Use Dark Theme
bell notificationshomepageloginedit profile

Munafa ebook

Munafa ebook

Read Ebook: Storia degli Italiani vol. 13 (di 15) by Cant Cesare

More about this book

Font size:

Background color:

Text color:

Add to tbrJar First Page Next Page Prev Page

Ebook has 927 lines and 175840 words, and 19 pages

Anche allora il primo uso della libert? consistette nel restringere le libert?; vietato l'andare in volta, e fin l'uscire di citt? senza passaporti; vietata ogni pubblicit? di culto, anche il portare il viatico o sonare le campane; obbligati i preti a montare la guardia nazionale; vietati certi tagli d'abiti, sotto pena dell'arresto; il matrimonio fatto meramente atto civile; violato il secreto delle lettere; intercetti i giornali esteri; imposto agl'impiegati di giurare <>. I nobili, in paese dove non esistevano n? servaggio n? banalit? n? caccie riservate, erano bersaglio di scherni e di accuse quotidiane; e non che abolirne i titoli e spezzarne gl'inconcludenti stemmi fin sui sepolcri aviti, si obbligarono a pesi speciali in nome dell'eguaglianza; richiamati dalla campagna, costretti a tenere i servi, malgrado le decimate fortune. I preti, che non vollero buttarsi nell'orgia, n? menare una donna all'albero per isposarla, doveano subire frequenti insulti in mezzo alla popolazione che continuava a venerarli, ma non aveva energia a difenderli.

Adunque preti, frati, nobili e l'estesissima loro clientela sbigottivano delle irruenti novit?, spargeano un cupo sgomento pei regicidi, pei terroristi, pei sovvertitori dei troni e della fede; e quando si videro le larghe promesse riuscire al latrocinio, alle insaziabili imposte, allo sprezzo della religione e delle consuetudini, il popolo fremette e si agit?.

Pavia era occupata da Augereau e Rusca, tutt'altro che moderati, i quali pronunziarono stava male in faccia all'albero della libert? la statua d'un tiranno; tale giudicando quel monumento di bronzo antico, detto il Regisole che non si sa qual cosa rappresenti. E subito la plebe gli fu attorno a ruinarlo, urlando morte agli aristocratici e ai preti. Questi invece pascolavansi della speranza che l'occupazione fosse momentanea, e ad un giorno fisso insorgerebbe Milano , e dal Ticino tornerebbero i Tedeschi. Due soldati prigionieri fuggiti si credettero l'avanguardia; si di? nell'armi; le campane delle ventotto chiese toccarono a martello, e barricate, e lumi; i soldati che non cadono uccisi hanno appena tempo di ricoverare nel castello, ove non avendo da vivere e da curare i feriti, capitolano in numero di quattrocento. Pensate che feste, che trionfi, che accorrere di popolo dalla campagna, che trescare di capitani improvvisati! Ma Buonaparte saputone, accorre; manda a fuoco e sacco Binasco che resiste; e poich? a Pavia sped? invano l'arcivescovo di Milano persuasor di pace, v'entr? a forza e abbandonolla al saccheggio. Molti perirono, fra cui il vicario d'esso arcivescovo; e Buonaparte giurava di volere la testa di cento aristocratici; poi s'accontent? di far passare per l'armi il curato di San Perone, il cancelliere di Bereguardo e alcuni altri, colpevoli o no; portare ostaggi sessanta fra nobili e preti; gettare una tassa; contento di atterrire coll'esempio in su quelle prime.

Anche altrove il popolo, sturbato nelle sue abitudini, offeso nelle sue credenze, si stomacava a subbugli di cui non sentiva i vantaggi, e di cui vedeva profittare soltanto i birbi e i trasmodanti. Quindi in molti luoghi insurrezioni: sul lago di Como si stringeva un'armata cattolica per scortare il Viatico e difendere il culto: a Como s'insult? all'albero, e bench? il vescovo e buoni cittadini calmassero l'improvvida turba, si volle sbigottirla con supplizj; cos? altrove, usando la ferocia d'un governo militare, mentre se ne facea testo a declamare contro i preti e gli aristocratici, imputati al solito di congiure. Saliceti, compatrioto di Buonaparte e famoso commissario, che dava mano agli esagerati, teneva mano ai ladri, scriveva al Direttorio: -- Per assicurare la calma ho tolto le armi a qualunque abitante, di nessuno essendo a fidarsi. Da un ventesimo in fuori tutti affezionano l'antico Governo; e di quel ventesimo anche i pi? dichiarati pe' Francesi sono spinti da interesse e cupidigia. Li conosco, ne cavo quanto posso, e non mi lascio togliere la mano>>.

Allora una febbre di mutare mestiere; un cattivo abate si rendeva politico, finanziere un filologo, oratore demagogo uno screditato giornalista, arruffatore di plebi un adulatore di re, libellista un serio filosofo inascoltato; alla democrazia, che schiude un'arena a tutte le forze e capacit?, sottentrava quella che porta a spallucce i nani, che produce apoteosi senza virt?, avanzamenti senza merito, cariche senza cognizione n? probit?; che alla moderatezza, alla riflessione, alla gravit?, necessarj contrappesi dello smanioso moto, impongono di tacere e tirarsi da banda. Audacia, ciancie e convulsioni bastavano ai saccenti che vengono a galla ogniqualvolta si scuota la feccia, pi? abbondanti ov'? pi? negletta la politica educazione, e che per l'ingordigia d'essere qualcosa affollano mozioni e decreti, antesignani ogniqualvolta si tratta di diletticare i potenti del giorno, siano i re o i piazzajuoli, purch? lascino loro una settimana onde soddisfare un'ambizione, un rancore, una cupidigia. Il vulgo scribacchiante che pretende avere diretto il torrente, da cui si lasci? strascinare, e crede sue le voci di cui non ? che l'eco, arrogavasi di rappresentare il popolo e l'opinione, gridando alto affinch? non s'udissero le ragioni. Quella bordaglia giornalistica, che ogni cominciamento di libera stampa contamina quasi col proposito di farla detestare, imbrattava fogli, tutti iracondia, fraterni vituperj ed empie diatribe, istigando contro chi non partecipasse al suo delirio, o non ne accettasse servilmente tutte le opinioni; scaraventava proclami, in cui la sola cosa degna di considerazione ? il vederli, sentimenti e frasi, ripetuti in pari circostanze un mezzo secolo pi? tardi. Apostolavano un sistema di cui non comprendevano le obbligazioni; destri alle schermaglie della rivoluzione, non alle battaglie della libert?, usavano talento ov'era mestieri di carattere; e coll'audace franchezza onde aveano rovesciate le prime barriere, sfrenavansi da principj e da costumi, in libert? di oltraggio se non anche di delitto.

