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Munafa ebook

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Read Ebook: Storia degli Italiani vol. 13 (di 15) by Cant Cesare

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Ebook has 927 lines and 175840 words, and 19 pages

Release date: September 3, 2023

Original publication: Torino: Unione Tipograficp/o-Editrice, 1874

STORIA DEGLI ITALIANI

PER CESARE CANT?

EDIZIONE POPOLARE RIVEDUTA DALL'AUTORE E PORTATA FINO AGLI ULTIMI EVENTI

TORINO UNIONE TIPOGRAFICO-EDITRICE 1877

LIBRO DECIMOSESTO

La Rivoluzione francese.

Dell'imitazione di Francia, sostituita alla evoluzione delle istituzioni patrie e storiche, apparvero gli effetti allorch? quel paese ruppe alla rivoluzione, che non dirigendosi a fini nazionali e speciali come le precedenti, ma a generali concetti, ad un ideale di libert? e d'umanit?, valevole in ogni tempo e in ogni luogo, da ci? traea forza e importanza insolite, e il pericolo immanente che deriva dalla coscienza degl'intenti, sopravvivente alle istantanee commozioni. In fatti, scoppiata nel 1789, non ? ancor finita oggi ch'io scrivo, dopo ottantott'anni di delitti atroci, di guerre sanguinose, di portenti dell'ingegno e del cuore, e il sovvertimento di tutte le cose umane e divine, e cento tentativi di restaurazione che fallirono tutti perch?, a mettere d'accordo le istituzioni coi costumi non bastano decreti o bajonette, parlamenti o galere.

La Francia, concentrando tutta la gloria e la potenza nel re, tutta l'autorit? nel Governo, tutta l'amministrazione nella capitale, avea fissato un oggetto a tutti gli scontenti, un fomite a tutte le passioni, una mira a tutti i novatori: e quell'attivit? che, divisa fra ciascuna provincia, fra ciascun Comune, sarebbesi sfogata in parziali intenti, si ritorse verso il Governo o per avervi parte o per contrariarlo; gli si appose ogni colpa dacch? voleva arrogarsi ogni merito; ammirando in Inghilterra il reggimento parlamentare, anche i Francesi bramarono circondare il re d'istituzioni rappresentative, dove i nobili principalmente, ma anche i pensatori e gli abbienti potessero esprimere i loro voti e concorrere a far leggi; leggi che sarebbero lo stillato di quella sapienza che da un secolo vagliavano e divulgavano i filosofi, banditrice d'emancipazione, di spregiudizio, di filantropia, di naturali diritti; e che proclamata l'umanit? nelle scienze morali come la natura nelle fisiche, instillava all'uomo la persuasione della propria onnipotenza.

Con quale ragione i re esigevano denaro senza chiederne il consenso al popolo contribuente, n? informarlo dell'erogazione? Pertanto, trovandosi angustiate le finanze, si grid? la necessit? di radunare a consulta i notabili, e dietro a ci? di convocare gli eletti dello stato clericale, del nobile, del borghese, i quali spinti dal movimento pubblico, ben tosto presero il nome di Assemblea Nazionale.

La sovranit? del popolo era idea antica, e Rousseau aveala ridotta a teoria scientifica congiungendola col diritto naturale e col dogma d'un'intera libert? primitiva, che poteasi n? alienare, n? trasmettere; sicch? la volont? popolare ? giustizia, ? morale, ? religione. Con questi o simili principi i filosofi voleano scomporre lo Stato in idea, per rifarlo secondo la ragion pura; i rivoluzionarj vollero distruggerlo in fatto, per costituirne uno nuovo razionale. Quelli contentavansi di transigere quando avessero la realt? contro di s?, e cercavano giustificare queste transazioni col supposto d'un tacito consenso, purch? se n'appagasse l'interesse teoretico: la rivoluzione invece volle annichilare ogni istituzione che non s'uniformasse a' suoi predicati di ragion pura. Vedendo difettoso il sistema sociale, rappresentavasi qual tipo di perfezione l'uomo staccato da' suoi simili, il selvaggio d'America, il figlio della natura. Perci? le costituzioni politiche riguardavano l'uomo isolato, invece di cercare ci? che in ciascuna et? doveva convenire agli uomini a norma della precedente: non si d? veruna associazione intermedia fra l'individuo e lo Stato; ben si formano colleganze d'individui e d'interessi, ma senza ordinamento permanente.

Cos? i teoristi puri; alcuni per? vagheggiavano le istituzioni inglesi, non accorgendosi come esse richiedano reciproco spirito di moderazione, profondo sentimento dei diritti delle due parti che si trovano a fronte, e come in nessun paese quanto in Inghilterra sia tanto apprezzata la libert? individuale, eppur tanto diffuso lo spirito d'associazione, mentre i migliori Francesi d'allora predicavano l'apoteosi dell'individuo isolato.

