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Munafa ebook

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Read Ebook: La vita nuova by Dante Alighieri Agresti A Antonio Editor Rossetti Dante Gabriel Illustrator

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Ebook has 212 lines and 31077 words, and 5 pages

LA VITA NUOVA

DI DANTE

CON LE ILLUSTRAZIONI DI DANTE GABRIELE ROSSETTI

Casa Editrice Nazionale ROUX E VIARENGO TORINO -- ROMA 1903

A NORMA DELLE LEGGI VIGENTI ? RISERVATA LA PROPRIET? ARTISTICA DELLA PRESENTE EDIZIONE.

Il Rossetti fu il pittore delle anime. Il simbolismo dei suoi quadri ? meno evidente nella scelta degli accessor?, di ci? che sia nella posa, nell'azione e nell'espressione delle figure dipinte e disegnate da lui.

I profondi occhi fissano intensamente come interroganti un'impenetrabile mistero, mentre le bocche, sublimi di bellezza, nate al bacio, hanno un qualche cosa di doloroso che sembra dire mille pensieri nascosti, desideri ardentemente perseguiti; paiono ad un tempo sorridere blandamente e dolorosamente socchiudersi, come in quei che scoprono innanzi a s? cose non mai immaginate n? intraviste, e ne sono addolorati e lieti e sorpresi ad un tempo; e dicono parole che l'orecchio mortale non intende, ma che le anime ascoltano e comprendono, dal di l? del dominio dei sensi e delle cose materiate nella esistenza:

Forse a questo suo modo di comprendere e di fare non fu estraneo l'ambiente nel quale si svilupp? e crebbe la sua giovinezza. Forse il pensiero e l'opera di Dante Gabriele Rossetti sono un risultato di pi?, fra i tanti meravigliosi, della lotta per il risorgimento italiano.

A Londra, nella casa del padre suo -- l'esule poeta vastese -- s'incontravano i profughi italiani, i fuggiti al capestro o alla galera del Borbone e dell'Austria, e chi sa quante volte correva e ricorreva su le labbra di quei forti, destinati a vivere nel paese umido e nebbioso, il nome della terra ricca di sole e di fiori. E chi sa quante volte son? alle orecchie del giovine il nome di Dante, benedetto come quello di colui che, primo, aveva detto all'Italia la parola della sua libert? nazionale.

W. M. Rossetti, il fratello del poeta-pittore, ha in un suo libro un capitolo, ove appunto egli descrive gli italiani che frequentavano la casa paterna, e ne accenna le discussioni pi? frequenti, le speranze, gli entusiasmi, gli scoraggiamenti; tutta la vita di uomini che hanno dato tutto il proprio essere ad un ideale, per quello solo vivono e solo in quello sperano. E frequentissime dovevano essere le discussioni su l'Alighieri, poich?, gi? prima che Dante Gabriele nascesse, il padre suo aveva pubblicato un'edizione in due volumi dell'<>, nel commento del quale s'annunziava gi? la teoria che egli avrebbe difesa pi? tardi, compendiando, e poi avanzando molto nell'audacia delle affermazioni, il Filelfo, il Perez, ed il Biscioni.

Forse le teoriche del padre su gli intendimenti nascosti dell'Alighieri -- teoriche espresse e difese con grande copia di erudizione nei libri <>, <>, <> -- non ebbero grande influsso sul pensiero del figlio. Nessuna traccia si riscontra, nel lavoro di Dante Gabriele, delle idee del padre pubblicate nel 1832, nel '40, nel '42; ma certamente tutto l'insieme dell'ambiente italiano ag? su di lui; egli sent? il profondo sentimento vivo dell'Alighieri, la passione di lui lo infiamm?; egli riusc? ad immedesimarsi tanto l'opera del Divino che nel 1849 gi? gli era nata nella mente l'idea d'illustrare l'amoroso pensiero di Dante.

Di questa epoca ? il primo bozzetto del quadro <>; dell'anno di poi ? il primo schizzo del <>. D. G. Rossetti aveva allora ventun anni.

In quest'anno, 1850, intorno al Nostro, a Holman Hunt e a John Everett Millais -- i primi tre P. R. B. -- si scaten? la tempesta degli Accademici.

I tre l'avevano provocata esponendo, il Rossetti <>, l'Hunt <>, e il Millais <>.

E da quel momento essi continuarono infaticabili l'opera loro fino che un giorno, ad un bivio della via, si divisero: il Rossetti per farsi pi? grande, l'Hunt per proseguire nella via che fino dal primo giorno erasi tracciata, il Millais per rivelarsi minore di s? stesso.

Si pu? dire che quest'opera lo interess?, lo tenne a s? tutta la vita. Infatti nel 1880 -- poco pi? di un anno prima di morire -- egli metteva mano al quadro incompiuto di <> inspirato al sonetto:

In questo quadro il Rossetti dipinse la meravigliosa testa di Beatrice, che ?, forse, la pi? bella fra le teste di donna dipinte da lui, ed ? superata soltanto dallo splendido disegno a matita che egli fece come studio del quadro ad olio.

