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Munafa ebook

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Words: 191380 in 32 pages

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STORIA DEGLI ITALIANI

PER CESARE CANT?

EDIZIONE POPOLARE RIVEDUTA DALL'AUTORE E PORTATA FINO AGLI ULTIMI EVENTI

TORINO UNIONE TIPOGRAFICO-EDITRICE 1876

LIBRO DECIMOQUARTO

Il travaglioso parto della societ? moderna era omai compito: i Comuni si erano associati coi re per congegnare estese monarchie coi rottami delle giurisdizioni feudali tra cui era frazionata l'autorit? sovrana, e far prevalere una volont? unica, intitolata la legge, che mantenesse dentro la pace, fuori l'influenza. Ma dopo tanto declamare contro le repubblichette e la insanabile loro irrequietudine e le guerricciuole del medioevo, dopo tanto adombrarsi che uno Stato italiano non prevalesse agli altri, or giacevano tutti allivellati dalla servit?, impotenti a nuocersi a vicenda, ma anche a resistere altrui: assodaronsi i principati, ma con essi non venne l'unit?, non venne la quiete colla tirannide. Dacch?, per la Riforma, l'Europa fu scissa in due campi, il sacerdote non poteva pi? comandare dappertutto; e se una provincia protestante si volgesse a' danni di una cattolica, non si poteva che reprimerla; donde una nuova necessit? del potere monarchico, che si surrog? all'ecclesiastico con vantaggio forse dell'ordine, non della libert?. E per la necessit? dell'ordine vennero dimentichi o conculcati i privilegi; raccolti grossi eserciti, dome le aristocrazie, elise tutte le resistenze particolari; costretta la Chiesa a schermirsi contro la forza, finch? vi soccombesse. Introdurre l'eguaglianza, fiaccare le prepotenze feudali, svegliar nei popoli la coscienza dell'unit? mediante una politica nazionale, rendere a tutti accessibile la coltura, ed anche alle classi infime l'industria, estendere il concetto della parit? di diritto e della cittadinanza, sono gli uffizj pei quali la monarchia si fa stimare dai popoli: ma quando ai trambusti succede il riordinamento, qualche genio, come Costantino, Carlo Magno o Napoleone, di tutte le attivit? sa giovarsi al suo scopo; altri credono non poterlo che soppiantando, comprimendo; e cos? si fece nel secolo decimosesto in Italia. -- O Dante, avresti potuto vedere che la pace del despotismo trionfante ? la pace del sepolcro.

Il commercio, non che fiorisse al chetar de' tumulti, per? nell'atonia universale; giorni smunti e afosi sottentravano ai procellosi; non apparendo n? l'individuale gagliardia del Cinquecento, n? le complessive aspirazioni del Settecento, interessi immediati e angusti occupavano la scena, dianzi agitata dalle passioni; mancando la patria, mancarono fortezza di guerriero, abilit? di politico, libert? di scrittore; al culto del Comune sottentr? l'egoistico punto d'onore, alle battaglie il duello, alle vive credenze canoni legali ed opinioni, al diritto pubblico cattolico una politica d'abilit? e di tornaconto, spoglia d'ogni idealit?, fondata non sulla ragione ma unicamente sul fatto, non diretta dal sentimento ma dal calcolo e dalla forza. Eppure in nome della religione sobbolliva ancora tutta l'Europa, la quale pen? fin a mezzo il secolo decimosettimo per acquistare quell'assetto, in cui, ben o male, doveva adagiarsi poi fin alla rivoluzione francese. L'Inghilterra, violentemente spinta ad uno scisma che attribuiva al re onnipotenza anche nelle cose religiose, lo manteneva con feroci leggi penali, e con due rivoluzioni che, abbattendo il diritto divino dei re, doveano cambiar la dinastia, eternare l'oppressione d'un popolo intero qual ? l'irlandese, consolidare e stabilire i privilegi de' possidenti, ma eriger la nazione al colmo della grandezza politica e commerciale, e a quella civile libert?, che al Governo non rassegna se non la minima parte dell'attivit? individuale.