I quali dichiararono decaduto il re, poi mandarono al supplizio lui, sua moglie, sua sorella, e con loro uomini viziosi e uomini santi, intrepidi e codardi, sapienti e ignoranti, deputati e fanciulle, sacerdoti e miscredenti, bottegaj e marchesi, monache e meretrici, vittime e carnefici, con tremenda eguaglianza; centomila vite spegnendo fra gl'insulti d'una plebe cannibale, sopra decreto subitario di giudici implacabili perch? tremanti, i quali non so se pi? sia obbrobrio all'et? passata l'averli prodotti, o alla nostra il pretendere giustificarli. Vedendo ai pensatori sottentrare gli uomini d'azione, poi i trascendenti, poi gl'invidiosi, poi l'infima ciurma, ciascuno strozzando i precedenti, ciascuno portato in trionfo prima d'essere trascinato alla forca, e stabilirsi la peggior tirannide, quella che si associa all'anarchia, molti vennero a discredere alla libert? e pensar necessario il despotismo, sciolto dalle forme e dalle consuetudini che prima lo tenevano nei limiti.

L'Europa aveva esultato alle fauste promesse d'una rivoluzione che accelererebbe l'attuazione del bene; e quegl'Italiani che aveano tenuto l'occhio ai progressi del secolo, si rallegrarono di veder assicurate quella libert? ed eguaglianza che da diciotto secoli erano state dal vangelo severamente annunciate e test? dai filosofi predicate gajamente. Ma come videro fondarle su canoni arbitrarj, dedurne sofistiche e fin scellerate illazioni, distruggere con intolleranza raggionacchiante gli acquisti dei secoli, delle dottrine de' gran savj abbandonarsi l'applicazione al braccio della canaglia e allo schiamazzo delle meretrici, se ne stomacarono; e mentre dinanzi tesseano idillj con Elvezio, con Rousseau, col Filangieri, sbigottivano alle notizie che confuse ed esagerate giungeano traverso ai pochi giornali e alle proibizioni, parlando solo di decapitazioni, affogamenti, mitraglia, di provincie che mandavano lardoni per ungere la ghigliottina, di Giacobini che giocavano alle palle con teste di nobili, di deputati che prometteano strozzar l'ultimo re colle budella dell'ultimo prete.

Allora parve non solo dovere di principe ma d'uomo il mettere un freno a quel furore, se non altro il protestarvi incontro colla guerra.

Leopoldo II fu il primo che os? avventare la scintilla in quell'ammasso di polvere; e a Mantova combin? , a Pilnitz conchiuse un'alleanza di principi per istrappar dalla prigione i reali di Francia, e la Francia dalle branche dei Terroristi. Questi in risposta gli gettarono la testa del re e di chiunque era sospetto; e quando Leopoldo mor?, Francesco II suo giovane figlio e successore si trov? incontro la guerra, ruggente dal Reno alle Alpi, e Francia che, accettata la sfida di Austria, Prussia, Inghilterra, accingevasi a spandere dappertutto i principj che nell'interno avea fatti sanguinosamente trionfare.

Pio VI propose di raccogliere l'Italia tutta in una federazione sotto la sua supremazia. Era il concetto di molti suoi predecessori; il concetto che, cinquant'anni dopo, bast? a indiare chi lo ripropose: ma all'Austria la lega italica facea paura pi? che l'invasione nemica; Venezia e Genova non voleano pericolare i traffici loro n? i grossi capitali impiegati in Francia; il duca di Modena, sapendo che i suoi antecessori nelle lotte tra Francia ed Austria erano stati sbolzonati qua e l?, provvedeva a mettere in serbo tesori; la Toscana parteggiava per le idee francesi e il ministro Manfredino di Rovigo, ne' cui splendidi circoli brillavano il vecchio Pignoni e i giovani Fossombroni e Neri Corsini, era chiamato il marchese giacobino; laonde il granduca, tuttoch? austriaco, fu il primo che riconoscesse la repubblica francese, e Carletti suo ministro a Parigi erasi fin reso sospetto per esuberante patriotismo.

In Corsica l'Assemblea Costituente avea richiamato l'esule Paoli, che accolto in trionfo a Parigi e per tutta Francia, rivide la patria sperando sarebbe resa libera da que' Francesi stessi che l'aveano incatenata. E raccomandava di preferire la fusione colla libera Francia a un'indipendenza che troverebbe venditori e usurpatori: -- Quante volte non fu a me offerta la sovranit? dell'isola! altri potrebbe valersene. Invece noi potremo giovare alla patria come rappresentanti nell'Assemblea, la quale un giorno dar? lume e norma all'Europa intiera. Chi sa che gli eloquenti periodi non facciano crollare i troni dei despoti>>. Insieme diceva: -- Deh nell'Assemblea ci fossero meno oratori e filosofi! La Magna Carta degl'Inglesi ? breve; breve il bill dei diritti; ma quelle basi della libert? britannica non furono stese alla spensierata. Ora i Francesi cercano l'ottimo, e temo si espongano a perdere il buono; vorrebbero far tutto in una volta, e niente finora han fatto che non possa subito disfarsi>>.

