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Munafa ebook

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Words: 149289 in 26 pages

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nterpretavano a dispetto ogni atto del traditore della patria, del tre-volti; e dal borbottare passando alla insurrezione, coprirono porta Ticinese di barricate, difesero Marco Cagnola di cui egli voleva abbattere la casa, tanto che fu costretto ad umili proposte. Il popolo che, suo stile, erasi immaginato i Francesi dovessero fare scorrere latte e miele, vedendo cangiata la frasca e non il vino, piagnucolava, e diceva traditori tutti quei che aveano abbandonato il Moro. Le libidini poi e le prepotenze de' soldati francesi porgeano troppi appigli ai capi de' Ghibellini, che esageravano e invelenivano.

Il Moro, che d'oltr'Alpe, come Buonaparte dall'isola d'Elba, spiava qual aura venisse di Lombardia, e, come tutti i fuorusciti, fantasticava speranze in ogni stormire di fronde, si lusing? di poter tornare in istato. Massimiliano l'aveva accolto coll'interesse della compassione e della parentela, e promessogli soccorsi, ma voleva denaro anticipato; onde il Moro, accortosi che a questo solo egli aspirava, prefer? spenderlo cogli Svizzeri, arsenale comune. Raggranellatone un grosso, ripass? le Alpi e il lago di Como , mentre il Trivulzio, maledetto a tutta gorgia e insultato, si ritirava trucidando. Al vedere un maresciallo fuggire dalla propria citt?, invan? il popolo milanese, e buttossi a saccheggiare la casa di lui e de' caporioni guelfi; sicch? Lodovico, in quella Lombardia donde il settembre usciva bestemmiato, rientr? applaudito in febbrajo.

Diremo leggero il popolo? Ma questo desidera star meglio; crede a chi glielo promette; quand'? deluso, odia ancora, non il nome mutato, ma gli ordini non migliorati. Di chi la colpa?

Tosto Lodovico ebbe attorno i principotti, che rinvestiva delle signorie state confiscate dai Francesi, o che profittavano di quella debolezza per ricuperare od usurpare possessi. Ma non dormiva re Luigi; con altrettanta prontezza mandava soccorsi, e in nome della nuova amistanza obblig? gli Svizzeri a richiamare i loro compatrioti che stavano al soldo del duca. Fu come spezzar la spada in pugno a un combattente; e Lodovico dovette ricovrarsi in Novara. Ma gli Svizzeri, che la presidiavano, negarono combattere con lui, e si accinsero ad obbedire al loro Governo ritornando in patria; n? egli a gran lagrime pot? impetrare se non che lo salvassero conducendolo tra le loro file travestito: ma un di loro l'addit? ai nemici, onde fu preso con tre fratelli Sanseverino. Il cardinale Ascanio, che teneva il castello di Milano, ricovr? a Rivolta presso Corrado Lando suo antico amico, e questi lo consegn? con altri della casa e con gentiluomini milanesi.

Il Moro, menato a Lione di pieno giorno fra l'insultante curiosit? del popolo, chiese indarno di vedere l'ingeneroso vincitore, che lo tenne prigioniero a Loches gli altri dieci anni di sua vita. Col? pot? masticare i tristi frutti della sua versatile politica: eppure tanto presunse della sagacia propria, che voleva ancora dare pareri e regolare il mondo; e nel testamento, con una povera politica, che unica forza riconosceva l'indebolire altrui, suggerisce continue paure, paura de' condottieri, paura de' ministri, paura de' proprj istitutori, non mettersi vicino persone di troppo alto grado.

I Milanesi, confessando essere stati sleali al re e al maresciallo, ottennero perdono, e trovaronsi in dominio de' Francesi. Il Trivulzio, tornato luogotenente, ; insomma impicc? a dozzine i suoi soldati. Eppure son tanti i costoro soprusi, riferiti da' semplici cronisti, che si vorrebbe poterli credere delle consuete esagerazioni della paura e dei partiti.

Romagna. I Borgia. Politica machiavellica.