Polacchi, Piemontesi, Papalini, Napolitani migrati vi portavano ciascuno declamazioni contro il tiranno del proprio paese; e quale esortava a far rinascere dalle ceneri del Vaticano la fenice dell'antica Roma; quale a sepellire nel Vesuvio i Borboni di Napoli; quale a sperdere le ceneri regali di Superga, e surrogarvi quelle de' patrioti uccisi; tutti smisurati come chi parla e non opera. Le dottrine indecise di que' declamatori palesano l'ignoranza delle grandi quistioni messe a dibattimento, ove la sapienza accumulata da' nostri padri in diciotto secoli si vituperava per razzolare nelle ceneri di Bruto e Timoleone; vedeansi Regoli e Scevola e Scipj e Menenj Agrippa in ogni caporale, in ogni magistrato: in ogni donna prometteansi Clelie e Cornelie. Eppure tutto quel lancio era pretta imitazione; non si sapea che ripetere le massime divulgate in Francia; ogni re essere tiranno; puntelli suoi i preti e i nobili; sovrano unico il popolo, che pu? in qualsiasi tempo e modo recuperare gli usurpatigli diritti; unico Governo legittimo la repubblica democratica; unica fedelt? quella al popolo, e lode il tradire i principi; nessun intermedio fra l'uomo e Dio, e perci? non dogmi, non culto; tutti pari davanti alla legge, e la legge ? arbitra delle vite e delle sostanze, come dominatrice del patto sociale. Dietro a ci?, fare elegie sul popolo, compatire come martire ogni uomo colpito dalla legge, come vittima chiunque fosse gravato da una tassa, o traversato in un suo desiderio; vedere oppressione in ogni ritegno alle inclinazioni, in ogni sacrifizio del comodo o dell'utile individuale al pubblico; iniquit? in ogni disuguaglianza, despotismo in ogni autorit?.

Fortunatamente v'era pi? da ridere che da fremere, pi? illusione negli spiriti, che non vilt? e corruzione ne' cuori: n? degli errori possiamo chiedere conto rigoroso ai nostri, giacch? non erano che stromenti ed ombre degli onnipotenti governatori militari. Un Despinoy comandante di piazza era il despoto di Milano: guai se la municipalit? si raccogliesse senza sua saputa! guai se un provvedimento emanasse non da lui autenticato! Fu volta che snud? la spada e la batt? fieramente sulla tavola dove si deliberava, intimando la sua volont?; sicch? il Parini abbrancando la sciarpa tricolore che portava sul petto, -- Ch? non ce la cingete al collo e la stringete?>> A Como l'agente Valeri c?rso, avuta in mano una satira a sua derisione, ordina che un tal giorno tutti i cittadini in su dai dodici anni si radunino in duomo. In tempi cos? sospettosi ne nacque un turbamento generale, un interrogarsi a vicenda su quell'ordine misterioso. Ed ecco arrivare i parrochi con dietro la loro plebe, arrivare frati, e tutti in pensosa apprensione: poi come furono dentro, egli ordin? che ciascuno scrivesse il proprio nome, sperando dal confronto de' caratteri scoprire l'autore di quel libello.

E ferocie e lepidezze molte potrei narrare di costoro; e i nostri gl'imitavano. Un comitato di polizia, sostituendo l'arbitrio dell'uomo all'imparzialit? della legge, destituiva, deportava per colpe d'opinione, per antichi meriti, per supposta malevolenza; pretendeva mettere in onore lo spionaggio, e apriva un'urna, ove ciascuno potesse deporre le accuse od offrirsi a delatore, sicuro d'una ricompensa e d'inviolabile segreto.

Cangiata la frasca, restava dunque eguale il vino; al posto d'un imperatore e d'un arciduca faceano da tiranno molti generali, commissarj di guerra, municipalisti, pi? duri perch? nuovi, pi? avidi perch? sorti di ventura, pi? tediosi perch? vicini. Peste di quella spedizione, i commissarj di guerra dilapidavano le provincie per impinguare s? e le bagascie; e dappertutto prezzi ad arte rincariti, finte carestie, contratti finti, finti soldati, finti magazzini; si requisivano tele per gli ospedali, e andavano in vendita; prometteasi preservare da imposte chi pagasse, e pagato che avesse veniva disanguato; della chinachina allora costosissima, faceasi traffico, mentre i soldati morivano di febbre; e Italiani teneano il sacco, e la connivenza de' superiori compravano a prezzo della coscienza, delle mogli, della patria.

Buonaparte chiedeva, non gi? che costoro non rubassero, ma che, rubando a saziet?, rendessero almeno i servigi necessarj: ma <>. Per liberarsi da questi vampiri, i nostri offersero contribuire un milione al mese alla repubblica francese: fu accettato il patto, non cess? quella rabbia. Il Direttorio di Parigi faceva a mezzo, n? avea riguardo che all'esercito; l'Italia era pingue, e bisognava smungervi principi e repubblicanti; il Milanese sarebbe buono per dare in cambio della Savoja al Piemonte o de' Paesi Bassi all'imperatore, dunque era bene rovinarlo sicch? men fruttuoso arrivasse a quelli; e senza pudore scriveva a Buonaparte: -- Alla prima occasione di terrore, strizzate dai Lombardi quanto potete; fate di guastare anche i loro canali e l'altre opere pubbliche; ma prudenza!>> Buonaparte guardavasi dal lasciarne trapelare, anzi blandiva le idee sempre allettatrici di libert? e indipendenza, e ripeteasi amico a tutti i popoli, e massime ai discendenti degli Scipioni e dei Bruti.