? la ispiratrice purissima, lo scrigno geloso d'ogni gioia divina, quella che dell'Amore ama il simbolo pi? bello e della quale egli pu? dire

<>

e pu? cantarla come colei che in s? immedesima e da s? intorno, spande

<<..... choir-strains of her tongue, Sky spaces of her eyes -- sweet signs that flee About her soul's immediate sanctuary>>.

E l'amore ?, nel pensiero dell'Artista, un insieme di simboli, di sogni e di potenza; qualche cosa che viene da lungi, dall'alto; un'onda di mistero; qualche cosa di severo e di pensoso che domina tutte le cose, passa attraverso a tutte quelle che per lui e in lui vivono:

Non lo ha egli detto in quel suo tocco in penna, il pi? strano che mente di pittore abbia mai immaginato, del <>

In questo quadro egli ? riuscito a rendere quel simbolismo che Dante ha espresso coi numeri. Tutti e due sono platonici; il Poeta come un filosofo, il pittore come un poeta. L'Alighieri ci racconta la perfezione della sua donna, e ce la dimostra cosa divina, in quel fortuito concorso del numero perfetto che presenzi? alla morte di Lei; il Rossetti ci presenta l'Amore -- l'Amore che il poeta incontr?

e ce lo mostra circondato dai simboli dello spazio e del tempo, del giorno e della notte, e porta il quadrante che accenna l'anno del dolore e l'ora dell'angoscia.

In tutta l'opera di Rossetti, poemi e pitture, c'? come un'ombra di dolore. Egli ha sentito che il dolore ? la trama su la quale ? tessuta la vita. Ogni breve gioia della esistenza ? soffocata dalle sofferenze, e l'occhio ? pi? sovente umido di pianto, che non brillante di sorrisi. E questo suo intimo senso del dolore umano gli ha permesso d'essere tanto suggestivo nelle sue figure. Ed anche per questo suo squisito sentire nella profondit? della coscienza umana, maciullata dal dolore, i suoi capolavori sono appunto i quadri ne' quali domina, non veduta, eppure presente, la Morte.

Lo ripet? poi altre tre volte, per commissione sempre, nel 1869, nel 1872 e nel 1877.

Io ho detto altrove che egli, col trascorrere degli anni e l'indefesso lavorare sarebbe riuscito a farsi <>.

Tutti i suoi quadri sono una gloria di luce e di colori. Egli band? dalla sua tavolozza il bitume per i fondi, le tonalit? scialbe, i colori dimessi che l'Accademia proclamava indispensabili, i mezzi-rossi, i mezzi-verdi, le luci colate attraverso il vetro ed il tendone dello studio. Guardando i quadri degli artisti che lo precedettero ed i suoi, si ha l'impressione di vederlo spalancare una finestra alla rutilante luce del sole, gridando ai vicini ed ai lontani: -- Lasciateci godere intiero quel bene che Dio ci d?!

Nell'alto del quadro una ghirlanda d'angeli portano al cielo l'anima di Beatrice:

Intorno a loro raggia la luce d'oro, di neve e di fuoco che abbagli? Dante, quando alz? gli occhi per mirare la rosa Paradisiaca. Nel quadro ? una luce tenera, delicata, irradiata da Beatrice morta e da Amore che, conducendo Dante per la mano, bacia la vergine estinta. Un ritorno al pensiero che la vita e l'amore stanno oltre la vita terrena, ? rivelato dalle vesti dei diversi personaggi del quadro. Quelli che appartengono alla terra, Dante e le donne che coprono d'un velo la morta, sono vestiti di colori pi? dimessi; Dante ha la tunica bruna; le donne han le vesti verde-oliva: Beatrice e l'Amore vestono i colori della gioia, Beatrice di bianco e l'Amore d'una lunga tunica porporina che sembra effondere vampate di fuoco su la veste di Dante.

e i primi versi della canzone:

e la espose al pubblico.

Uno slancio d'ammirazione circond? il pittore.

Il pensiero mistico del poeta non poteva trovare una interpretazione pi? perfetta di questa che ne fece il Rossetti.

Nel <> la signora Stillmann ?, delle due donne che sorreggono il velo, quella a capo del letto, Miss Wilding ? l'altra. La signora Morris ? Beatrice.

C'era in lui, e nel suo carattere, molto dell'italiano. Dei figli di Gabriele Rossetti egli fu certamente il pi? italiano. Ma, fenomeno degno d'osservazione, egli fu un italiano medioevale.

I suoi pi? intimi pensieri, il suo modo di considerare i grandi misteri della vita, la sua perfetta indifferenza per le scoperte scientifiche non erano d'un uomo del nostro tempo.

Mi sembra, talvolta, guardando il lavoro di lui, che esso non sia opera d'un moderno, ma sibbene d'un antico, contemporaneo di Giotto e dell'Orcagna per il sentimento, discepolo dei Maestri veneziani per il colorito, e maestro, vissuto ieri, di nuovi artisti che cercano nella via della vita e dell'arte un sentiero non ancora battuto; tanto ? profonda la sua coscienza della vita antica, e tanto ? perfetta l'opera della sua mano.

