaggio, e in un'ora han divorato una lega e mezza.

Vi sono nella vita momenti di una gioia s? matta, che il capo ne risente sconcerto. L'uomo ? cos? poco avvezzo a' grandi piaceri; la letizia sembra cos? poco omogenea all'organizzazione umana, che un colpo di gioia uccide pi? che una grande sciagura. O miseria dell'uomo! Le lagrime che sono il linguaggio del dolore, lo sono pure della estrema contentezza; questa dunque non ? che dolore!

Isalina piangea; si era appoggiata al braccio del fratello, mentre questi stringevasi al cuore il dilettissimo amico e futuro cognato. Un mondo d'interrogazioni e di dimande era sulle labbra di tutti e tre; e intanto nessuno avea ancora proferito una parola; e tutti e tre si guardavano con occhi infiammati, di piacere e ritornavano ad abbracciarsi.

Intanto il giovine compagno di viaggio di Giustino teneasi, taciturno e indifferente, a rispettosa distanza da quel gruppo.

Questo giovine era alto di statura, di membra vigoroso, comech? la cute fosse piuttosto fina e delicata; di volto regolare ma scolorato e freddo: avea gli occhi e i capelli di color castagno; la barba, che egli portava folta e lunga, poco pi? scura dei capelli; la dentatura bianchissima e uguale; la larga fronte macchiata di lentiggini. Vestiva un soprabitino nero all'artistica, abbottonato sin sull'altezza del petto: una piccola cravatta amaranto lasciava scoperte e rovesciate le golette di una finissima camicia; sulle quali veniva mollemente ad adagiarsi la lunga barba. Un cappello di paglia della miglior qualit? di Firenze avea coperto la corta sua chioma, ed ora, trovandosi egli nel cospetto dei due figliuoli del Visconte, riposava nella destra mano.

Strana e curiosa fu la maniera onde questo personaggio divent? l'amico di Giustino Victor: crediamo necessario di farla conoscere ai nostri lettori.

In tale stato si trovava Giustino Victor. Egli malediceva le faccende dello Stato, il servizio militare, e scagliava contro i Turchi un sacco di villanie, perciocch? per loro cagione egli era stato costretto ad allontanarsi dalla Francia, da Parigi, da quanto egli amava.

In sul cader della sera del secondo giorno della sua fermata a Tolone, Giustino si stava dunque sdraiato in un Caff?.

E sperdeva i suoi malinconici pensieri nei densi buffi di fumo che tirava da un sigaro di Tripolizza. Egli era pi? dimesso e rabbonato del giorno innanzi, dappoich? allo albeggiare del domani si salpava per Marsiglia e le distanze accorciavansi, ed egli si avvicinava alla suprema gioia della sua vita.

Stando a tal guisa beandosi nelle care immagini della sua futura felicit?, non si era per niente avveduto che un giovine barbuto e pallido, il quale stava seduto nello stesso Caff?, vestito con decenza e semplicit?, il ragguardava da circa mezz'ora con ostinatezza; ed avrebbe potuto costui guardarlo per un secolo, senza che l'amante d'Isalina si fosse neppur per ombra addato di essere fatto segno ad un'attenzione cos? prolungata. Ma l'incognito si alz? e trasse difilato alla volta dell'uffiziale di marina.

-- Non siete voi il signor Giustino Victor? dimand? quegli.

Giustino fu scosso ne' suoi pensieri, e s'inchin? guardando l'individuo che gli avea fatto quella interrogazione, alla quale non si aspettava, perch? non conosceva nessuno a Tolone.

-- Son io -- rispose.

-- Ah! esclam? l'incognito, cui un lampo di gioia brill? negli occhi: non mi era dunque ingannato!... Quanto piacere mi fa lo avervi riveduto, signor Victor! Se sapeste da quanto tempo agognava di stringervi la mano!

Ci? dicendo, l'incognito s'impadron? della destra di Giustino; e fermamente gliela strinse.

Il giovine uffiziale era restato un po' nelle nuvole; ci? non di meno, per quella espansiva cordialit? s? comune nei Francesi, avea risposto alla stretta di mano con un affabile sorriso.

-- Il vostro nome, signore?

-- Ferdinando Ducastel.

Giustino pens? un poco per raccogliere le sue rimembranze di Parigi.

-- Ferdinando Ducastel! Vi confesso, signore, che ? questa la prima volta che odo un simil nome.

-- Che ? non pertanto quello di un amico sincero e leale che ha avuto l'onore di stringere pi? d'una volta la valorosa mano del Colonnello Victor, vostro padre.

-- Un tal titolo mi basta, rispose alquanto commosso l'uffiziale, perch? io ascriva a mia somma ventura il profferirvi i miei servigi e la mia cordiale amicizia.