Poi la sua fede repubblicana vacill? quando vide la Francia divenir empia e sanguinaria, e trafficare di popoli: temeva vendesse la Corsica a Genova, e la barattasse con Piacenza; e in paese l'agitazione facesse prevalere gl'intriganti, i calunniatori, i ladri, gente che guadagna dei torbidi. -- Se cotesti signori hanno in sospetto noi che col latte abbiamo succhiato l'amore della libert? e dell'uguaglianza, e per essa sofferto tanto, non sar? lecito a noi tenerci in guardia da certi, il cui patriotismo non data che da tre anni, e che per la patria non hanno sparso sangue, non sofferto esigli, non devastazioni di beni? Pare si voglia tenere la Corsica divisa in partiti, e per lo pi? chi risolve da lontano si appiglia al peggio>>. Poi ferito dalle solite ingratitudini popolane, disper? dell'esotica liberazione: -- Non avrei mai creduto che ventun anno di despotismo avessero potuto distruggere tanta virt? pubblica, che in poco tempo la libert? avea fatto brillare nel nostro paese. Oh fossi morto il d? che seppi aver i Francesi donato alla nostra patria la libert?! Qual funesto avvenire non si offre alla mia mente! Siamo troppo lontani dal centro del movimento; il potere lontano non vede il male. Se lo vede, scrive lettere oratorie, che nulla valgono su animi impastati d'ignoranza e cupidigia, sconosciuti al mondo ed a se stessi, senz'idea del vero onore, e molto meno della vera gloria. Ah! e tanti sparsero il sangue sotto i miei ordini per dare la libert? a popolo tanto indegno!>>

Accusato da compaesani , l'uomo intemerato fu tradotto a scolparsi davanti ai manigoldi di Parigi nei giorni del Terrore. Il deputato Matteo Buttafuoco scrisse contro di lui e di Saliceti; ma l'opinione pubblica gli si rivolt?, e in molte parti la colui effigie venne arsa come d'aristocratico.

Alfine la Corsica, esacerbata dagli eccessi de' rivoluzionarj diede ascolto agl'Inglesi e agli altri nemici di Francia, e si ribell?. La repubblica francese, che, minacciata da tutta Europa, a tutti intimava guerra, avea spedito l'ammiraglio Truguet ad occupare la Sardegna, ottima per assicurarsi il Mediterraneo e tener in soggezione i C?rsi. Erasi supposto che quell'isola fosse ostile a' suoi re per irrequietudini precesse: ma l'ardor nazionale vi rinacque, e sopite le rivalit?, ognuno s'avvent? alle armi. Fra gli apprestamenti attorno a Cagliari uno ? sopraggiunto dal suo personal nemico, che gli avventa ingiurie e minacce; egli ascolta, reprimendo la smania di vendetta, poi curvasi a far una croce in terra; e rialzatosi con fronte risoluta -- Per questa croce e per la causa che insieme difendiamo, ora ti perdono: partiti i nemici, ti dar? risposta>>.

Tra per questo e per una sformata procella, i Francesi dovettero ritirarsi lasciando qualche distaccamento; in quell'impresa fecero la prima comparsa due famosi; Massena, nizzardo al servizio piemontese, che vedendo non poter elevarsi perch? non nobile, era passato a Marsiglia, dove oscuro visse finch? la rivoluzione nol chiam? all'armi, e queste port? ai confini italiani, e contro Livenza patria sua, ch'erasi rivoltata ai repubblicani invasori: e Napoleone Buonaparte, giovane c?rso, che contemporaneamente avea dalla sua patria assalite le isole dello stretto di Bonifazio, e dovette andarsene egli pure. Esultarono i principi d'Italia della vittoria sarda, faustamente ominandone alle divisate imprese: Pio VI mandava congratulazioni come di gloria immortale: Paoli ne prese animo ad effettuare la sollevazione della sua patria, e cacciati i commissarj francesi, la offr? all'Inghilterra.

Non era a credere che Francia torrebbesi in pace lo smacco sofferto, tanto pi? che altri casi pareano provocarne le armi. Ucciso il re, la Convenzione deput? Semonville a Costantinopoli per farvi riconoscere la repubblica; ma aveva incarico dai moderati di passare in Toscana, mentre Maret andrebbe a Napoli, onde combinar le guise di salvare gli altri membri della famiglia reale. Per giungervi senza metter piede in terre ostili, essi vennero ne' Grigioni, donde per la Valtellina passerebbero sul Veneto e al mare. Ma l'Austria, d'accordo coi Planta famiglia allora predominante nella Rezia, pose un agguato presso Chiavenna , e violando il territorio amico, rap? que' Francesi, e li mand? di prigione in prigione.

Roma, sbigottita d'una rivoluzione germogliata dall'empiet?, e dell'empiet? proclamatrice, interruppe i grandiosi suoi lavori, ospit? generosamente le vittime e i preti perseguitati; e Pio VI sfogava i suoi dolori in concistoro esclamando: -- Ah Francia, dai predecessori nostri chiamata specchio di tutta cristianit?, come ci sei oggi avversata? come resa pi? fiera di quanti mai v'ebbe persecutori? Ahi Francia, Francia!>> Pure guardavasi dal provocare i furori rivoluzionarj. Ma allorch? vide abolita la religione, trucidati i sacerdoti, invaso il territorio ecclesiastico d'Avignone e del Venesino, minacciato se stesso nelle canzoni patriotiche, ove preconizzavansi nuovi Galli alla Roma dei preti, nel suo stemma che bruciavasi, ne' fantocci che si strascinavano e impiccavano a contumelia di lui, lanci? la scomunica contro la repubblica.