Intanto il contagio repubblicano s'appiglia a tutta Italia; e patrioti come si chiamavano da s?, o giacobini come erano chiamati dagli altri, scassinavano il vecchio edifizio. Ad esortazione di Buonaparte che, se non altro aveva il merito di mostrare la colpa e il danno delle nostre divisioni, deputati cisalpini andavano attorno a fraternizzare; la media Italia bolliva d'indipendenza, e Reggio per la prima mandava Paradisi e Re in Milano a festeggiare coi Cisalpini l'incipiente unit? italiana. Modena resistette ai patrioti; ma Buonaparte, allegando violato l'armistizio e che <>, dichiara decaduto quel duca e libero il suo paese. Bologna e Ferrara ergevansi in repubblica; e Lugo che fece movimento contrario, ebbe sanguinosa punizione da Augereau. Nella legione lombarda Italiani d'ogni paese dimenticavano le annose divisioni; nella polacca i compagni di Kosciusko e i profughi di Germania offrivano il loro valore per noi; i Reggiani affrontandosi cogli Austriaci, offersero le primizie dell'italico valore.

Buonaparte risolve costituire Modena, Bologna, Ferrara, la Romagna, la marca d'Ancona e Parma in repubblica Cispadana; la quale restasse alla Francia qualora dovesse restituire la Lombardia; in compenso al duca di Parma darebbe Roma; potrebbesi anche unire il Piemonte alla Francia, e attribuire a quel re la Lombardia: soliti azzeccamenti della diplomazia sia regia o repubblicana.

Di rimpatto aristocratici, Austriaci, Inglesi, il papa faticavano a puntellare il crollante edifizio con armi e con denaro. L'Austria, sentendo che, se perdesse Mantova, si troverebbe scoperta da questo lato, sped? pel Tirolo e la val Sugana il maresciallo Wurmser con sessantamila combattenti. Secondati da diecimila che trovavansi chiusi in quella fortezza, e dai devoti Tirolesi, erano per varcare l'Adige in ogni punto, e prendere Buonaparte in mezzo; onde cadde il cuore ai patrioti, risorse ai rammaricosi. Ma Buonaparte osa abbandonare Mantova inchiodando le artiglierie , e concentrasi alla punta del lago di Garda: ben tosto colla battaglia di Lonato rintegra la sua fortuna; poi a Castiglione compie la campagna, sessantamila uomini avendo superati con trentatremila e colla sua risolutezza.

In Germania il giovane arciduca Carlo spiegava pi? fortunata strategia contro Jourdan e Moreau: e Buonaparte volea correre a sostenerli; ma Wurmser, accinto a una terza riscossa, divallasi dal Tirolo lungo il Brenta, e lo costringe a dare indietro. Qui si ravvivano le speranze: ma Wurmser battuto a Bassano riusc? a fatica a buttarsi in Mantova , ove rinnovato l'assedio, s'ebbe a soffrire orribile stretta di vittovaglie.

L'Austria, a cui nessuno sforzo parve mai eccessivo per conservare la Lombardia, manda ancora il maresciallo Alvinzy; e questo rinnovellarsi di lotte scoraggia i soldati, non Buonaparte. Vedendo minacciata la linea dell'Adige, gli uffiziali persuadevano di tagliare la costa di Castagnaro, sicch? il fiume, disalveando, sarebbesi misto col Tartaro e colla fossa d'Ostiglia, allagando quant'? fra l'Adige, il mare e il Po sotto Legnago, e con ci? assicurando l'ala destra ed accorciando la linea militare: ma Buonaparte non volle quel guasto. Dopo fiere battaglie attorno ad Arcole e a Rivoli , gli Austriaci furono costretti ancora a ritirarsi a Mantova e capitolare , cos? assicurata l'Italia superiore alla Francia, dopo dieci mesi di mirabili operazioni.

Ma non soltanto come gran guerriero va lodato Buonaparte. Misto portentoso di mobilit? e profondit?, di audacia e di previdenza, di calcolo e d'entusiasmo, ardito ne' concetti, prudente nell'esecuzione, affettava ancora il tono di rivoluzionario, e al direttore R?derer scriveva, -- Sono un soldato, figlio della rivoluzione, uscito dal popolo, e non soffrir? d'essere insultato come un re>>; ma in effetto aspirava a comporre e riordinare; rubava meno degli altri, sebbene accettasse regali per s?, per la donna, pei parenti, e di continuo inviasse denaro alla sua famiglia per educare i fratelli, per dotare le sorelle, per procacciarsi una casa ove riposare se le vicende d'allora lo riducessero ancora al nulla; e sentendosi forte in mezzo ai mediocri, operava senza ed anche contra le istruzioni del Direttorio, concedeva pace e tregua a principi, rimbrottava i commissarj che non facessero a suo modo, guadagnava quelli che, come Clarke, fossero mandati ad esplorarlo.

Da un pezzo egli consigliava al Direttorio di far pace coi pi? forti Stati d'Italia, e dichiarare l'indipendenza negli altri: di fatto un armistizio egli concesse al re di Napoli , onorevole perch? il sapeva bene armato, ma a patto richiamasse i sussidj forniti all'Inghilterra e all'Austria, aprisse i porti alle navi repubblicane, desse sei milioni per Francia, la quale non favorirebbe l'insurrezione nel paese: dei tanti prigioni di Stato non fece parola.

La Toscana tenevasi quieta e spettatrice della generale effervescenza, ma che giova? Buonaparte ha in pronto querele di propriet? francesi violate; e pur confessando che il granduca serb? imperturbata la neutralit?, e che il Direttorio lo tratt? vituperosamente, per ordine di questo fende la Toscana a bandiere spiegate, spinge una divisione sopra Livorno , e cacciatane la squadra inglese, col pretesto di vedere se negozianti britannici vi tenessero merci nascoste ordina un generale esame dei libri mercantili, rabbuffa il governatore conte Spanocchi come traditore perch? lasci? sfuggire gl'Inglesi. I mercanti si ricomprarono dalla visita con cinque milioni, fu ordinata una spontanea illuminazione delle case, e gl'impiegati si rassegnarono; ma la popolaglia insorgeva se il municipio e l'arcivescovo di Pisa non l'avessero rattenuta. Buonaparte, confiscate le sostanze d'Inglesi e di Napoletani, occupate le fortezze, pensa spossessare il granduca, soltanto perch? austriaco: intanto solleva la Lunigiana e Massa e Carrara, piantandovi la libert? o almeno l'albero, e suggendone denaro.