Perno dell'indipendenza italiana era stato fin allora il pontificato. Mentre per tutto il medioevo si era mostrato cattolico, intento cio? a tutta la cristianit? senza distinzione di paesi, nell'esiglio avignonese si rendette stromento di una politica speciale; coll'insaziabile fiscalit? si disonor?; poi pel cozzo degl'interessi francesi e italiani si trov? sbranato nel grande scisma. Rimessosi da questo, cerc? ringrazianirsi mediante i generosissimi sforzi che sostenne onde aggregarsi i Moscoviti, riconciliare l'Oriente, respingere l'islam; ma l'Europa cominciava a farsi sorda alla voce di esso. Pertanto si ridusse a potenza italiana, con leghe e guerre cercandosi un primato nella penisola; e dacch? pi? non valeva a signoreggiare i popoli de' quali aveva fomentato l'adolescenza, confidava dello Stato ecclesiastico fare il punto d'appoggio pel quale movere il mondo. Scendendo allora nelle idee pagane che prevaleano, credette necessario il despotismo: ma questo, se anche non sconvenisse al successore di Pietro, era incompatibile con un capo elettivo; laonde fu costretto appoggiarsi sovra potenze straniere, nel mentre doveva impedire che stranieri predominassero in Italia, e mantenere la bilancia fra gli Stati di questa. Nella quale molta ingerenza gli davano la capitananza de' Guelfi in Lombardia e Toscana e l'alta signoria sul regno di Napoli: ma l'oscillamento politico fece che contro dei papi si voltassero e i potentati rivali e l'opinione popolare, finch? la potenza loro esterna soccombette alle monarchie assolute e al protestantismo.

In tutto il medioevo i papi, come principi temporali, eransi trovati ristretti fra i baroni e il popolo. Quelli coi piccoli dominj ne assediavano la metropoli: questo sempre ostent? pretensioni di sovranit? s? a fronte dei Cesari, ai quali conferiva il titolo di imperatori romani, s? a fronte del pontefice, che dovea rappresentare la dominazione della citt? eterna sopra le corone e sopra le intelligenze e le volont?. Ridotti a podest? politica, ai papi divenne necessit? lo svincolarsi dalla violenza feudale e dalla popolare turbolenza. Erano riusciti a sottomettere la citt? di Roma privando d'ogni rappresentanza il senato; ma alcune citt? di Romagna aveano mantenuto o ricuperato il governo municipale, come Ancona, Assisi, Spoleto, Terni, Narni; le pi? stavano ad arbitrio di signorotti che, quantunque vinti, aveano conservato la dominazione col titolo di vicarj pontifizj, riconoscendo la supremazia del pontefice, promettendogli un censo annuo che di rado pagavano, e somministrandogli guerrieri e capitani, merc? dei quali egli avea peso nelle vicende.

Chi scrivesse particolarmente della Romagna, avrebbe una tela abbastanza ampia, tutta imbrattata di rivoluzioni, di sangue, di tradimenti. Giulio da Varano dominava a Camerino, Guidobaldo da Montefeltro fra la Toscana e le Marche, Vitellozzo Vitelli in Civita di Castello: Giovan della Rovere signor di Sinigaglia aspettava in eredit? il ducato d'Urbino: Pesaro era signoreggiata da Giovanni Sforza, ramo cadetto dei Milanesi, e marito divorziato di Lucrezia Borgia: a Rimini, decaduta dall'antica floridezza, Malatesta col titolo di servigio accattava la tutela dei Veneziani, come anche Astorre Manfredi signor di Faenza e di val di Lamone, ed altri principotti sulle coste adriatiche; Ercole duca di Ferrara non si teneva dipendente dal papa, sebbene se ne intitolasse vicario. Ai Baglioni furono dati e tolti a vicenda dai papi Spello, Bettona, Montalera, altri castelli; in Perugia non godeano signoria, bens? la potenza dei pi? forti; e se i legati pontifizj cercavano sempre cincischiarla, Gian Paolo la sostenne vigorosamente.

In quel palazzo, architettato alla romana da Baccio Pontello fiorentino, radunava quanti uomini avessero allora pi? lode in Italia, e principalmente giovani guerrieri: da quattrocento persone vi stavano a servigio, regolate secondo prescrizioni del duca; la biblioteca arricchivasi di opere rare, fra cui una famosa Bibbia, insigne per lettera, commenti e fregi; col? i due dotti greci Angelo e Demetrio insegnavano la loro lingua; Pirro Peratti, Cristoforo Landino, Giannantonio Campano, il Pontano, Francesco Martini dedicavangli le opere loro, ed esso li rimunerava con denaro, con protezione, con onori.

Bernardino Baldi, che lo presenta come modello di virt? civili e guerresche, narra di lui ; che assediando Barchi nel Riminese, proclam? lascerebbe andar liberi o i terrazzani o i soldati rinchiusi, secondo che quelli o questi fossero primi a rendergli la fortezza; gli altri tratterebbe a discrezione. Allora una gara di cedere; e i soldati furono primi, onde se n'andarono con ogni aver loro. Ai borghesi pure il duca consent? d'uscire con quanto poteano recarsi addosso: poi, chiuse novamente le porte, aizz? i suoi saccomanni a far prova d'entrarvi. Questa vile bordaglia vi si accinse con corde e scale finch? sormont? la mura e buttossi a rubare, con gran divertimento del duca e de' suoi soldati. Chi pensi all'accoramento dei poveri saccheggiati, avr? un'altra prova che le sevizie allora si consideravano di regola fra le truppe.


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