Il cardinale Bernis, perch? ricus? dare il giuramento costituzionale che i rivoluzionarj esigevano dai preti, aveva cessato d'essere rappresentante della Francia a Roma; e verun altro essendovi stato aggradito, lasciavansi regolar le cose dalla legazione di Napoli. Quando si tratt? d'esporre lo stemma della repubblica francese, come gi? erasi fatto a Genova, a Venezia, in Toscana, il papa ricus?. Makau, residente francese in Napoli, scrisse al cardinale Zelada segretario di Stato, poco importare che il papa riconoscesse la repubblica francese, la quale esisteva per propria volont?; ma volere che fra ventiquattro ore fosse posto quello stemma; e in caso d'opposizione o d'oltraggio ad alcun Francese, la gran nazione piglierebbe severa vendetta. Questa int?ma egli fece presentare solennemente da La Flotte uffiziale di marina, e da Ugo Bassville segretario di legazione, i quali da alcuni mesi soggiornavano a Roma trescando; e La Flotte colle parole grav? il tono della lettera, la quale anche fu divulgata.

N? l'un n? l'altro vestivano carattere uffiziale; onde il Governo avrebbe potuto punirli come sommovitori, eppure trangugi?. Ma quei due uscirono pel Corso colle nappe tricolori, e il popolo ne assal? la carrozza, e gridando -- Viva il papa, viva san Pietro>> uccise Bassville; a fatica i soldati papali camparono gli altri e l'accademia francese dalla plebaglia, che si butt? a rubare, spogliar botteghe, assalire il ghetto; e per pi? giorni continu? urlando non voler pi? Francesi. Alle grida impotenti con grida terribili rispondeva Francia, imprecando all'intolleranza dei preti e agli stiletti degl'Italiani. Ma altrove occupata, per allora dovette contentarsi di mandare emissarj a disporre colle opinioni il trionfo delle armi.

A Palermo, scopertasi una congiura di trucidare nel venerd? santo l'arcivescovo e i principali e stabilir la repubblica, fu decapitato un De Blasis, impiccati molti. Intanto invitavansi i possidenti a formare sessanta battaglioni di ottocento uomini, e venti squadroni di censessantacinque; si lev? straordinariamente il sette per cento sui beni ecclesiastici, e gli argenti non necessarj delle chiese al tre e mezzo, e contro cedole di credito il denaro de' banchi pubblici, i quali erano ricchi di settanta milioni di franchi per intenti di beneficenza; si raccolsero fin a trentaseimila armati, centodue legni di varia grandezza, con seicentodiciotto cannoni e ottomila seicento uomini di ciurma; e la fame spingea moltissimi ad arrolarsi.

V'ha esagerazione evidente in quanto si disse allora e si scrisse poi contro quel Governo da chi aveva interesse a screditarlo: ma certo esso mancava di buona fede; non osando far appello al patriotismo, domandava gli argenti a titolo di <>; faceva armi, n? dicea contro chi e perch?: i giovani, insofferenti del bastone tedesco, disertavano; degli altri moriva gran numero ne' micidiali campi di Sessa e di San Germano.

Insomma i principi d'Italia, non appoggiati all'opinione, sentivano il nembo dalla Francia avvicinarsi alle loro teste; n? di forze tampoco tenevansi provvisti, perch? le precedenti guerre aveano mostrato che da armi straniere si decidevano le sorti nostre, e perch? la succeduta pace ne gli aveva divezzati; e tutti pensavano quel che il granduca diceva: -- Principoni, soldati e cannoni; principini, ville e casini>>. Questo in fatti non armava che quattromila soldati; un migliajo e mezzo Genova, stupendamente fortificata; altrettanti il Modenese; men del doppio Parma; due centinaja Lucca; seimila il papa colle fortezze del Po, d'Ancona e Civitavecchia. La Lombardia, forte per Mantova, Pizzighettone e Milano, non teneva in piedi pi? di ottomila uomini, cerniti dagli ergastoli o feccia venale; i Francesi nel 1705 v'aveano sperimentato la leva sforzata, ma invano; quando Maria Teresa nel 1759 la ritent?, i giovani fuggivano; Giuseppe II ne esent? questa provincia; e adesso che, scoppiata la guerra della rivoluzione, Francesco II richiedea mille trecento reclute per compire i due reggimenti italiani Belgiojoso e Caprara, lo Stato se ne sgrav? coll'obbligarsi di centomila zecchini l'anno finch? tornasse la pace.