La Corsica era ambita dall'Inghilterra, e solo Paoli poteva sostenerne l'indipendenza in faccia alla Francia. -- Il popolo c?rso che tanto fece per la propria libert? , dar? l'ultimo de' suoi figli, anzich? andare confuso con un altro>>; e a chi chiedeva se tanto sangue non dovesse servire che a tingere la porpora d'un principe straniero, -- Prima i coralli sormonteranno l'isola, che Paoli s'infami di ci?>>. Chiamato a Londra e ricevuto con grandi onori, stipul? l'annessione della sua isola colla britannica, conservando nazionalit?, religione, leggi. Male vi s'acconciarono i C?rsi; fomentati dai Buonaparte, scossero quel dominio; e Saliceti and? a fare giurare odio alla monarchia, e disporre i suoi patrioti alla nuova servit?. Paoli, perseguito dalla calunnia, rassicurato dalla coscienza, prese allora l'estremo congedo dalla patria: -- Saluto tutti i buoni; n? di quelli a cui il mio nome potesse recare qualche rimorso, ricordo altro che le buone azioni. Insorgemmo per la libert?: questa ora si gode nell'isola; che importa da quali mani vi sia derivata? Tutto andr? bene se non pi? castelli in aria, ma ciascheduno procurer? vantaggiare nella propria sfera, anzich? come pulcini a bocca aperta aspettare da altri l'imbeccata. Chiuder? gli occhi al gran sonno, contento e senza rimorsi sulla mia condotta politica: Iddio mi perdoni il resto>>. E ritiratosi a Londra, visse fino al 1807, vedendo un suo compatrioto assidersi sul primo trono d'Europa, eppure non rinnegando la fede repubblicana.

Ma l'esercito giacobino non dovea solo spandere rugiada di libert? sui popoli, sibbene turbinare su Roma la vendetta dei tanti mali, che proverbialmente imputavansi al clero di tutta Europa. Il Direttorio scriveva a Buonaparte, la religione cattolica sarebbe sempre irreconciliabile colla libert?, e il maggior ostacolo a consolidare la repubblica in Francia; andasse dunque, ne distruggesse il centro, e o la desse a un'altra potenza, per esempio alla Spagna in compenso di Parma, o v'istituisse un Governo che rendesse spregevole quello de' preti, e papi e cardinali lasciasse annidarsi fuori d'Italia.

Altrimenti la pensava Buonaparte, egli nato non a distruggere ma a sistemare: pure propose di fare una cavalcata sopra gli Stati del papa, e raccorvi il denaro che gli occorreva per difilarsi sopra Vienna. Mosse dunque, e posta all'avanguardia la legione lombarda col generale Lahoz, invano contrastato dal generale Colli a capo de' Napoletani, depreda Loreto , arricchito di voti da tutto cristianit?, e la madonna ne manda a Parigi. Allora fra il popolo pretino di Roma pi? non si parla che d'Attila e del Borbone; si trafugano robe e persone verso Terracina; e lo scompiglio universale non lascia al papa altro scampo che di venire a patti. Il cardinale Mattei presentatosi umilmente a Tolentino al vincitore, ne accetta una pace , per cui sono ceduti alla repubblica francese il contado Venesino con Avignone, e alla cispadana Bologna, Ferrara e la Romagna; libero passo alle truppe; il papa disapprova l'assassinio di Bassville, e ne risarcisce la famiglia; dar? manoscritti e capi d'arte preziosi, fra i quali Buonaparte, egli devoto repubblicano, nominatamente inchiuse i busti di Giunio e Marco Bruto.

Buonaparte crebbe le fortificazioni d'Ancona, i cui cittadini aveano piantato l'albero, e raccomandava al Direttorio che nella pace la conservasse, come opportuna a dar padronanza nell'Adriatico e predominio sulla Turchia. Avendo egli mandato complimenti alla vicina repubblica di San Marino, e offrirle cannoni ed un aumento di territorio, que' magistrati risposero: -- Semplice costume; intimo sentimento di libert? sono l'unico retaggio tramandatoci dai nostri padri; l'abbiamo conservato fra l'urto de' secoli; n? conati d'ambizione, n? odio di potenti, n? insidie di nemici potrebbero impunemente attentarci. Questa repubblica, contenta della sua picciolezza, non ardisce accettare l'offerta generosa dell'eroe, n? aspira a un ambizioso ingrandimento, che col tempo potrebbe mettere in compromesso la sua libert?>>. Fra le gonfiezze universali d'allora ricrea questa semplicit?; piace una lezione di temperanza data da pochi montanari all'idolo e terrore del mondo; lezione inutile.

Allora Buonaparte torna sull'Adige per assalire Vienna. Audace mossa chi consideri ch'e' lasciavasi a spalle un paese appena conquistato e molti nemici. Cos? la campagna d'Italia diveniva principale, e qui, non pi? in Germania s'aveva a forzare l'imperatore. Al Tagliamento Buonaparte vince e passa, incalzando l'arciduca Carlo; superate le alpi Noriche, tiene il Tirolo, la Stiria, la Carintia, Trieste, Clagenfurt; e se all'esercito che trionfa sul Reno con Moreau e Jourdan, viene fatto di congiungersi a questo, l'Austria ? cancellata dalla carta d'Europa. Ma il Direttorio non ha denari per sostenere quella marcia, sicch? Buonaparte propone pace all'arciduca Carlo, e a Leoben se ne segnano i preliminari.

Colla vecchia Europa riconciliavasi dunque la Francia repubblicana, ormai convinta che non era possibile farla tutta democratica. Ben seguitavano a predicarlo per sentimento i rivoluzionarj, per maschera i governanti: ma i proclami dei generali dissonavano dalle trattative de' ministri, il linguaggio diretto ai popoli da quello tenuto coi re. Piantar alberi, drappellare bandiere, mantacare paroloni lasciavasi in Lombardia, eppure il Direttorio avea prestabilito darla all'Austria in cambio dei Paesi Bassi. Se non che Buonaparte le avea posto affezione come a sua creatura, o come al primo gradino d'una grande scala; sicch? pens? cercare qualch'altro compenso per l'Austria, e stabil? di tradire Venezia.