E probabilmente anche ci? si deve alla sua grande scrupolosit? nel lavoro. Qualche volta rifaceva due o tre volte il bozzetto d'un quadro; e gli studi erano, da lui, condotti a termine con tale perfezione che rimanevano, di per s? stessi, un quadro. Del <> vi sono due bozzetti; due del <>; due del <>. Gli studi separati per il <> e per la <> sono numerosissimi. ? facile quindi comprendere come egli, dotato di quel vasto genio, potesse poi riuscire perfetto.

Egli aveva una teoria particolare del colorito. Per lui, diversamente dalla opinione della generalit? dei pittori, la giusta posizione del verde e del bleu doveva risultare in un ottimo effetto all'occhio dello spettatore. Questa teoria, dinanzi alla quale uno meno ardito avrebbe indietreggiato, fu messa in pratica da lui, e con un successo pari soltanto all'ardire, nel quadro <>.

La sposa ? in bianco, coronata di fiori d'arancio, e sta in un angolo del quadro, figura secondaria nella pittura, com'? una figura secondaria nello scritto di Dante.

Le figure principali, le donne e Beatrice, vestono abiti di lucentissimo verde e di oltremare. Dante ? vestito di rosso ed ha il soppanno nero; la bambina, che porge i fiori, ? vestita di giallo. Il quadro ha un'intonazione calda che fa sentire il sole ardente delle estati fiorentine. Ora il discordante insieme di queste luci e di questi colori ? attenuato dalla grande arte del Rossetti, cos? che l'occhio si riposa in mezzo al quadro, su i colori meno ardenti di Beatrice e delle donne che l'accompagnano, dalle tonalit? sfolgoranti del giallo, del rosso, del bianco che stanno alle estremit? del quadro. Questo lavoro, l'acquarello nel quale il Rossetti ha riunito il pi? grande numero di figure, fu da lui terminato nel 1851 e ripetuto nel 1855-56, a olio, per l'amico suo John Ruskin.

Ho detto altrove delle caratteristiche speciali all'acquarello inglese, e baster? qui che io accenni che la solidit? del colorito, l'impasto frequente d'un colore su l'altro, d?nno agli acquarelli dei maestri inglesi un carattere assolutamente diverso dal carattere cognito ed universale dell'acquarello. Bisogna bene conoscere e guardare attentamente per distinguere un acquarello da un quadro a olio; talvolta la sola cosa che li diversifica ?, in quelli, l'assenza di lucido e la patina che ? sempre in questi.

Anche in questo dipinto Dante ? in rosso col soppanno scuro, Beatrice in bianco con risvolti azzurri, la gentildonna che la precede ? in giallo, quella che la segue in rosso-bruno, cupo. Anche qui il Rossetti ha adoperato quella sua grande arte nella distribuzione dei colori, per cui una grande armonia, come un riposo dolce degli occhi, risulta dal guardare i suoi quadri. Questo suo lavoro incominciato nel 1858 fu terminato un anno di poi e ripetuto nel 1864.

Nella <> io sento la terribile miseria della infelice che il rimorso strazia, e il <> magistralmente reso nel quadro di Rossetti, mi fa pensare ai maledetti che, nella morta gora, si stracciano le carni; e nella <>, la suggestiva testa di Cristo che, da una finestra, l'affascina con lo sguardo intensamente profondo, mi fa pensare al sorriso di San Bernardo incoraggiante Dante a volgere gli occhi in alto ed a pregare Maria.

Se io dovessi definire esattamente questa mia sensazione, o darne una ragione apparentemente plausibile, forse non saprei, o, forse, dovrei scendere a tale minuzia d'analisi psichica che la dimostrazione apparirebbe pi? oscura del fatto semplicemente enunciato; ? innegabile per? che quel senso misterioso e indefinibile che sgorga dall'opera dantesca e viene a soggiogare l'anima umana, emana anche dall'opera del Rossetti e c'? parentela perfetta fra la Gentildonna cantata e quella dipinta; c'? similitudine d'origine e di tipo nell'Amore che va in veste di pellegrino, e nell'Amore che scende dagli alti cieli, passando attraverso le stelle e gli astri maggiori che illuminano la terra.

Quella tendenza tutta sua e quella speciale caratteristica dell'anima trecentista del Rossetti, mirabilmente concorsero con le qualit? pittoriche di lui a che l'opera sua fosse tale da integrare, in un'opera di grande sentimento e fattura, la grande opera del pensiero dantesco.

Ed anche pensiamo che quella

era, in vita, come l'ha dipinta il pittore, soavissima, bella e pensosa; e che noi cerchiamo il mistero l? dove non ?, e che Dante am? veramente una fanciulla fiorentina che si chiam? Beatrice, e Rossetti dipinse l'Amore di Dante, Dante e la fanciulla sua, perch? il soggetto gli si offriva tale da tentare l'ardita e fervida mente d'un artista.

INCIPIT VITA NOVA:

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