Dall'invasa Savoja, i rifuggiti, soliti sparnazzatori di vanti e di sgomenti, fuggirono a torme sopra Torino: ma sebbene l'esercito fosse sfasciato, le popolazioni avverse ai Giacobini sfogavansi in vendette; e coll'antico nome di Barbetti, masnade assalivano e trucidavano alla spicciolata i Francesi nelle montagne nizzarde. Sul mare, Oneglia era centro della pirateria contro la Francia: ma avendo percosso una nave mandata con proposizioni, l'ammiraglio Truguet la bombard? ; tutta la gente fugg?, eccetto i frati che si credeano inviolabili, e che furono tutti trucidati, ed arsa la citt?.

Essendo chiuso dagl'Inglesi il porto di Genova, la Toscana avrebbe potuto vantaggiarsi collo spedire olj, saponi, grani in Francia: ma Inghilterra le intim? cacciasse tutti i Francesi e anche l'ambasciadore entro quarantott'ore; e il granduca, avuta garanzia de' suoi Stati da quella potenza, abbandon? la politica d'interesse per quella di sentimento, e arm?, rinnovando la milizia paesana al modo del Machiavelli.

Anche Napoli, malgrado la neutralit? stipulata colla Francia, promise unire alle forze inglesi seimila uomini, quattro vascelli di linea e quattro minori ed altrettante fregate e pi? occorrendo; impedire ogni commercio colla Francia, aprendo invece i porti alle navi inglesi. Difatto le napoletane corsero colle flotte alleate a predare il ricchissimo arsenale francese di Tolone; ma trovandolo difeso da Napoleone Buonaparte, dovettero ritornarsene con molto spesa e nessun profitto, per propria scusa esagerando il valore e la fierezza de' Francesi. Subito il re rifece l'esercito, e Acton e Carolina vigilavano personalmente, animavano, faceasi denaro di tutto.

Quando poi Montesquiou, conquistatore della Savoja, fu destituito dalla repubblica perch? mettea freno ai patriotici assassinj de' Nizzardi, e le arcadiche atrocit? di Robespierre esacerbarono s? che parea le popolazioni si rivolterebbero contro la tirannide de' Terroristi, la coalizione si rannod? col disegno d'invadere la Francia. Per verit?, il Piemonte se avesse concentrate le forze s'un punto solo, e preso accordo coi Lionesi, coi Provenzali, cogli altri Girondini e Federalisti, avrebbe sostenuto la prima figura in quei tentativi, e fors'anche mutato le sorti di Francia. Ma re Vittorio, di molto coraggio e niun'abilit?, prefer? distendere le sue truppe lungo la frontiera in aspetto di difesa, e aborrendo dallo stendere la mano agli uccisori di suo cognato, preferiva operare di conserva coll'Austria, colla quale a Valenciennes convenne sulle spartizioni; i paesi che si togliessero a Francia verso Italia, cadrebbero al re in compenso d'altri verso il Milanese ch'e' cederebbe all'imperatore.

Ma anche nell'esercito piemontese diffondeansi i dogmi rivoluzionarj, propagatore principale il c?rso Cervoni, che per compenso fu poi eletto a generale di brigata nell'esercito italiano. I Sardi si erano valorosamente schermiti da' Francesi; ma non per questo rassegnavansi all'oppressione piemontese, e spedirono una deputazione dei tre ordini a Torino, domandando fossero levati molti abusi, mantenuti i privilegi, raccolti gli stamenti. La Corte la trattenne lungamente a Oneglia, poi permessole di venire, sei mesi le tard? udienza, infine non di? che parole . Avutolo per un oltraggio, Cagliari insorge, n? la forza basta a reprimere; il vicer? e l'arcivescovo partono, s'adunano dappertutto gli stamenti, e si rinviano i Piemontesi impiegati e i vescovi; poi subito i contadini ricusano le prestazioni ai baroni, la demagogia gavazza fra disordini e sangue; e tutto ? peggiorato dalle rivalit? degli Angi? e dei Petzolo.

Cos? l'Italia era disunita e fiacca; intanto che la Francia, tuffata la guerra intestina in un mare di sangue, spediva Kellermann , che con cinquantamila uomini rincacci? i Piemontesi, tornati nella Savoja; un altro esercito per la riviera invade Ventimiglia e Oneglia; altri Francesi versavansi dal Cenisio sul Piemonte, non rattenuti che dal forte della Brunetta; e le creste delle Alpi e degli Appennini divennero teatro di fiere battaglie, dove il valore piemontese riscatt? gli smacchi della prima campagna, respingendo anche pi? volte i Francesi. Ma questi procedeano; presero anche l'inespugnabile Saorgio e Col di Tenda. I re, tentennanti di paura, moltiplicano minaccie, arrestano, uccidono, raddoppiano di vigilanza, interdicono ogni convegno anche letterario. Ma dal re di Napoli non si possono ripromettere soccorsi, perch? ha il fuoco in casa: all'Austria, paga di avere assicurata la sua Lombardia dall'invasione, poco caleva che re Vittorio recuperasse i territorj perduti, e mentre accalorava le imprese in Fiandra, qui spediva solo pochi reggimenti comandati dal barone Devins, buon allievo di Laudon, ma vecchio, podagroso, avaro, mentre vecchio e malaticcio pur era il barone Colli, austriaco nato a Vigevano, che ferito nel petto a Belgrado, doveva farsi portare in lettiga, eppure era stato chiamato a capitanare le armi piemontesi. Francia senza perder tempo assale gli alleati nel campo di Dego, li riduce a ritirarsi, e baldanzosamente spiega la bandiera tricolore sulle Alpi marittime e sulle savojarde, a guisa di turbine addensato sulle vette minacciando la sbigottita Italia.