Quelli che contro ai turbini della forza credono valga la prudenza, tacciano Venezia d'avere smentito l'antica reputazione politica coll'affettare sicurezza mentre le tribune parigine rintonavano d'imprecazioni contro la sua nobilt?, i suoi Dieci, i suoi Inquisitori, i suoi piombi, i suoi pozzi. Accuse convenzionali, mentre vera colpa n'era l'ostinarsi a custodire gli ordini, anzich? lo scopo a cui quegli ordini erano diretti. Da ottant'anni sussisteva essa unicamente perch? mancava chi la soggiogasse.

Minacciata dai democratici, essa diffidava dei despoti, e principalmente dell'Austria di cui sapeva esser lungo spasimo; ma credette stornare il pericolo col non confessarlo, e gl'Inquisitori di Stato vietarono di comunicare al senato i sinceri ragguagli, togliendo cos? il fare proposizioni opportune. Nella micidiale perplessit? potea pi? durarsi quando l'esercito francese gi? dilagava sul suo territorio? Gli oligarchi proponeano d'armare, e guaj a chi primo violasse i confini. -- Abbiamo quindici milioni di sudditi; sul continente italiano venti citt? popolose e ricche: soldati trarremo dalle isole e dall'Albania, addestrati nell'incessante nimicizia coi Turchi; le cerne della Carnia e del Friuli ci daranno bellissimi granatieri; robusta giovent? le valli della Brenta, dell'Oglio, del Serio, come le pianure del Polesine, del Trevisano, del Veronese, e i colli padovani e bellunesi: pieno ? l'arsenale, e le vittorie recenti dell'Emo attestano che l'antica bravura non ? morta: buoni ingegneri restaureranno le fortezze: restano risparmj abbondanti, e il patriotismo de' privati verr? a soccorso>>. Cos? gli animosi, mentre i timidi avrebbero preferito gittarsi in braccio all'Austria; ma altri: -- Perch? non piuttosto alla Francia? essa vincitrice e repubblicana, essa non interessata a distruggere la nostra repubblica, ma solo a svecchiarla secondo le sue idee>>.

Si scelse il peggio, la neutralit? inerme; e invitata a fare lega colla Francia, la Spagna, la Turchia contro l'Austria, la Signoria protest? che la esistenza riponea nella felicit? e nell'affetto de' sudditi, non aver altra ambizione che di non esporre questi ai mali d'una guerra. Parole d'oro per un congresso della pace, e che avranno solleticato a riso i generali combattenti.

Di fatto, come le operazioni belliche lo portarono, Buonaparte entr? sul Bresciano, protestando non intendeva fare il menomo torto alla Serenissima; Beaulieu coi Tedeschi ne toglie pretesto di violare anch'egli il territorio, e sorprendere Peschiera: ma quando Buonaparte ebbe vinto a Borghetto e passato il Mincio, quegli dovette lasciarla e ritirarsi pel Tirolo, mentre i Francesi presero stanza in quella fortezza, e invasero anche Verona . L'ordine di mandarla in fiamme come ricovero del conte di Provenza, fratello dell'ucciso re; Buonaparte non l'esegu?, ma ebbe tutta la linea dell'Adige, e cos? agevolato l'assedio di Mantova. Con altrettanta buona fede il generale Cervoni aveva sorpreso il castello di Bergamo, levato le lettere da quella posta, e dalla casa Terzi il tesoro depostovi dall'arciduca quando fuggiva da Milano; del quale una preziosa scatola di viaggio, da Maria Antonietta regalata alla nostra Beatrice, crebbe il corredo della donna di Buonaparte.

A tal modo trattavasi una repubblica, addossandole poi tante accuse quante si suole a chi vuolsi sagrificare, e ritessendo con essa i turpi maneggi, praticati dianzi dai re colla Polonia. Singolarmente vi si mantenevano emissarj <>; cio? fomentare gli odj e le fazioni. I nobili esclusi dal libro d'oro macchinavano contro l'oligarchia, i poveri contro i ricchi, i gentiluomini della terraferma contro quei della dominante. In Milano un comitato espresso attendeva a rivoltare la terraferma veneta, capi il Porro milanese, i bresciani Lechi, G?mbara, Beccalosi, i bergamaschi Alessandri, Caleppio, Adelasio. In fatto il 12 marzo si solleva Bergamo, ai 18 Brescia, poi Crema, cacciando i magistrati veneti. La Serenissima mand? a querelarsene; e Buonaparte le esib? di venire colle armi a sottometter egli stesso le citt? ribelli; la repubblica nol consent? ma doveva aspettar inerme il proprio sfasciamento, e intanto mantenere con un milione al mese le truppe francesi: le quali non solo volevano i viveri, ma toglievano i bovi e i cavalli occorrenti all'agricoltura, disperdeano il vino nelle cantine, tagliavano gli alberi fruttiferi, batteano, violavano, uccideano, mentre gli abbondanzieri impinguavano della miseria de' soldati e degli abitanti. Perch? gl'imperiali avrebbero operato pi? moralmente che i Repubblicani? e chi n'andava di mezzo era la neutra Venezia, era il popolo innocente. I paesani domandavano armi per difendersi; ma la Signoria calmava, assopiva, esortava a pazienza; chiunque mostrasse sdegno o compassione veniva in grido d'aristocratico ed austriacante.

Ma i montanari delle valli Camonica, Trompia, Sabbia insorsero armati contro le novit?, capitanati dal conte Fioravanti: Sal? respinse i repubblicani, comandati da Lechi, e lui fecero prigioniero. Verona, ridotta a puzzolenta caserma, facea schifo agli stessi cittadini; e se non bastavano le violenze a' privati, furono rotte le porte delle fortificazioni, tolte le chiavi della citt?, le artiglierie dalle mura, le munizioni dai magazzini, i ponti. La gente indignata afferr? le armi, e trucid? da quattrocento Francesi in cinque giornate. Il fatto deplorabile grida vendetta: accorrono Francesi e Lombardi con Lahoz e Buonaparte, che affrettatosi a soscrivere l'armistizio di Leoben, pun? ferocemente Verona, e le impose taglie cos? esorbitanti, che Augereau stesso dovette mostrargliele impossibili.