I Paesi Bassi, ribellatisi alla Spagna, sostennero lunghissima guerra, finch? una parte furono ribaditi alla dominazione austriaca, altri si assicurarono il culto riformato e l'indipendenza, e con questa una meravigliosa prosperit? mercantile. La Germania, sbranata fra due parzialit? religiose divenute parzialit? politiche, scadeva dalla supremazia goduta nel medioevo: a capo de' Cattolici stava ancora l'imperatore, ma non che ne assicurasse il trionfo, vide le turbolenze scoppiare in guerra aperta che fu denominata dai Trent'anni, in cui quel centro dell'Europa fu corso e guasto da eserciti, peggiori de' masnadieri.

Questi erano elettivi, e pur intitolandosi imperatori romani, non curavano n? la consacrazione pontifizia, n? tampoco di esercitar ingerenza di qua dell'Alpi. Si toglieano sempre dalla Casa d'Austria, la quale a questo titolo d'onore univa il regno di Boemia, sovvertito dalla Riforma; il regno d'Ungheria che la costituiva antiguardo della cristianit? contro i Turchi; la Stiria, il Tirolo che la faceano pericolosa vicina della Venezia; e stando nel cuor dell'Europa primeggiava, massime dacch? le linee d'Austria e di Tirolo furono d'accordo: ma la guerra dei Trent'anni dalla posizione offensiva la ridusse alla difensiva. Combinava essa la sua politica coll'altro ramo, a cui obbedivano la Spagna e tanta parte dell'America e delle Indie orientali, vascello immenso, di cui la prora sorgeva alle Filippine, e la poppa alle Antilie.

Filippo II , succeduto a Carlo V nel regno di Spagna, trovava le idee, gl'interessi, la religione di tutta Europa messi a subuglio dalla Riforma, e diresse tutte le forze sue a rifondare il passato. I dobloni che traeva dalle miniere americane, correvano pertutto a soldare oppositori ai Protestanti; i suoi eserciti li combattevano in ogni plaga; e poich? dopo un secolo di convulsioni egli rappresentava la riazione, rimase bersaglio alle armi e alle diatribe di tutti i novatori del mondo, i quali accordaronsi nel dirne ogni male, e fin nell'inventarne, come nel tragediato episodio di don Carlos suo figlio, e lo tramandarono alla posterit? come inventore della politica arcana, come un fantasma assiso sui confini del medioevo, cinto di tenebre illuminate solo da roghi, per impedire il progresso del pensiero e della libert?.

Volea veder tutto, e perci? esitava a decidersi: deciso una volta, non recedeva pi?. Credendosi destinato da Dio a rintegrare la religione cattolica, le discrepanze considerava non solo come eresie, ma come lesa maest? divina ed umana, e tenevasi in obbligo di combatterle come fece dappertutto, senza mai venire a transazione; cerc? impadronirsi fin della Francia e dell'Inghilterra per serbarle cattoliche: ma intanto si vide dalla Riforma strappati i Paesi Bassi; esaur? le finanze, scontent? i popoli, distrusse il prestigio della propria potenza.

Tali furono i regnanti di bellissime parti d'Italia. Mentre le nazioni d'Europa si costituivano regolarmente, anche merc? de' penosi ma fecondi scotimenti dalla riforma religiosa, la nostra era perita; e da centro che era della politica, del commercio, della cultura, pi? non fu che uno zimbello o un premio. Alla sua libert?, viva la quale sentivano non potrebbero estendere la propria dominazione, aveano attentato gli stranieri ora cospirando ora osteggiandosi: in quel contatto, nocevole se amico e se nemico, gl'Italiani sentivano pericolare l'indipendenza, ma ciascuno pensava alla propria, non a quella dell'intera nazione; ciascuno Stato credeva bastar da s? a superare in forza gli stranieri, come li superava in civilt?; e a tal modo caddero tutti.


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