Buonaparte in Italia. I Giacobini. Fine di Venezia.

Ogni rivoluzione divora i proprj figli; e come i monarchici erano stati uccisi dai costituzionali, poi i costituzionali dai repubblicanti, e questi dai puritani, e tutti dai terroristi, cos? venne il giorno che anche i teschi ferini di Danton, Robespierre, Carrier furono gettati nella pozza del sangue da loro versato . Allora in Francia si os? mostrare umanit? e quasi anche giustizia, a qualche innocente aprire le carceri, perdonare, permettere fino il culto; i moderati ripresero aura; i tanti arricchiti coi beni nazionali, colle forniture, colle eredit? cascate dalla ghigliottina, col disordine ove sempre guadagnano gli scaltri, bramavano godere dopo tante privazioni e tanti sgomenti; sicch? invocavasi fine alle stragi, riposo dalle sanguinarie convulsioni. Ma poich? a quel terribile agguagliamento non era sopravvissuta che la forza, alla forza si dovette ricorrere per disarmare la plebaglia e trucidare i Giacobini pi? ostinati: nel che alla vigor?a di Barras serv? l'inesorabile mitraglia del Buonaparte, richiamato dalle Alpi alla caduta di Robespierre. Allora si stabil? una nuova costituzione che tutelasse le acquistate libert? e la repubblica una ed indivisibile ; visto che una Camera sola facilmente diveniva precipitosa e violenta, si volle associare la ragione e l'immaginazione istituendo un Consiglio di cinquecento persone, almeno trentenni, rinnovatesi per terzo ogn'anno; ed uno di ducencinquanta anziani sopra i quarant'anni, ammogliati o vedovi, rinnovatesi al modo stesso, che sanzionava le leggi proposte da quelli, ma che poteano discutersi soltanto dopo tre letture. Tutti i cittadini, dai ventun anno in su, nelle assemblee primarie nominano i membri delle assemblee elettorali, che eleggono i due Consigli, e questi il Direttorio esecutivo, di cinque membri, con ministri responsali; elettivi sono pure i magistrati giudiziali; libera la stampa, ma vietate le societ? popolari; espulsi per sempre quei ch'erano fuorusciti; sanzionata la vendita dei beni nazionali; liberi i culti, n? stipendiati dal Governo.

Raffazzonata cos? la civile convivenza, il Direttorio sconnette la coalizione nemica facendo pace con Prussia e Spagna; e poich? la principale sua avversatrice era l'Austria, pens? portarle guerra in Germania non meno che in Italia. E qui comincia l'et? omerica della rivoluzione, colle grandi conquiste che le erano necessarie per farsi riconoscere e per diffondere le idee e i sentimenti suoi. Il generale Scherer ingrossato sulle Alpi, con Massena e Serrurier batte Devins e Colli , in una serie di fatti che denominaronsi la battaglia di Loano, prendendone tutta l'artiglieria ed il carreggio: i vinti precipitandosi in fuga, non meno che i vincitori stuprando e devastando, lasciarono tutta la Liguria esposta ai Francesi; onde se Scherer allora drizzava sopra Torino, non trovava ostacolo: ma ebbe paura dell'inverno; poi non finiva di rimostrare i bisogni d'un esercito che lasciavasi mancante di tutto; e non vedendosi ascoltato, mand? la dimissione, e fu surrogato da Napoleone Buonaparte .

Discendeva questo da un Guglielmo di Pistoja, che nelle guerre del Quattrocento si stabil? a Sarzana, donde Francesco nel 1530 tramut? la famiglia in Corsica. Ivi i Buonaparte coi Saliceti parteggiavano per Francia; onde al sormontare del Paoli e dei Pozzodiborgo andarono proscritti. Ricoverati a Marsiglia, madama Letizia rimasta vedova, vivea dimessamente; le avvenenti sue figliuole facevano i servigi della casa; i molti maschi correano le fortune di quel tempo, e tra essi Napoleone, nato il 5 agosto 1769, educato dallo zio prete, scriveva in sentimento giacobino, firmandosi Bruto Buonaparte. Entrato nell'esercito, lo trovammo in Sardegna, poi alla difesa di Tolone come artigliere, poi a sedare sanguinosamente le insurrezioni in Parigi. Ora spedito sopra l'Italia, di cui le barriere in ogni parte gi? erano superate, prometteva, -- Fra tre mesi sar? reduce a Parigi, o vincitore a Milano>>.