Buonaparte attribuiva ogni colpa al senato, mentre i democratici nella capitale urlavano contro il patrio Governo, come contro i re e il papa. Secondo soleasi nei frangenti, Venezia aveva intimato che nessuna nave estera penetrasse nell'estuario. Un legno francese di corso, inseguito dagli Austriaci, ricover? sotto il cannone di Lido, e fu fulminato e preso dagl'indignati Schiavoni . Crebbe allora lo scalpore, e Buonaparte ai deputati spediti a scagionarsi rispondeva: -- Quando avevo a fronte il nemico, offersi l'alleanza di Francia e fu ricusata: ora che dispongo di ottantamila uomini non voglio udire condizioni, ma dettarle. Io sar? un altro Attila per Venezia; pi? inquisitori, pi? libro d'oro, rimasugli della barbarie; il vostro Governo ? decrepito>>; e dopo minaccie, promesse, lungagne le ind?ce guerra, senza brigarsi che questo diritto era riservato ai Cinquecento.

Anche dopo perduto il continente, Venezia potea reggersi, ove le fosse bastato costanza quanto al tempo della lega di Cambrai, o quanto poi nel 1848. Essa contava ventidue vascelli dai settanta ai cinquantacinque cannoni, quindici fregate, ventitre galere e molti legni minori, e un ricchissimo arredo di bocche da fuoco e d'ogni occorrente per allestire la flotta e le fortezze. Per munire le lagune e provvedere al passaggio delle truppe straniere impose il dieci per cento sulle pigioni, una tassa sulle gondole e i servi, una taglia sulle arti; ma appena ricav? seicensessantaduemila ducati, mentre i doni spontanei salsero a novecentomila: fece prestiti, lev? i pegni ai Monti di piet?, le argenterie alle chiese e alle confraternite, ricchi e grandiosi corpi, i quali per la patria non ricusavano verun sagrifizio. Se avesse adoprato tutti i suoi mezzi, chi potea valutare quanto tempo costerebbe ai Francesi l'impresa? e per poco che durasse qual effetto la resistenza produrrebbe sul resto d'Italia?

Ma ai consigli mancava la risolutezza che salva; l'occupazione de' beni in terraferma desolava i patrizj; d'altra parte trapelava che a Leoben gi? si fosse patteggiata la vendita delle provincie venete. Dal terrore altrui prendeano spirito i democratici, cio? i fautori dei Francesi, i quali imitandone le arroganze, davano d'urto a tutto che sentisse d'italiano. Sperossi salvare il leone col torgli dalle branche il vangelo e mettergli i diritti dell'uomo, ma non bast? e veniva abbattuto da ogni parte: Padova minacciava interrompere i canali che avvicinano l'acqua dolce alla metropoli: molti agognavano d'essere i primi a disertare dalla patria per avere posti e guadagni nell'ordine nuovo.

Mentre i patrioti gridano Viva la libert?, il popolo grida Viva san Marco, e infuria contro di quelli; gli Schiavoni saccheggiano le case, i Dalmati, avversi sempre ai Francesi, e pi? dacch? questi aveano vilipesi i loro soldati a servizio della Serenissima, si ammutinano, trucidano i novatori, e bisogna domarli col cannone.

I Manini di Firenze, mutatisi per le patrie turbolenze a Udine, col soccorrere generosamente ai bisogni di Venezia v'ottennero il patriziato. Lodovico, discendente da quelli, come procuratore di Vicenza, di Verona, di Brescia, tanto ben merit?, che la Serenissima lo elesse procuratore di San Marco, poi doge il 1789, quantunque non venisse dalle antiche famiglie tribunizie. Splendidissimamente si solennizzavano queste elezioni, e in quella del Manin fu gittato denaro a profusione alla plebe nel giro consueto della piazza, diecimila ducati ai nobili poveri, pane e vino a chi ne volle: ma basta leggere la promissione ducale impostagli per tor molta ragione alle accuse che gli si danno di negligenza e debolezza, ch? male pu? fasciarsi un uomo, poi dirgli cammina. In fatto egli non seppe che esibire di rinunziare la sua carica ai rivoltosi; pusillanimit? applauditagli come eroismo; e l'unico lamento di lui son?: -- Non semo nemmanco sicuri sta notte nel nostro letto>>.

Mandasi a Parigi a trattare a qualunque siansi condizioni, e per averlo meno triste si profonde oro al venale direttore Barras: poi il granconsiglio rinunzia all'ereditaria aristocrazia, riconosce la sovranit? del popolo, e alla repubblica francese consente sei milioni, venti quadri e cinquecento manoscritti: per ordine di Francia si scarcerano i detenuti politici, cio? quelli che tramavano contro la repubblica, si puniscono gl'Inquisitori e il comandante di Lido, si licenzia la milizia schiavona.

Con tante bassezze speravasi salvar almeno l'indipendenza; ma dentro trescavano i demagoghi, e n'era centro Villetard segretario della legazione francese, e principale turcimanno il Battagia. I cospiratori spingono il granconsiglio a decretare sia introdotta guarnigione francese, e viene istituita una nuova municipalit?. Coloro che aveano trionfato del demolire la Bastiglia, e trionfato al paro dello scannare migliaja d'ingiudicati all'Abadia e al Carmine, gemeano e fremeano sull'efferatezza delle carceri di Venezia; e dimenticando quanti patrioti giacessero in ben altro squallore nelle regie carceri sottomarine di Messina e nelle alpestri di Fenestrelle, vollero s'aprissero gli orribili pozzi e i piombi ricantati, e vi trovarono... un prigioniero.

Buonaparte, lieto d'un'occasione che diminuiva infamia ai preliminari di Leoben, finse un accordo col granconsiglio: ma, secondo avea concertato, il Direttorio francese ricusa le stipulazioni fatte con un corpo che avea cessato d'esistere; ricusa le riserve, pur tenendo saldi gli obblighi che v'erano convenuti; onde si decreta abolita l'aristocrazia, diano tre milioni in denaro, tre in munizioni navali, tre vascelli di guerra, due fregate.