Ferdinando Ducastel si sed? a fianco di Giustino, il quale comand? che si recassero in sul desco pasticcetti e sciampagna.

La conversazione ebbe il linguaggio della confidenza e della intrinsechezza, siccome suole subitamente intervenire tra due giovani, e massimamente tra due giovani francesi. In pochi minuti que' due si conoscevano come da lunghi anni: lo sciampagna aveva in gran parte operato un tale prodigio. I due giovani si abbandonarono a' moti della pi? affettuosa amicizia; tranne che Ferdinando Ducastel lasciava parlar Giustino, tenendosi quasi sempre nella sua parte d'interrogatore, e inaffiando le sue interrogazioni con vigorose libagioni.

Gli occhi di Ferdinando Ducastel sfolgorarono di gioia e di meraviglia, quando Giustino gli disse che ardeva d'andare a Parigi, dov'era atteso dalla sua fidanzata, Isalina d'Orbeil; ma questo lampo di sorpresa e di gioia non colp? Giustino il quale prendea sommo diletto a raccontare i suoi avventuratissimi amori e la prossima felicit?, che lo aspettava a Parigi.

Dopo due o tre ore di schietta e fraterna conversazione, i due novelli amici, augurandosi la buona notte e dandosi convegno a bordo per la dimane, si partiano scambiandosi un bacio affettuoso.

Ma un arcano sorriso vagava sulle labbra dell'artista, mentre cogli occhi seguitava l'amico Victor, che rapidamente prendea la via del porto per recarsi in sulla nave in cui pernottava.

Ritorniamo al presente nel parco d'Orbeil, dove abbiam lasciato Giustino nelle braccia di Augusto e della costui sorella.

Augusto, il meno agitato dei tre, ruppe il silenzio.

-- Da bravo! esclam? Giustino; oh, quanto mi sar? caro il baciar la mano del Visconte di Orbeil che ? stato per me un secondo affettuosissimo padre... E la Viscontessa come sta?

-- Molto meglio di quel che stava a Parigi, rispose Augusto l'aria di Auteuil giova assai alla sua salute... E tu, Giustino, sei sempre quel fiore di bellezza e di sanit? invidiabile!... Guarda, sorella, non diresti che venga da una festa da ballo anzich? dalla presa del Castello di Morea? Ma, dinne un poco, e quella cara Grecia che fa? Mi avete ben bene lavata la testa a quegli arrabbiati Musulmani? Quant'altra soldatesca ? rimasta a Patrasso e a Navarrino? Come sono guardati i castelli di Corone e di Modone?

-- Lasciagli il tempo di riposarsi un poco, interruppe Isalina; non vedi che Giustino ? stanco e trafelato?

-- Hai ragione, sorella, andiamo su nel salotto... Ma, oh Dio noi abbiamo dimenticato il tuo compagno di viaggio? L'amore e l'amicizia ci hanno renduto scortesi.

L'artista fece un grande inchino col capo e si avvicin? alquanto a que' tre personaggi.

-- Ducastel! esclam? Augusto, Ducastel ? un nome ignoto. ? di Parigi il signore?

-- Sono nato a una lega e mezzo da Parigi, rispose l'artista.

-- Qual ? il vostro genere?

-- La figura.

-- Sono contento di fare la vostra conoscenza, signore, soggiunse freddamente Augusto; e da quanto mi dice il mio amico Victor, debbo estimarmi avventurato di scrivermi d'ora innanzi nel novero de' vostri ammiratori.

L'artista torn? a inchinarsi.

-- Cerimonia da banda, disse Giustino, andiamo al castello; mi sa mille anni di riabbracciare il Visconte; avremo col? il tempo di ciarlare a nostro bell'agio.

Tutti e quattro mossero alla volta del castello d'Orbeil.

Il pavimento di questa sala ? di grandi lastre di marmo a disegni bizzarri. Una botola, simulata perfettamente da un quadrone su cui sta dipinto un teschio umano, ? nel mezzo di questa sala. Questa botola, da cui si scende, o meglio, si precipita in un sotterraneo, attesta le antiche lussurie e crudelt? baronali. Il palco a volta ha in ciascheduno dei suoi spigoli un ritratto di qualche re di Francia. Un'immensa lumiera di terso cristallo era sospesa alla volta.

Questa sala era guarnita di antiche suppellettili di pertinenza degli antenati del Visconte: il solo mobile recente che si vedeva era un pianoforte di magnifica costruzione. Lunghi coltrinaggi rossi si aprivano sul passaggio de' balconi e delle finestre, e ricascavano a' lati in ricche onde su bracciuoli di bronzo dorato, le cui teste rappresentavano satiri, diavoletti e simili.

Un gran cammino era nel mezzo della parete principale.

In questa sala entrarono i quattro personaggi che abbiam veduti test? nel parco attiguo al castello.

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