Al crescere del pericolo, l'Austria mand? sull'Alpi Beaulieu, generale esercitato sotto il maresciallo Daun, poi segnalatosi nel Brabante e a Fleurus e nel liberare Magonza dai Francesi, e che alla sperienza di vecchio univa spiriti giovanili. Ma non guidava pi? di trentaduemila soldati, oltre mille ducento cavalli napoletani; e la gelosia toglieva che gli alleati operassero d'accordo. I quali, mentre vantavano tutelare i troni e la societ?, ruminavano parziali ambizioni; il Piemonte sperava guadagnare la Lombardia a scapito dell'Austria sua alleata, dalla quale non volea lasciar occupare le fortezze; l'Austria di rimpatto sperava ciuffare il Veneto, e ricuperare la Lomellina e il Novarese, sicch? parve poco curare i disastri del Piemonte, persuasa a vicenda che a questo non rincrescerebbe vederla espulsa dal Milanese dov'? destinato a succederle. Il Direttorio dava dunque incarico a Buonaparte di rincacciare gli Austriaci oltre il Po, sicch? i Piemontesi isolati dovessero piegare a buoni accordi.

A Nizza egli trov? trentaseimila Francesi in condizione deplorabile; non vesti, non denaro, non cavalli, non viveri; ma coraggio, costanza, impeto repubblicano e bravi capitani, quali Massena senza paura, Augereau spadaccino che trasfondeva il proprio valore ai soldati, il coraggioso ed istrutto svizzero Laharpe, il prode e metodico Serrurier, Berthier eminente nelle particolarit? e nel colpo d'occhio, e Miollis, Lannes, Murat, Junot, Marmont, destinati a vivere nella storia quanto gli eroi di Grecia e Roma. Fra loro Buonaparte, smettendo le famigliarit? repubblicane, si d? aria di capo bench? sia il pi? giovane; ai generali distribuisce quattro luigi per uno; ai soldati dice: -- Voi male vestiti, male pasciuti; e il Governo che tutto vi deve, nulla pu? per voi. Io vi condurr? nel paradiso terrestre, dove piani ubertosi, grandi citt?, laute provincie; dove troverete onore, gloria, ricchezze>>.

Mentre Beaulieu aspettava d'essere attaccato per Genova, egli procede per la valle della Bormida; e vincitore la prima volta a Montenotte, poi al passo di Millesimo , sapendo profittare di quei quarti d'ora che decidono delle battaglie, sbocca sovra il centro nemico, separa gli Austriaci dai Piemontesi, avventasi sopra questi, e da Cherasco proclama: -- Italiani, l'esercito di Francia viene a frangere le vostre catene; il popolo francese ? amico di tutti i popoli; corretegli incontro; le propriet?, le usanze, la religione vostra saranno rispettate. Faremo la guerra da nemici generosi, e solo coi tiranni che vi tengono servi>>; e vincitore a Ceva, Mondov?, difila sopra Torino.

Il re di Sardegna, inquieto anche per le turbolenze sarde , impetra un armistizio: ma tale debolezza, non che salvarlo, mette il suo paese al pieno arbitrio dei nemici, ai quali se avesse tenuto testa, poteva cambiare il corso delle vicende italiche. E nobili e Corte diedero il primo pascolo di adulazioni servili al giovane prode: il quale impose di cedere la Savoja, Nizza e le fortezze di Ceva, Cuneo, Alessandria, Tortona, strada fornita tra Francia e Lombardia; altre smantellarne; amnistia ai repubblicanti; pagar taglie e viveri pei soldati. La Brunetta, con tant'arte e tesori resa insuperabile chiave d'Italia, fu sfasciata senza ostacolo.

Buonaparte, con esercito pasciuto, coll'artiglieria acquistata, con volontarj accorsi, <>, per la destra del Po cala verso Lombardia, in pingui convalli, sopra terreno proporzionato alla forza dell'esercito. Entrato sugli Stati di Parma e Piacenza, che sotto i Borboni si erano ristaurati dalle guerre e fiorivano d'agricoltura, arti, commercio, concede al duca armistizio per due milioni di lire, milleseicento cavalli e grano, oltre venti quadri dei migliori. E mentre i Tedeschi l'attendono dritto a Valenza, egli obliquamente passa il Po a Piacenza, batte Beaulieu tardi accorso , a Lodi varca sanguinosamente l'Adda , e arriva a Milano, donde l'arciduca era partito senza resistenza n? compianti, ma con grand'accompagnamento di persone, che dai repubblicani si salvavano sul territorio veneto. Ivi pure rifugge Beaulieu colle truppe austriache, sol tenendo Mantova; poich? il castello di Milano capitol? , e i disertori e migrati che v'erano furono consegnati al generale francese.

Egli, prendendo possesso della Lombardia, bandiva che <>. Lascia armare le guardie nazionali, fare grandi allegrezze, prevalere quelli ch'erano gi? capi nelle loggie massoniche, stabilire ritrovi politici e gazzette declamatorie; e tutt'insieme gitta venti milioni per tassa di guerra, cio? il quintuplo di quanto pagavasi in un anno ai tiranni espulsi, e non equamente ripartiti sul censo, ma riscossi arbitrariamente sopra gl'individui. In nome della libert? fece deportare i sessanta membri dell'antica congregazione di Stato; in nome della democrazia rapiva al povero il suo pane, cio? i pegni che aveva deposti ne' Monti di piet?, e il suo lusso, cio? gli ornamenti delle chiese; tra i vanti di fede pubblica sospendeva i pagamenti del Monte; tra i vanti di protezione rubava i capi d'arte, mascherando d'entusiasmo i calcoli dell'egoismo.