L'Austria, non che lamentarsi che i Giacobini scorressero a nuovi acquisti, pens? trarne profitto, ed occup? l'Istria e la Dalmazia, possessi veneti, <>; e si stese fin a Cattaro, facendosi giurar fede da quello strano misto di razze, di culti, di lingue. Venezia chiedeva a Buonaparte snidasse quegl'invasori; ed egli le permise d'allestire una spedizione pel Levante. Era una nuova perfidia di Buonaparte per trarre la flotta fuori del porto, e cos? sguarnire la capitale. Veleggi? essa in fatto a Corf?, ma con insegne francesi, e da Francesi fu preso il governo anche delle Jonie.

Buonaparte facea far feste a Venezia, e vi mand? la propria moglie, che fu caricata di doni nella speranza che ammanserebbe il liberticida, come l'avea sperato Pio VI nell'offrirle statue e una collana di cammei: egli intanto a Campoformio conchiudeva il mercato. Il Direttorio aveagli imposto l'emancipazione dell'intera Italia; ma egli dissobbedisce e assegna l'Adige e Mantova alla riconosciuta Cisalpina, Magonza e l'isole Jonie alla Francia; obbliga l'imperatore a dare la Brisgovia in compenso al duca di Modena; a Casa d'Austria abbandona la lungamente agognata Venezia col Friuli, l'Istria, la Dalmazia, le Bocche di Cattaro. S? bene il ministro Cobentzel avea saputo carezzare l'indovinata ambizione di Buonaparte, che tutto il profitto tocc? all'Austria; la quale, colla perseveranza che si ammira anche in causa che si disapprova, dopo tante sconfitte si rifacea della perdita de' Paesi Bassi aquistando il mare e l'immediata congiunzione delle provincie italiane colle sue slave, toccando anche alla Turchia ond'essere pronta a partecipare al pi? o men vicino ma inevitabile spartimento di quella. Quanto alla Cisalpina essa confidava ricuperarsela. I Parigini mostrarono tanta esultanza della conchiusa pace, che il Direttorio non os? palesarsi scontento dell'operato di Buonaparte.

La Cisalpina. Conquista di Roma, Napoli e Piemonte.

La repubblica francese toccava all'apogeo; estesa dai Pirenei al Reno, dall'Oceano al Po; sostenuta da generali prodi, non ancora disonorati da egoistica ambizione; rinnovato colla Spagna il patto di famiglia; l'Impero e l'Austria ridotti ad accettar la pace; Inghilterra non avea potuto impedirle di acquistare i Paesi Bassi e di predominare nell'Olanda, e mal reggeva da sola alla guerra, di cui era stata l'anima e la cassiera. Il mareggio che succede alla procella non era finito, ma la durata di quindici mesi gi? dava qualche consistenza al Direttorio, che venuto in credito per le vittorie di Buonaparte, pot? reprimere violentemente e i Realisti, e i Terroristi, e circondatosi di altre repubbliche, pensava a sistemarle.

Primogenita di queste, la Cisalpina fin allora restava ad uno di que' governi militari, che fanno schifo a chi abbia sentimento dell'ordine e del dovere. Buonaparte, uom di guerra e di disciplina, teneva altro linguaggio che il gonfio e iracondo de' repubblicanti; non irritava i preti, blandiva i ricchi, e pensando che mal si costruisce sul popolo mobile e capriccioso, repudiava gli esuberanti per rannodarsi i moderati, e cingeasi coi nomi storici de' Visconti, de' Melzi, de' Litta, de' Serbelloni, de' Contarini, de' Morosini. Ergevasi anche protettore de' dotti, e appena entrato in Milano scrisse all'astronomo Oriani: -- Le scienze e le arti devono nelle repubbliche essere onorate, e chi vi primeggia nel sapere ? francese, ovunque sia nato. So che a Milano i dotti non godono la considerazione che meritano; ritirati ne' gabinetti o ne' laboratorj, credonsi fortunati quando i re e i preti non li molestino. Oggi tutto mut?; il pensiero ? libero in Italia; non pi? inquisizione, non intolleranze, non diverbj teologici. Invito i dotti a farmi conoscere come dare alle scienze e alle arti belle nuova vita ed essere nuovo. Chi di essi vorr? andare in Francia, sar? accolto con onore; il popolo francese stima pi? l'acquisto d'un matematico, d'un pittore, d'un erudito, che della citt? pi? ricca. Cittadino Oriani, spiegate voi questi sensi del popolo francese ai dotti di Lombardia>>.

Il nostro patriotismo suole andar in solluchero allorch? qualche straniero sparla di noi, consolazione che non ci si lascia scarseggiare. L'Oriani, pi? semplice e perci? pi? vero, rispondeva alla superba compassione del Buonaparte che <>. Soggiungeva volesse il generale attribuire tali parole all'amor suo per la verit? e la giustizia: ch?, quanto a lui, avea pochi bisogni, ed era sicuro di trovar da vivere in qualunque paese, ed anche allora stava in lui l'accettare una cattedra ben provveduta in una delle pi? celebri Universit?. I democratici non avranno fatto mente al coraggio della semplicit?, ma ? tristo modo di rigenerare una nazione il cominciare dal deprimerla con insulti, col raffaccio iroso, colla servile imitazione forestiera.

Buonaparte, a dieci valentuomini, tra cui il padre Gregorio Fontana, commise di preparare una costituzione per la Cisalpina; ma il Direttorio ordin? vi si applicasse la francese . Dopo le consuete dichiarazioni dei diritti dell'uomo e del cittadino, essa portava la repubblica una e indivisibile, distribuita in dipartimenti, distretti, Comuni. Al 21 marzo gli abitanti di ciascun distretto si uniscono per nominare i giudici di pace e gli elettori del dipartimento, uno ogni ducento teste. Le assemblee elettorali al 9 aprile nominano i membri del corpo legislativo e del tribunale di cassazione, i giurati, gli amministratori de' dipartimenti, i giudici e presidenti de' tribunali, l'accusatore pubblico. Il corpo legislativo consta di quaranta in sessanta seniori; di ottanta in cenventi membri il granconsiglio: questo propone le leggi, quello le approva o rigetta, insieme stabiliscono l'annua imposta. L'esecuzione ? commessa a cinque direttori nominati dal corpo legislativo, i quali scelgono i ministri responsali; un'amministrazione centrale in ogni dipartimento, una municipale in ogni distretto; un'altra corte di giustizia pondera le accuse contro il Direttorio o i legislatori. Libero a tutti di scrivere, parlare, stampare; l'esercito ? per essenza obbediente.