Il pericoloso entusiasmo per la forza fortunata, allora fa eccheggiare dei vanti dell'eroe la Francia, che divezzandosi dall'anarchia, all'ebrezza della libert? va sostituendo quella della gloria; e l'Italia, sospesa fra ansiet?, meraviglia e speranza. Egli a ventott'anni carezzato, adulato, chiamato Scipione, Cesare, Giove, sent? svilupparsi la grande ambizione, e conobbe di poter divenire un attore decisivo nella scena politica. -- Io era giovane, balioso nella conoscenza di mie forze e avido di cimentarle. I vecchi mustacchi che sdegnavano questo imberbe comandante, ammutolirono davanti alle mie azioni strepitose: severa condotta, austeri principj pareano strani in un figlio della Rivoluzione. Io passava, e l'aria sonava d'applausi; tutto pendeva da me, dotti, ignoranti, ricchi, poveri, magistrati, clero, tutto ai miei piedi; il nome mio sonava caro agl'Italiani. Questo accordo d'omaggi mi invase cos?, che divenni insensibile a ci? che non fosse gloria; invano le belle italiane faceano pompa de' loro vezzi; io non vedea che la posterit? e la storia. Che tempi! che felicit?! che gloria!>>

Cos?, allorch? a Sant'Elena soccombeva al peso di importune memorie, tornava Buonaparte con compiacenza su questa spedizione, ch'? uno splendido episodio per tutta Europa, e una storia delle pi? attraenti per noi; vi tornava, e con rimorso invano dissimulato vedeva il bene che avrebbe potuto fare alla patria nostra; egli italiano come noi, egli braccio d'un popolo libero; egli capace di sentire la potenza dell'unione e l'efficacia dell'ordinata libert?: pure, dopo cessati gli adulatori, egli si adulava da s?, e, come quelli, arrestavasi sempre sulla gloria militare.

Dalla quale affascinati, i colti Lombardi che aveano letto gli Enciclopedisti poi le gazzette, partecipato a loggie massoniche, librato le innovazioni dei proprj principi, da lui ripromettevansi patria, gloria, libert?, e di diventare nucleo dell'Italia, risorta in poderosa nazione per volont? d'un popolo libero e liberatore. La turba stupiva delle subitanee vittorie dell'eroe italiano, e abbandonavasi volentieri al tripudio del fanciullo che improvvisamente si trova sfasciato, e alle illusioni d'un fausto avvenire; si affezionava a que' Polacchi che, invano difesa la nazionale libert?, ora combatteano per la nostra; a quei Francesi vivaci, gentili, spassoni, che da lerci e cenciosi rimessi in panni e in carne, faceansi amare dagli uomini e pi? dalle donne, brillavano in frequenti rassegne, narravano le romanzesche vicende della rivoluzione e della guerra, e le stranianze d'una societ? che ridendo pass? dalle cene voluttuose della Reggenza alla ghigliottina, dagl'idillj di Rousseau alla idrofobia di Marat; e colle canzoni sanguinarie e generose spargeano le idee d'una libert? soldatesca.

Dappertutto agli antichi Governi si sostituirono le municipalit?, primo elemento delle nazioni che sorgono, ultimo rifugio dell'autorit? che tramonta. A principio vi si collocarono persone, di cui il senno, la ricchezza, la dottrina fossero garanzia d'onorato operare, e fra essi a Milano Pietro Verri e Giuseppe Parini. Ma furono bentosto soppiantati dalla turba impacciosa, ch'? pronta sempre ad usufruttare di vittorie ch'essa non prepar?, e che si regge adulando la ciurma colle smargiassate, adulando gli scribacchianti colle parole pompose, adulando i padroni colla codardia e i ladri colla connivenza.

Anche allora il primo uso della libert? consistette nel restringere le libert?; vietato l'andare in volta, e fin l'uscire di citt? senza passaporti; vietata ogni pubblicit? di culto, anche il portare il viatico o sonare le campane; obbligati i preti a montare la guardia nazionale; vietati certi tagli d'abiti, sotto pena dell'arresto; il matrimonio fatto meramente atto civile; violato il secreto delle lettere; intercetti i giornali esteri; imposto agl'impiegati di giurare <>. I nobili, in paese dove non esistevano n? servaggio n? banalit? n? caccie riservate, erano bersaglio di scherni e di accuse quotidiane; e non che abolirne i titoli e spezzarne gl'inconcludenti stemmi fin sui sepolcri aviti, si obbligarono a pesi speciali in nome dell'eguaglianza; richiamati dalla campagna, costretti a tenere i servi, malgrado le decimate fortune. I preti, che non vollero buttarsi nell'orgia, n? menare una donna all'albero per isposarla, doveano subire frequenti insulti in mezzo alla popolazione che continuava a venerarli, ma non aveva energia a difenderli.

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