La Cisalpina non era soltanto una conquista, s? bene un inoculamento della rivoluzione in Italia, e bisognava estenderla per conservarla. Avea vicina la Svizzera, repubblica all'antica, divisa in Cantoni formanti una confederazione debole e viziata di feudalit?. Nell'interno, le classi godeano i diritti in differente grado, e molte servivano di sgabello alle privilegiate; alcuni paesi giaceano sudditi di altri, che liberi dentro, erano tiranni fuori. Di qua dai monti avevano signoria il Cantone di Uri sulla Leventina: Uri, Schwitz e Unterwald sulla Riviera e Bellinzona; i dodici Cantoni insieme su Lugano, Locarno e Valmaggia; sulla Valtellina i Grigioni. Paesi, lasciati in bal?a di magistrati ignoranti, che comprata la carica di governatore o di giudice, pensavano a rifarsene con usura. Le pi? volte il balio non faceva che venir di qua per rivendere la carica a qualche suddito, e dopo un buon pranzo tornava indietro col titolo e coi quattrini. Quindi giustizia vendereccia, prepotenze tollerate; che pi?? vendute impunit? in bianco per delitti da commettersi.

Nella val Leventina gli abitanti viveano de' pingui pascoli e dei trasporti pel Sangotardo, riconoscendo i loro padroni con lievi pedaggi e scarsa imposta. Avendo gli Urani negato dar il soldo ai Leventini che aveano militato, questi fecero turba, cacciarono il balio , n? si quetarono finch? i cinque Cantoni cattolici non decretarono dovuti i soldi. La giustizia ripristin? la pace, e furono detti cari e fedeli alleati: ma pi? tardi vennero portati ai padroni lamenti contro tutori che malversavano le sostanze de' pupilli; e gl'imputati pensarono coprire colla sommossa le colpe, e levatisi in armi imprigionarono il balio. Uscirono gli Urani a domarli; Orso di Rossura ed altri capi furono decollati davanti a tremila popolani, che a testa scoperta e a ginocchio piegato dovettero sentir proferita l'abolizione di tutte le franchigie e garanzie, e giurare la servit?.

Anche nella Valtellina poteasi redimere a contanti ogni delitto, salvo l'omicidio qualificato; e poich? i processi fruttavano denaro, i podest? erano attenti non solo a scoprire delitti, ma a farne commettere; tenevano sciagurate che seducessero, poi accusassero il correo, desiavano sommosse per toglierne pretesto a confische. L'immoralit? de' dominanti e le discordie invelenite fra i Planta fautori dell'Austria e i Salis inchini a Francia, incancrenivano i patimenti della Valtellina. Quante volte non aveva essa ricorso al duca di Milano per far osservare il capitolato che aveva ottenuto dopo il sacro macello del 1620, e di cui esso era garante!

Cessata la confidenza fra governanti e governati, cresceano le gozzaje; il giureconsulto Alberto Desimoni di Bormio, per avere scritto a difesa della costituzione della Valtellina, fu condannato a morte in contumacia: sommovimenti interni cominciarono prima de' francesi, i quali gl'incalorirono. Ben presto tutta Svizzera ribolle contro le annose tirannidi ; a nome della libert? rovesciansi le repubbliche; i Francesi, invitati a sostenere i democratici insorgenti, s'impossessano delle casse, e dichiarano che le leggi e i decreti del Governo paesano non varranno se contrarj alla Francia. I repubblicani di Milano e di Como aveano tentato sollevare i baliaggi italiani, e alcune guardie nazionali penetrarono fino al lago di Lugano piantandovi l'albero. Furono respinti, e i commissarj svizzeri vennero a tenere in dovere il paese: ma una mano di patrioti si presenta a loro, e colla sicurezza che dava la vicinanza della Cisalpina, domanda i diritti dell'uomo; essi fuggono, e l'albero ? piantato, non col berretto frigio, ma col cappello di Tell. Quando poi furono dichiarati liberi ed eguali tutti i sudditi della Svizzera, essi baliaggi divennero membri della repubblica Elvetica, destinata a ben altra vita che non l'effimera della Cisalpina, a cui ricusarono aggregarsi.

La Valtellina pens? ella pure novit?; ma alcuni preferivano unirsi ai Grigioni come quarta lega in eguaglianza di diritti, altri attaccarsi alla Cisalpina; e intanto la plebe assaliva i signori, le chiese, principalmente le cantine, ballonzando e cantando secondo la moda, spezzavansi gli stemmi de' vecchi pretori, pur non mancando chi mettesse fuoco agli alberi della libert?. Un conte Galliano Lechi, prepotente e dissoluto bresciano, fuggito a Bormio per sottrarsi ai castighi meritati in patria, e di nuovi meritandosene con braverie ed altro, eccit? l'ira del popolo, che lo uccise con due suoi bravacci. Le gazzette li presentarono come martiri della libert?; i comitati di Bergamo e Brescia inveivano contro le persecuzioni fatte in Valtellina ai patrioti; il generale Murat, scesovi da Edolo colla sua brigata, intim? amnistia e pace; e Buonaparte offertosi mediatore, chiam? a s? deputati grigioni e valtellinesi. Quelli non ascoltarono: questi s?, e chiesero d'unirsi alla Cisalpina; ma voleano riservare per unica religione la cattolica, immunit? di f?ro per gli ecclesiastici, non partecipare all'ingente debito della repubblica n? alle inesplebili contribuzioni; a tacere le meschinit? da campanile, per cui Bormio voleva stare disgregato da Sondrio, e Chiavenna fare casa a parte.

Lunghissime anticamere dovettero durare i deputati al quartiere generale d'Udine: infine Buonaparte profer? che, non essendo comparsi i Grigioni, ai Valtellinesi restava facolt? d'unirsi alla Cisalpina; andassero ad aspettarlo a Milano. V'andarono; e quivi seppero che <>; e perch? rimostrarono che ci? trascendeva il loro mandato, Buonaparte li sbraveggi? come non fossero <>.

Add to tbrJar First Page Next Page Prev Page

Back to top Use Dark Theme